
Un cargo di morte. Quella nave di bombe per la guerra di Israele
di ***
su Il Manifesto del 20/01/2009
La «Wehr Elbe», con a bordo 989 container di armi e munizioni anche al fosforo bianco, di proprietà del Pentagono, naviga verso Ashdot, a nord di Gaza. Tenta l'attracco in Grecia, ma protesta Stop the War. Poi arriva a Taranto
È in corso un'iniziativa di «contrabbando» di armi che ha sostenuto l'offensiva militare d'Israele. E non è finita con la «tregua».
1. Il 6 Dicembre 2008 un contratto dello US Military Sealift Command, l'entità logistica della Marina Usa, viene vinto dalla compagnia marittima tedesca Oskar Wehr che gestisce una trentina di navi, perlopiù portacontainers di media dimensione. Il contratto (N00033-09-R-5505, N00033-09-C-5505, per 635.000 dollari) richiede il trasporto di 989 containers dalla base navale di Sunny Point (North Carolina, poco a sud del porto di Southport, sulla costa orientale statunitense) al porto israeliano di Ashdod, 39 km a nord di Gaza City. La destinazione di questo carico è il deposito statunitense «War Reserve Stockpile for Allies (WRSA-I)» in Israele e il caricamento, dice il contratto, deve iniziare il 13 dicembre.
Poco dopo (31 dicembre), lo stesso Sealift Command fa un'offerta per altri due contratti (N00033-09-R-5205; N00033-09-R-5205), per il trasporto di 157 e 168 container rispettivamente, con destinazione ancora Ashdod e origine il porto di Navipe-Astakos - sulla costa ionica greca, poco a Nord dell'isola di Cefalonia. Il caricamento va effettuato a partire dal 15 gennaio.
Ashdod non è nuova come destinazione di armi e munizioni Usa - sia dirette alle forze armate israeliane, sia al deposito statunitense in Israele. Contratti di tale tipo sono stati assegnati dal Military Sealift Command in varie occasioni negli anni recenti (dal 2002 al 2008) con trasporti da Livorno (Camp Darby) e da vari porti greci e statunitensi ad Israele. Esempi recenti sono due contratti del 17 agosto 2007 assegnati all' italiana «Enrico Bonistalli» di Livorno (247.500 dollari per il trasporto di 125 containers di munizioni) e alla statunitense TransAtlantic Lines LLC (449.000 dollari per 125 containers di munizioni) e un contratto del 28 agosto 2007 alla statunitense Sealift Inc. (745.000 dollari per 125 containers di munizioni), quest'ultimo proprio dal porto di Navipe-Astakos ad Ashdod (1.535 km di viaggio).
Alcuni ricercatori che seguono di routine i contratti e i trasporti militari s'accorgono che i contratti del dicembre 2008, oltre ad avere come destinazione Ashdod in questo momento, includono menzione del tipo di carico da trasportare: una vasta gamma sia di esplosivi ad alto potenziale (816 tonnellate nel primo contratto) che di esplosivi inclusi nella categoria H delle merci pericolose, ovvero fosforo bianco (secondo e terzo contratto), oltre ad altro munizionamento e ordigni esplosivi (da testate per missili a munizioni di vario tipo e bombe anti-bunker).
Agli inizi di gennaio i ricercatori rintracciano la nave incaricata del trasporto, la «Wehr Elbe» (IMO 9236688), capace di caricare 2.500 containers. Presente a Sunny Point il 13 dicembre, la nave parte il 20 con prima destinazione Astakos. La scoperta finisce sui tavoli della segreteria internazionale di Amnesty International, che già il 2 gennaio aveva in un comunicato chiesto l'embargo completo di invii di armi ad Israele e ad Hamas. Viene allertata la stampa e l'agenzia Reuters ne dà notizia il 10 di gennaio, provocando i primi sconquassi e smentite. Il Pentagono si affretta a precisare che i carichi non erano diretti alle forze armate israeliane, ma al deposito Usa succitato e il 12 gennaio il governo greco smentisce che navi dirette ad Ashdod siano partite dai porti greci. Compaiono altri articoli sulla stampa internazionale e il 13 gennaio una dichiarazione del Comando statunitense in Europa afferma che gli ultimi due contratti sono stati «cancellati» (teoricamente l'8 gennaio) e che l'operazione è stata «rimandata». Il 14 gennaio, un comunicato di Amnesty dettaglia tuttavia i termini delle operazioni, chiedendo che la nave venga fermata e Stop the War, il movimento greco di solidarietà, protesta contro l'attraccao a Astakos. Il 17 il premier greco Costas Karamanlis, pur ammettendo che c'è stata la richiesta degli Stati uniti, afferma che la Grecia non avrebbe tuttavia dato il permesso agli americani di far attraccare la nave ad Astakos e che anche in passato nessun porto greco sarebbe stato interessato a tali invii. Pressioni del ministero degli esteri tedesco sulla Oskar Wehr perchè fermi la nave non sortiscono effetto dato che la Wehr Elbe non è più sotto controllo dell'armatore, ma direttamente del Sealift Command e ha a bordo militari statunitensi armati. Le cose però non stanno proprio così.
