Pomigliano, produzioni ecologiche. E se serve, nazionalizzare

07.03.2009 14:29

di Jacopo Renda

su Liberazione del 07/03/2009

Assemblea con Paolo Ferrero e Gianni Rinaldini

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Cinquecento persone ieri nella sala Borsellino, confiscata alcuni anni fa alla camorra e tornata così nelle mani dei legittimi proprietari: i lavoratori. Non si vedeva da tempo un'assemblea tanto affollata, convocata dal circolo Prc Fiat auto-Avio, sul futuro industriale del comprensorio di Pomigliano. Ovviamente partendo dalla condizione degli operai dello stabilimento automobilistico del centro campano, però rifiutando qualsiasi impostazione campanilistica.
Obiettivo dichiarato, riannodare i fili del conflitto, ricostruire un rapporto con i lavoratori e dare subito una risposta a Marchionne che qualche giorno fa ha prefigurato la chiusura della fabbrica se non interverrà una ripresa del mercato. In direzione opposta va la strada indicata dal Prc, fin dalla relazione di Antonio Santorelli: nazionalizzare la Fiat qualora il gruppo industriale mettesse in discussione anche un solo posto di lavoro. Ma c'è un altro aspetto della vicenda e riguarda le tipologie produttive. Se ne è occupato Massimiliano Piro, di Legambiente Campani,a che ha approfondito il tema dell'auto ecologica e proposto un ragionamento su un'idea diversa della mobilità urbana e della filiera di riciclo dei materiali ferrosi. Un progetto per produrre taxi e minibus elettrici a tariffa ridotta
con cui innovare l'intero parco del Mezzogiorno. E questo sarebbe un terreno su cui può svilupparsi una nuova alleanza tra operai e associazioni ambientaliste che metta al centro i lavoratori e utilizzi la sapienza operaia.
Dalla vicende di questi giorni non potevano che provenire anche le testimonianze drammatiche della condizione operaia e dell'arroganza padronale. Come quella di un giovane lavoratore precario che dopo avere lavorato per tre anni come "operaio modello", mai un giorno di malattia, mai una richiesta di cambio turno, sempre disponibile alle esigenze aziendali, è stato licenziato in tronco dopo essere stato sfruttato ed illuso dal cinismo dei dirigenti Fiat. Il suo racconto è stato accolto da un coro "resistenza resistenza".
Nel dibattito si sono susseguiti gli interventi di operai, di licenziati politici e di un lavoratore dell'Atitech, gruppo Alitalia, a conferma della volontà del Prc di unire le lotte in uno sciopero generale regionale contro le inadempienze dei governi nazionale e locale.
Il segretario della Fiom Gianni Rinaldini ha ricordato che "siamo nella crisi peggiore dal ‘29 e che attorno al settore auto in Italia ruotano ben un milione di posti di lavoro». «Agli Agnelli - ha proseguito il sindacalista - non manca certo la liquidità, pertanto non possiamo accettare che il governo regali altri soldi a fondo perduto alla Fiat. Lo stato deve invece pensare ad un intervento pubblico qualificato». Rinaldini ha concluso chiedendo il raddoppio della cassa integrazione ordinaria, la copertura dell'80% del salario ed ha annunciato una manifestazione di tutto il settore auto «da farsi quanto prima».
L'assemblea è stata conclusa da Paolo Ferrero. Il segretario del Prc si è rivolto al giovane licenziato «perché il compito di un partito come Rifondazione - ha detto - è in primo luogo quello di fare in modo che i lavoratori non siano soli. Dobbiamo denunciare le responsabilità che hanno i padroni, i banchieri, i veri responsabili della crisi. Negli ultimi anni i milionari sono raddoppiati, quindi vanno ristabilite la tassa di successione, la patrimoniale e la tassazione delle rendite» «Il partito - ha concluso -si impegnerà a fondo in questa vertenza perché è inaccettabile che si perda anche un solo posto di lavoro. E se il padrone non è in grado di garantirli, glielo dobbiamo imporre noi, investire nella ricerca, rimodellare la mobilità nelle città, promuovere una riconversione ambientale. C'è bisogno di un intervento pubblico nell'economia per riconvertire la produzione in chiave ambientale. Se è necessario si faccia dunque anche la nazionalizzazione del gruppo Fiat».

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