«Sporco negro», aggredito studente italo-etiope

08.03.2009 13:50

di Adriana Pollice

su Il Manifesto del 08/03/2009

Il giovane pestato da due teste rasate nell'indifferenza generale

Una serata al centro storico di Napoli, passata a ballare in uno dei localini della zona universitaria, musica reggae e birra. Ragazzi tra i venti e i trent'anni invadono vicoli e stradine per incontrarsi e chiacchierare, il clima si è fatto di nuovo interessante dopo il movimento dell'Onda. Fino a giovedì notte, quando ci si è scoperti ottusamente razzisti. Marco Beyenne ha ventidue anni, è italo-etiope, il padre insegna filologia etiopica all'università Orientale. E' di Capaccio, in provincia di Salerno, ma durante la settimana vive a Napoli per studiare Scienze Politiche nello stesso ateneo del papà. Giovedì scorso era con un amico, erano andati al Kinky Bar e poi, alle due di notte, erano usciti per un giro finale, prima di tornare a casa. «Eravamo in vico Carrozzieri - racconta - alle spalle del centro sociale occupato Ska, volevamo bere un'ultima birra in uno dei baretti lì dietro». A quell'ora c'è ancora molta gente, quasi tutti hanno un look alternativo, da alcuni anni gira anche molta cocaina. «Eravamo arrivati da poco quando ci hanno avvicinato due ragazzi in bomber, capelli rasati a zero e baffetti, hanno cominciato subito a provocarmi 'che vuoi, ma perché non te ne vai', io ho cercato di non reagire ma ci hanno aggredito lo stesso». Il viso gonfio, il labbro spaccato, fa fatica a raccontare quello che gli è successo, cattiveria ottusa, odio razzista e nessuno che si opponga.
Su Marco la violenza maggiore, uno dei due si toglie la cinta e lo prende a fibbiate in viso urlandogli «negro di merda», l'amico che era con lui pestato a cazzotti. «Nessuno è intervenuto, nessuno ha provato a dividerci, ci hanno picchiato per due, tre minuti sotto gli occhi di tutti. Quando sono riuscito a scappare, mi sono infilato in una rosticceria, mi hanno dato dei fazzolettini di carta per tamponare il sangue e poi mi hanno detto 'vattene a casa'. Quello che mi ha fatto più male è stata proprio l'indifferenza». Il centro storico di Napoli è uno di quelli dove il governo ha sbandierato l'uso dell'esercito per rendere le strade sicure. Drappelli in angoli fino alle otto di sera e poi basta. Impatto sull'attività di contrasto alla delinquenza organizzata o sulla violenza giovanile pari a zero.
«Sanguinavo ancora, siamo andati alla stazione di polizia a via S. Biagio dei Librai e abbiamo trovato chiuso, abbiamo telefonato, ci hanno detto che avrebbero mandato una volante ma non è arrivato nessuno». Dopo aver attraversato i decumani, si rimettono in marcia per il pronto soccorso dell'ospedale Ascalesi, quasi alla Stazione centrale. «Ho aspettato in una stanzetta per un quarto d'ora. Stufo di attendere, mi sono medicato da solo. Alla fine è arrivato un medico, mi ha guardato senza nemmeno toccarmi e mi ha dato cinque giorni di prognosi per escoriazioni al labbro e al viso. Nemmeno l'antidolorifico voleva farmi, ho dovuto insistere». Sono quasi le tre, torna alla stazione di polizia, citofona ancora, inutilmente, allora chiama il 113, gli spiegano che non possono mandargli una volante, è in corso una rapina, le macchine in giro sono poche e tutte impegnate. «Per fare la denuncia sono dovuto tornare il giorno dopo. Erano molto preoccupati, pare che la mia sia la prima aggressione razzista in città». Anche il padre Yakob è preoccupato: «Non vorrei che quello che è capitato a mio figlio segnasse l'inizio di una nuova era. Se succede a Napoli, una delle città più tolleranti del mondo, figuriamoci qual è la situazione nel resto d'Italia».
Marco è tornato a casa a Capaccio, ma domani sarà di nuovo a Napoli: «Non ho mai avuto problemi. Intorno a me, all'università come in città, ho sempre vissuto un'atmosfera tollerante. E' colpa del governo e del clima d'odio che alimenta contro i migranti per distogliere l'attenzione dalla crisi economica». Da sempre impegnato con il circolo di Legambiente di Paestum per la difesa delle oasi naturali del salernitano, ha anche partecipato l'anno scorso ad Annozero: «Gli siamo vicini - commenta il presidente di Legambiente Campania Michele Buonuomo -. Se Marco è un negro, noi rispondiamo che allora tutti noi siamo negri di merda». Solidarietà dall'assessore comunale alle politiche sociali Giulio Riccio e dal Pd con il senatore Roberto Di Giovan Paolo. Che ci sia una campagna strumentale contro i migranti in Italia lo sottolinea anche Jamal Qaddorah, responsabile del coordinamento immigrati della Cgil Campania: «Il clima che sta caratterizzando questa fase ha creato stranieri che hanno paura e una paura generalizzata dello straniero».

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