Sciopero generale, donne protagoniste su diritti e welfare
di Barbara Pettine, Laura Spezia*
su Liberazione del 08/02/2009
Il 13 febbraio 2009 sciopero generale delle due maggiori categorie del lavoro dipendente : metalmeccanici e dipendenti pubblici della Cgil insieme scenderanno in piazza contro la politica degli accordi separati , la riduzione programmata di salari e diritti, l'asfissia della democrazia, l'intollerabile pochezza dei provvedimenti anticrisi di questo governo,l'irresponsabile mancanza di politica industriale per sostenere la ripresa .
Le ragioni della mobilitazione e della protesta sono così palpabili che se non ci fosse la crisi, lo sciopero verrebbe fuori spontaneamente cotnro un governo che ha scelto di stare contro le lavoratrici e i lavoratori.
Perchè dunque le donne fiom e della funzione pubblica hanno sentito la necessità di attraversare questa fase di mobilitazione, di attivi e assemblee, con un appello in più, che parla di parità negata , di dignità offesa, di familismo asfissiante, di smantellamento dello stato sociale , di disprezzo per le condizioni della convivenza civile e di modello sociale regressivo?
Mentre Obama come primo atto simbolico ha voluto firmare la legge contro la discriminazione salariale delle donne Berlusconi nostrano straparla di "belle signore" che non si riesce a difendere dagli stupratori con presidi di polizia e come primo atto del suo governo ha usato i fondi già stanziati per i centri antiviolenza per finanziare invece la detassazione degli straordinari e la sterilizzazione dell'ICI. In contemporanea (sempre per favorire le donne) ha abrogato la legge che impediva la pratica ricattatoria delle lettere di dimissioni in bianco. Pratica di cui sono vittime ogni anno migliaia di donne, specie quando rimangono incinte o rientrano dalla maternità. Poco importa che la legge non costasse niente allo Stato né agli imprenditori, poco importa che l'Isfol (istituto di ricerca del Ministero del Lavoro) avesse dimostrato che la causa più frequente di perdita del lavoro per le donne fosse la maternità. La legge 188 era invisa a Confindustria e al Ministro Sacconi perché imbrigliava la libertà d'impresa e quindi è stata soppressa.
E poi, a raffica : la Gelmini taglia posti nelle scuola elementare ( non sono tutte maestre quelle che perdono il posto ?) e riduce il tempo pieno ( quale vantaggio per le donne che lavorano full time!), la Carfagna nei fatti sopprime la legge Merlin e riporta in casa le prostitute ( e chi lucra sulla tratta come viene colpito?), per l'occupazione femminile pensa solo a part time e vagheggia di salario alle casalinghe, il Brunetta parla di fannulloni ( non saranno poi per caso le donne ad essere più "fannullone"?) licenzia i precari, riduce i diritti per l'assistenza ai disabili e non autosufficienti, fa il contratto separato e tira fuori dal cappello il coniglio dell'aumento dell'età pensionabile per le donne ( sempre per non discriminarle). Il Sacconi per non essere da meno licenzia la Consigliera nazionale di Parità perché non è obbediente politicamente col Governo e ne nomina una di sua stretta fiducia e pensa a riformare gli organismi di parità per renderli più acconci al volere del governo. Detassa straordinari e premi di produttività a scapito del contratto nazionale( così non aumenta per caso quella discriminazione salariale a svantaggio delle donne, che negli Usa la nuova legge contrasta?). Non fa nessun piano per l'occupazione men che meno si preoccupa del mezzogiorno dove le donne che lavorano sono meno del 30% ( tasso degno del ventennio fascista!) e dove la disoccupazione è a due cifre. Scavalca il collega Brunetta: non vuole aumentare l'età pensionabile solo per le donne, ma per tutti, magari attraverso una flessibilità in uscita 62/67 pagata con l'abbassamento dei rendimenti.Poi guarda al lavoro notturno e pensa che sia una vergogna che le donne in gravidanza o con figli inferiori ad un anno ne siano escluse e pensa di rimediare anche a questo, sempre in nome della parità ovviamente. Così come non fa mistero del ritenere che i permessi per congedi parentali e maternità nel nostro Paese siano eccessivi e troppo costosi. Anche della tutela maternità e dei congedi dovrà occuparsi la bilateralità (ovvero un sistema privato- corporativo) mentre lo stato, la cosa pubblica, dovrà ridurre il suo ambito d'intervento. Così c'è scritto nel Libro verde così farà Sacconi per tutti i servizi rivolti alle persone e per la Sanità.
Meno Stato più privato per chi non arriva alla fine del mese vuol dire " meno stato e si arrangi chi può". Ecco che le porte della "famiglia virtuosa" si riaprono e si richiudono sulla "donna virtuosa" unico vero organismo sociale di sopravvivenza.
Le native e le migranti, le giovani e le anziane, quelle che lavorano nel mercato ufficiale , quelle del precariato e del lavoro nero, quelle che lavorano solo in casa, quelle istruite e quelle che hanno abbandonato senza troppe speranze, nelle scelte del governo delle destre è chiaro che fare e allevare figli, l'assistenza e i servizi alle persone torneranno ad essere solo un problema di donne.
Nel lavoro produttivo più discriminate e ignorate nei bisogni e diritti fondamentali in nome di una parità punitiva e misogina, nel lavoro di riproduzione abbandonate da uno Stato che si ritira dalle proprie responsabilità, private anche di un senso profondo di condivisione nella coppia a causa di una pressione sempre più estenuante dei tempi di lavoro sui tempi personali , dell'impoverimento di salari e stipendi e dal dilagare di culture e modelli sessisti e violenti.
Perché il 13 febbraio, un grande sciopero sia anche un'occasione di incontro di donne per cambiare il lavoro e il futuro di tutte e di tutti.
*Fiom nazionale
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di contrattazione e il contratto nazionale
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