
Tel Aviv si prepara a fronteggiare un mare di cause
di Michelangelo Cocco
su Il Manifesto del 20/01/2009
«Barack è un assassino». Così un graffito apparso ieri sui muri dell'Università di Tel Aviv apostrofa il ministro della difesa che ha spedito le truppe israeliane a Gaza per l'operazione «Piombo fuso». Ma per la titolare degli esteri Tzipi Livni i 1.315 palestinesi uccisi e i 5.500 feriti in 22 giorni di bombardamenti dal cielo, dal mare e da terra sono il «prodotto delle circostanze». «Dovevamo fare quest'operazione, sono convinta che abbiamo fatto bene a portarla a termine», ha dichiarato ieri la candidata premier alle elezioni del 10 febbraio prossimo.
Non la pensano così Amnesty international, Human rights watch, B'Tselem e altre otto organizzazioni israeliane per la difesa dei diritti umani che negli ultimi giorni hanno chiesto inchieste indipendenti e stanno raccogliendo indizi che potrebbero portare all'incriminazione per «crimini di guerra» della leadership militare e politica che il 27 dicembre scorso scatenò l'inferno contro Gaza.
Al centro della loro attenzione c'è sia l'operato complessivo dell'esercito che - come hanno scritto gli analisti militari del quotidiano Ha'aretz - per subire meno perdite possibile ha utilizzato metodi «georgiani» (come la Russia nel recente conflitto nella repubblica caucasica, ha fatto un uso sproporzionato della forza) sia singoli episodi.
Nel complesso Israele è accusato di: aver bombardato pesantemente zone abitate da civili; aver usato contro la popolazione armi proibite, come le munizioni al fosforo bianco; aver utilizzato palestinesi come scudi umani; aver colpito strutture mediche tra cui ospedali e ambulanze; aver ucciso una gran quantità di persone che non avevano alcun ruolo nei combattimenti.
Poi ci sono casi limite, in parte già documentati, come il bombardamento della scuola-rifugio delle Nazioni Unite in cui sono rimasti uccisi una quarantina di civili e quello della casa di Nizar Rayyan in cui, oltre al leader di Hamas, hanno trovato la morte dieci dei suoi figli e quattro mogli.
Cita proprio il caso Rayyan Luisa Morgantini, per sostenere che «in quest'operazione non è stata fatta alcuna distinzione tra civili e militari». Il vice presidente del Parlamento europeo ricorda che Israele era tenuta a rispettare la quarta convenzione di Ginevra sul trattamento delle popolazioni occupate, perché Gaza - essendo il suo spazio aereo, marittimo e i suoi confini controllati dallo Stato ebraico - è, di fatto, occupata. Sarà tuttavia molto difficile portare davanti alla giustizia politici e militari eventualmente giudicati responsabili di «crimini di guerra». Qualsiasi iniziativa in tal senso da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Onu) - che ha il potere di ordinare un'inchiesta e istituire un tribunale che giudichi i crimini di guerra - verrebbe bloccata dal veto statunitense. Il Consiglio per i diritti umani dell'Onu ha poteri d'indagine molto limitati. La Corte penale internazionale in questo caso non può nulla, perché Israele, così come gli Stati Uniti, non è tra i 108 paesi firmatari del trattato che lo istituì.
Resta un'unica possibilità: che quegli stati che hanno incorporato nella legislazione nazionale la perseguibilità per i reati di «genocidio», «crimini di guerra» e «crimini contro l'umanità» si muovano contro la leadership israeliana. L'ultima volta è successo nel dicembre 2007, quando l'ex capo dei servizi segreti Avi Dichter fu costretto ad annullare all'ultimo minuto un viaggio a Londra, dove avrebbe potuto essere arrestato per aver ordinato, nel luglio 2002, il bombardamento della casa di Salah Shehadeh in cui, oltre al leader di Hamas, furono uccisi 13 civili, la maggior parte dei quali bambini.
Israele prepara la difesa che, per quanto riguarda le pubbliche relazioni, sarà affidata al ministro Isaac Herzog, il laburista titolare degli affari sociali che sta già coordinando la distribuzione degli aiuti nella Striscia. I vertici dell'esercito dal canto loro stanno mettendo assieme il materiale che utilizzeranno per contrastare le accuse: Israele ha agito per difendersi e, attraverso il lancio di volantini, avvisi radio, sms e 250.000 chiamate sui cellulari della popolazione di Gaza, ha fatto del suo meglio per evitare vittime innocenti. 1.315 cadaveri in 22 giorni raccontano però un'altra storia.
Contatti
Via Giacomo Acqua 3
TEL-FAX 0731-56776
prcjesi@
Manifestazione nazionale per l'apertura della campagna elettorale

Gaza - Fermiamo il massacro
Scarica e diffondi:
Video da Gaza
nigelparry.com/news/video-from-gaza.shtml
Adozione a distanza di bambini palestinesi










IN EDICOLA DAL 6 MARZO
Richiedi la tua copia con Liberazione...
Acquistiamo il terreno del presidio NO DAL MOLIN!
26.03.09 – Le norme applicative dell’accordo separato che vogliono uccidere la libertà
di contrattazione e il contratto nazionale
Scarica il testo : documento pdf.pdf (282,7 kB)