Prc, campagna di tesseramento mentre se ne vanno i “vendoliani”

25.01.2009 13:10

di Alessandro Cardulli

su altre testate del 25/01/2009

Si apre sabato l’assemblea di Chianciano. Tante adesioni all’appello contro la scissione di militanti che al congresso votarono la mozione del leader pugliese

Parte da Chianciano, là dove l’assemblea congressuale del Prc , sei mesi fa, decretò la sconfitta della “ mozione due “, primo firmatario Nichi Vendola. E proprio il presidente della Regione Puglia, sabato salirà nuovamente alla tribuna aprendo la strada alla scissione, per altro annunciata da tempo.

In effetti, per chi avesse voluto ascoltare, a congresso non ancora concluso, Vendola, Gennaro Migliore, Franco Giordano, in una conferenza stampa si espressero in modo chiaro: la loro presenza nel partito era da “ separati in casa”, ci voleva un periodo di gestazione e poi Rifondazione comunista non sarebbe stata più la loro casa. Qualche sera fa in una intervista al Tg 3 , a parer nostro molto “guidata”, il capo dei “ vendoliani” ha formalizzato, ancor prima del “ seminario” di sabato e domenica, la decisione di cercare una nuova dimora. Non ha mai usato la parola scissione anche se era scontato che di questo si trattava.

Un saggio di Bertinotti sui grandi problemi del mondo

Non ci sarà, quasi sicuramente Fausto Bertinotti. Sul sito dei “ vendoliani” è comparsa una anticipazione di un lungo saggio che l’ex presidente della Camera pubblica sulla sua rivista, “ Alternative per il socialismo”, dal titolo “ La costituente di una nuova sinistra dopo la fine del ciclo della controriforma”. Quasi a voler indicare una sorta di “benedizione” per l’operazione scissionista. Ma se uno legge il saggio si accorge che Bertinotti spazia sui problemi del mondo, dell’Europa, dalla crisi economica a Obama. Analisi attente, riflessioni, una sorta di autocritica, di revisionismo storico rispetto al ruolo dei movimenti, al rapporto fra partiti e società, guarda alla Costituente di una nuova sinistra in chiave europea, ma come un processo da costruire con i tempi necessari e non le affrettate alleanze di ceto politico . Altra cosa rispetto a quanto si deciderà a Chianciano. Allo stato l’iter della “ due giorni” non è ancora certo: aprirà Vendola poi per tutta la giornata di sabato dibattito. Domenica l’assemblea,dovrebbe assumere più i caratteri di una manifestazione facendo proprio , quindi senza un voto, un documento conclusivo,per arrivare all’appuntamento della fine di febbraio quando sarà dato vita al nuovo partito o qualcosa di simile, “La sinistra” con Sinistra Democratica e i Verdi. Non è un caso che Massimiliano Smeriglio, ex segretario della Federazione romana invochi “una vera e propria invasione di Chianciano, uno straripamento in grado di allargare orizzonti e cambiare liturgie e prassi consolidate. Un’onda che generi caos creativo”. Qualcuno, malignamente, ha sussurrato che certamente genera “ caos”. Anche questa dichiarazione è comunque segno di preoccupazioni. Di sicuro quel 47% conquistato dalla mozione due e quei dirigenti che costituirono identica percentuale negli organismi dirigenti, non sarà al completo. Anzi. I vuoti saranno molti. Non solo.

In nome dell’unità, si divide la sinistra

Proprio mentre si svolgerà la “ due giorni” a Chianciano, in tutta Italia viene lanciata la campagna di tesseramento al Prc. Una coincidenza ? Sì, come dice Claudio Grassi, membro della segreteria nazionale e responsabile dell’organizzazione perché “ quando abbiamo deciso, il cinque dicembre scorso di lanciare la campagna di tesseramento per le due giornate, non potevamo certo sapere che, in contemporanea si sarebbe consumata l’ennesima scissione di Rifondazione comunista”. “ Purtroppo- prosegue- è quanto avverrà: Una parte di quella che è stata la seconda mozione congressuale, deciderà di uscire dal partito. Credo sia una scelta profondamente sbagliata, perché in nome della parola d’ordine di unire la sinistra e di fare un partito più grande, in realtà si divide la sinistra dando vita ad un partito più piccolo di Rifondazione. Una scelta sbagliata che rompe con con il percorso di Rifondazione comunista, determinando uno sbocco “moderato.” Essa infatti, ben lungi dall’essere sollecitata da movimenti e istanze di lotta, si incrocia a livello nazionale con un pezzo di Sinistra democratica, quindi con compagni che fino allo scorso anno hanno militato nei Ds e , a livello europeo, con il Partito socialista”.

Dalla “mozione due” in tanti contro la scissione

A dare il senso che la strada “ vendoliana” non è proprio in discesa valgono le parole di Augusto Rocchi, membro della Direzione del partito,uno dei più autorevoli promotori dell’appello contro la scissione che ha raccolto tante adesioni. “ Penso di intervenire nel dibattito nella giornata di sabato- afferma- dirò perché resto nel partito. Se l’idea è quella di dar vita a “ La sinistra”, accoppiandosi con Sinistra democratica per poi costruire una lista per le elezioni europee con i Verdi, la “ bicicletta”,come si dice, con i due simboli, non ci siamo proprio. Non è quello che abbiamo scritto nella “ mozione due”, quella forza unitaria,.di sinistra, per la quale ci siamo battuti al congresso e poi abbiamo costituito la Associazione per la sinistra. Chi se ne va sceglie una strada diversa. Per questo domenica non parteciperò ai lavorio i, che forse assumeranno il carattere di una manifestazione.. Sabato sera, lasciato Chianciano andrò a Sesto San Giovanni,dove si svolge la festa del tesseramento, per rinnovare l’iscrizione al partito.” Rocchi annuncia anche per sabato 31, la riunione di tutti i membri del Comitato politico nazionale e di rappresentanti di tutti i territori che, facendo capo alla “mozione due”, rimangono dentro il partito. Sandro Valentini, del Cp nazionale, fornisce alcuni dati , parla di un 40-50 % di componenti dell’organismo contrari alla scissione insieme ai cinque membri della direzione nazionale, ad un parlamentare europeo, Giusto Catania.. Scendendo nei territori, regionali, federazioni, circoli l’adesione all’appello contro la scissione è molto alta. “ Intere regioni- afferma- si sono pronunciate per rimanere nel Prc, dalla Sardegna alla Val d’Aosta, alla Calabria. In Campania, Sicilia, nella stessa Puglia, in Lombardia, i gruppi dirigenti della mozione due hanno aderito al nostro appello. Anche nelle istituzioni regionali e locali sono in molti a restare. Nei Circoli , là dove pure lo scontro congressuale è stato aspro, la stragrande maggioranza dei militanti resta al proprio posto.” E cita come esempio significativo quello di strutture territoriali di Roma e del Lazio. A Firenze una appello è stato lanciato dall’attivo cittadino con il sostegno della segreteria provinciale ed ha già raccolto l’adesione di quattordici circoli.

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