
«Picchiatori al g8», ma ora Alfano crea la festa dei Gom
di Sara Menafra
su Il Manifesto del 25/02/2009
Decennale del reparto ritenuto protagonista delle violenze a Bolzaneto. E accusato di abusi nelle carceri
Sono considerati responsabili delle violenze nella caserma di Bolzaneto durante i giorni del G8 2001, anche se per quei fatti nessuno di loro è stato né indagato né processato né, tantomeno, condannato. E negli anni successivi, i famigerati agenti del Gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria (Gom) sono stati accusati di pestaggi nelle carceri di Livorno, Reggio Calabria. A Palermo, un'inchiesta della procura ne ha indagati alcuni perché avrebbero malmenato dei collaboratori di giustizia. Eppure, questa mattina, il ministro della giustizia Angelino Alfano ha pensato bene di festeggiare il loro decimo compleanno. Alla presenza del capo del Dap, Franco Ionta e del sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta. Una festa speciale, staccata da quella della polizia penitenziaria che ha già avuto le sue candeline lo scorso autunno.
Creato il 25 febbraio del 1999 per volere dell'allora ministro della giustizia Oliviero Diliberto, il Gom è un reparto speciale creato apposta per usare le maniere forti. Come spiega il loro sito internet, il Gom «è chiamato a vigilare sul buon funzionamento del regime di detenzione speciale, opera alle dirette dipendenze del capo del Dap e, su richiesta della Direzione Generale dei detenuti e del trattamento, nelle sezioni dove sono reclusi i soggetti sottoposti al regime previsto dall'art. 41bis». Si occupa di mafia, insomma, ma anche di «tutti gli altri casi nei quali vi siano speciali ragioni di sicurezza». Gli agenti sono settecento, divisi in dodici sezioni periferiche. Rispondono direttamente al Dap in tutto, il che vuol dire che il direttore di un carcere non può interrompere le loro operazioni all'interno dei penitenziari, neppure volendo.
In teoria, a Bolzaneto avrebbero dovuto occuparsi dell'«accoglienza» all'esterno della caserma in cui furono malmenate decine di manifestanti rastrellati durante i cortei e alla scuola Diaz. In pratica - ma il particolare è saltato fuori solo durante il dibattimento - sarebbero entrati nell'edificio per partecipare ai pestaggi, anche se nessuno di loro è stato indagato per quei fatti. Di certo, i loro metodi rischiano di diventare particolarmente utili nei prossimi mesi, quando le carceri italiane saranno piene e i detenuti proveranno a protestare.
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