
Viva Fidel
Viva Fidel
Di Gianluca Bifolchi, da www.achtungbanditen.splinder.com, 27 dicembre 2008
Se fossi bravo nel genere encomiastico mi piacerebbe scrivere qualcosa per l'importante ricorrenza del 1 gennaio, quando la Rivoluzione cubana compirà 50 anni. Ma vedendo già circolare testi ispirati ed eloquenti come io non sarei mai capace di fare, presumo che ce ne sarà qualcuno anche in lingua italiana (e magari potrei tradurne uno io stesso) e dunque soprassiedo dallo sgradevole compito di spremermi le meningi per esprimere un rispetto e un'ammirazione verso la Revolución senza dubbio sinceri, ma che non si traducono in parole perché questo genere di discorsi non è nelle mie corde.
C'è solo un'aspetto che vorrei mettere in rilievo dello straordinario esempio che Cuba ha dato a tutto il mondo. Siamo nel processo di cedere agli Stati Uniti un altro pezzo del nostro territorio nazionale - a Vicenza - perché questa potenza straniera brutale e sprezzante del diritto internazionale vi ospiti le sue truppe e le usi a sostegno della sua brigantesca politica estera. Ciò perché dalla fine della seconda guerra mondiale siamo un paese a sovranità limitata, ora per la vocazione servile dei nostri governanti, ora per la mancanza di orgoglio nazionale da parte di un popolo che maschera questa sua carenza con celebrazioni sempre più pompieristiche e retoriche attorno ai simulacri di cartapesta di uno spirito nazionale che tutti in realtà svenderebbero al mercato delle pulci.
La Cuba prerivoluzionaria, una società coloniale organizzata attorno a un'economia subalterna, parassitaria, e corrotta, il cui PIL dipendeva in maniera considerevole dal gioco d'azzardo, dal narcotraffico e dalla prostituzione, non solo seppe trovare in sé l'orgoglio per scrollarsi di dosso quel giogo, ma non permise più a nessuno, in seguito, di dettare da fuori il suo destino. Con l'eccezione di Guantanamo che, se i Cubani avessero la forza per farlo, si riprenderebbero oggi stesso, mentre devono tollerare un centro di tortura sulla loro isola proprio mentre devono continuare a difendersi da accuse fasulle di violazione dei diritti umani, tutte promosse dai torturatori stessi di Guantanamo.
L'aggressione statunitense si è attuata con una stupefacente varietà di mezzi, dai tentativi di invasione all'omicidio politico, dalle bombe negli alberghi e sugli aerei civili alla contaminazione chimica e biologica, da un blocco economico genocida alla diffamazione trasformata in scienza e in industria. Che i cubani, nonostante tutto, siano riusciti a rimanere indipendenti trova forse un parallelo solo nell'esempio vietnamita. E il Vietnam non è un'isoletta delle Antille a pochi chilometri dalla Florida.
Eppure abbiamo una classe dirigente che, quando si parla di Cuba, ritiene di poter salire in cattedra e mettere i voti. Con l'eclisse dell'egemonia USA occorrerà la penna di un Tacito per descrivere questa abiezione servile.
Intanto, viva Fidel.
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