2. Le dichiarazioni Usa sottolineano come tali trasferimenti di munizionamento fossero stati programmati molto prima del conflitto a Gaza e non avessero relazioni con le necessità dell'esercito israeliano. Vediamo i fatti.
È certamente possibile che i trasferimenti siano stati discussi o decisi qualche mese prima del dicembre (probabilmente anche l'operazione israeliana è stata «discussa» con il Pentagono qualche mese prima di iniziare...), ma resta il fatto che il bando di gara del primo contratto è datato 4 dicembre e i tempi di carico e scarico che esso prevede sono inusualmente stretti, ad indicare un'operazione urgente e non routinaria. A quella prima offerta di contratto se ne aggiungono altre due il 31 dicembre, quattro giorni dopo l'inizio dell'assalto israeliano su Gaza.
Quanto poi al fatto che i containers fossero realmente diretti al deposito Usa in Israele, le dichiarazioni del Pentagono omettono un particolare importante: come è scritto in una comunicazione del Pentagono al presidente del Comitato sulle Forze Armate del Senato Usa, John Warner, datata 10 Aprile 2003, «il Dipartimento della Difesa mantiene un deposito - War Reserve Stockpile - in Israele. Tale deposito è un'entità separata che contiene munizioni e materiale posseduti dagli Stati Uniti e destinati all'uso di riserva di guerra da parte degli Stati Uniti e possono essere trasferiti al governo di Israele in una emergenza, previo rimborso». Mentre si ribadisce che nulla è gratis al mondo, la clausola finale è chiara.
3. Sulle dichiarazioni del governo greco che vorrebbero la Grecia alla fine estranea a questi trasferimenti. Anche qui è certo possibile - e vi sono dichiarazioni statunitensi del 13 gennaio al proposito - che le autorità greche, vista la malparata, abbiano all'ultimo momento negato agli Usa l'approdo ad Astakos, ma è del tutto irrealistico che la Grecia non avesse dato il benestare all'operazione. Tutti e tre gli invii previsti coinvolgono il porto di Navipe-Astakos: due differenti strumenti di tracciamento dei percorsi delle navi danno la Wehr Elbe a Sunny Point il 13 dicembre con partenza il 20 per il porto di Astakos e tracciano la nave vicino a Gibilterra il 28 dicembre, specificando ancora Astakos come destinazione. Non c'è ragione di pensare che la destinazione non fosse quella, dato che le informazioni arrivano a tali strumenti dalle navi stesse e dagli agenti assicurativi. Inoltre, i due ultimi contratti («cancellati») menzionano esplicitamente Astakos come porto di partenza per Ashdod. Nessuno, in trasporti marittimi di tale genere e che nel caso prevedevano l'assistenza di almeno quattro imbarcazioni anti-incendio per le operazioni di carico e scarico, può sensatamente (e anche per legge) mettere come destinazione un porto a cui non abbia comunicato l'arrivo della nave e il tipo di carico e non ne abbia ricevuto approvazione. È del tutto falsa poi l'affermazione del premier greco relativa all'inesistenza di invii di munizioni ad Israele nel passato. Vi sono, come detto, almeno tre altri contratti del Sealift Command, assegnati nel 2007, che nominano o Astakos o genericamente la Grecia come punto di partenza di ingenti invii di munizioni ad Ashdod. E non si tratta di bandi di concorso, ma di contratti vinti e assegnati a trasportatori marittimi per svariate centinaia di migliaia di dollari. Vi è infine da notare che il reale percorso della Wehr Elbe mostra alcuni elementi che contrastano direttamente con quanto affermato dal governo greco, indicando inoltre un possibile coinvolgimento dell'Italia (v. box accanto).
A Gaza l'assalto israeliano ha provocato la morte di 1.400 persone (la più parte civili) e il ferimento grave di altre 5.100. Tutto è ora appeso a una fragilissima tregua unilaterale annunciata da Israele e anche da Hamas, rispetto alle quali buon ultima è arrivata l'Unione europea che non ha posto termini al ririto israeliano e che, fin qui, è stata immobile se non complice delle scelte della leadership israeliana. Con l'Onu in macerie, fra l'altro almeno tre volte bersaglio dei raid israeliani. Unico obiettivo dichiarato è quello di «fermare il contrabbadno di armi», naturalmente solo quello illegale per Hamas. Ma se l'offensiva dovesse riprendere e allargarsi, l'enorme e letale carico della Wehr Elbe non resterebbe certo nei depositi statunitensi ma verrebbe probabilmente «trasferito al governo di Israele in una emergenza, previo rimborso». Se Wehr Elbe è davvero attraccata a Taranto vi è la possibilità che essa abbia trasferito il suo carico su una veloce portacontainer che ha lasciato proprio Taranto il 15/1 ed è arrivata ad Ashdot sabato 17. Fermiamo il «contrabbando» di questi carichi di morte prima che sia troppo tardi.
***a cura di Peter Danssaert, Sergio Finardi, Pavlos Nerantzis, Carlo Tombola e il contributo di Mike Lewis della Omega Foundation di Manchester
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