
Obama anti-tortura
di Marco d'Eramo
su Il Manifesto del 23/01/2009
Il nuovo presidente comincia a demolire lo stato di terrore e arbitrio costruito dal suo predecessore. Firma un decreto che garantisce la chiusura del lager e istituisce una commissione ad hoc per decidere la sorte dei detenuti
Al suo secondo giorno di presidenza, con una raffica di decreti, Barack Obama ha ieri spazzato via, almeno dal punto di vista giuridico, il regime di terrore, illegalità, arbitrio, tortura e disprezzo per il diritto internazionale che l'amministrazione Bush aveva costruito negli otto anni appena conclusi.
Il primo decreto - mercoledì largamente preannunciato - ordina che «dovrà essere chiuso nel più breve tempo praticabile, e non oltre un anno dalla data di quest'ordine», il carcere militare di Guantánamo Bay, che accolse, incappucciò e incatenò i suoi primi detenuti sette anni fa. Il decreto dice poi testualmente: «Considerate le significative preoccupazioni sollevate da queste detenzioni, sia negli Stati uniti, sia internazionalmente, una pronta e appropriata assegnazione degli individui attualmente detenuti a Guantánamo e la chiusura dell'installazione promuoverebbero la sicurezza nazionale, gli interessi della politica estera degli Stati uniti e gli interessi della giustizia». Già martedì notte il nuovo (e vecchio) ministro della difesa aveva ordinato di sospendere tutti i 21 processi in corso tra i 245 detenuti del carcere.
Il decreto istituisce un comitato a livello ministeriale per affrontare le questioni connesse: dove dovranno essere spostati negli Stati uniti i detenuti dopo la chiusura di Guantánamo? Da quali corti dovranno essere giudicati? Il comitato disporrà di 30 giorni per raccomandare una politica su come gestire i sospetti di terrorismo e i nuovi, futuri detenuti. Il decreto chiede anche un nuovo sforzo diplomatico per trasferire alcuni degli altri detenuti, tra cui i 60 che l'amministrazione Bush aveva dichiarato rilasciabili. Infine il decreto chiede un'immediata valutazione sulla prigione stessa di Guantánamo per assicurarsi che soddisfi i criteri della Convenzione di Ginevra. Anche su questo terreno, il contrasto è eclatante con l'amministrazione Bush che ha sempre considerato questo tipo di trattati alla stregua di carta igienica, e comunque non applicabili alla «guerra al terrore».
Sul problema dei detenuti, Obama ha emanato anche un decreto ad personam, per riesaminare il caso dell'originario del Qatar, Ali Al Marri, che è anche il solo «nemico combattente» davvero detenuto sul territorio Usa. Il riesame valuterà se Al Marri ha il diritto di intentare causa al governo per ottenere la sua libertà, un diritto che la Corte Suprema ha già concesso a detenuti di Guantanamo. Il decreto chiede all'Alta corte di sospendere il suo giudizio mentre il riesame è in corso. Finora il governo Usa aveva sempre detto che Al Marri è un agente dormiente di al Qaeda.
Un terzo, e ancora più rilevante decreto richiede a tutto il personale statunitense di seguire le direttive del Manuale militare Usa per quanto riguarda gli interrogatori dei detenuti. Elenca 19 metodi ammessi di interrogatorio, mentre proibisce esplicitamente minacce, coercizione, abuso fisico e waterboarding, una tecnica che crea una sensazione di affogamento e che perfino il candidato repubblicano John McCain aveva definito «una tortura pura e semplice».
Ancora prima di essere reso noto, questo decreto aveva già suscitato una virulenta levata di scudi all'interno della Cia e degli altri servizi segreti: proprio l'impossibilità di scegliere un candidato «interno» che fosse contrario alla tortura, era stata la ragione che aveva spinto Obama a puntare per la guida della Cia su Leon Panetta, deputato californiano ed ex capo della Casa bianca di Bill Clinton; ma per la stessa ragione, la scelta di Panetta è ostacolata in tutti i modi dal mondo dello spionaggio, osteggiata persino dalla senatrice democratica californiana Dianne Feinstein, nuova presidente della Commissione senatoriale per i servizi.
Per placare Cia, Nsa e altri spionaggi, il nuovo consigliere legale della Casa bianca, Gregory Craig, ha cercato di mettere parecchia acqua nel vino di Obama quando con un gruppo di parlamentari ha riconosciuto le preoccupazioni della Cia e ha indicato che la Casa bianca potrebbe consentire altre, più dure, tecniche d'interrogatorio, oltre le 19 consentite dalle Forze armate. Dal canto suo, il nuovo capo dell'intelligence nazionale, l'ammiraglio in pensione Dennis Blair, ha detto in un'audizione al Congresso che «il manuale potrebbe essere emendato». Ma Blair ha promesso che le nuove restrizioni saranno fatte rispettare rigorosamente e ha insistito sul principio del rispetto dei trattati internazionali: «Ogni programma di detenzione e interrogatorio deve rispettare le Convenzioni di Ginevra, le Convenzioni sulla tortura e la Costituzione. Devono soddisfare chiari standard di trattamento umano che si applicano a tutti corpi dello Stato, compresa la comunità dei servizi.
Le parole di Blair richiamano l'ultima grande iniziativa presa da Obama ieri, e cioè la fine del programma di exratordinary renditions (di rapimento dei sospetti e loro trasporto segreto in altrettanto segreti luoghi di detenzione) e quindi delle decine di prigioni segrete della Cia sparse in tutto il mondo. Proprio perché le prigioni sono segrete, non si sa né quante né dove siano, né quanti detenuti accolgano. Michael V. Hayden, che è stato direttore della National Intelligence fino al 2006, disse a suo tempo che i detenuti erano meno di 100. Di fronte alle reazioni straniere, nel 2006 il presidente Bush disse che gli ultimi 14 detenuti erano stati trasferiti a Guantánamo.
di Marco d'Eramo
su Il Manifesto del 23/01/2009
Il nuovo presidente comincia a demolire lo stato di terrore e arbitrio costruito dal suo predecessore. Firma un decreto che garantisce la chiusura del lager e istituisce una commissione ad hoc per decidere la sorte dei detenuti
Al suo secondo giorno di presidenza, con una raffica di decreti, Barack Obama ha ieri spazzato via, almeno dal punto di vista giuridico, il regime di terrore, illegalità, arbitrio, tortura e disprezzo per il diritto internazionale che l'amministrazione Bush aveva costruito negli otto anni appena conclusi.
Il primo decreto - mercoledì largamente preannunciato - ordina che «dovrà essere chiuso nel più breve tempo praticabile, e non oltre un anno dalla data di quest'ordine», il carcere militare di Guantánamo Bay, che accolse, incappucciò e incatenò i suoi primi detenuti sette anni fa. Il decreto dice poi testualmente: «Considerate le significative preoccupazioni sollevate da queste detenzioni, sia negli Stati uniti, sia internazionalmente, una pronta e appropriata assegnazione degli individui attualmente detenuti a Guantánamo e la chiusura dell'installazione promuoverebbero la sicurezza nazionale, gli interessi della politica estera degli Stati uniti e gli interessi della giustizia». Già martedì notte il nuovo (e vecchio) ministro della difesa aveva ordinato di sospendere tutti i 21 processi in corso tra i 245 detenuti del carcere.
Il decreto istituisce un comitato a livello ministeriale per affrontare le questioni connesse: dove dovranno essere spostati negli Stati uniti i detenuti dopo la chiusura di Guantánamo? Da quali corti dovranno essere giudicati? Il comitato disporrà di 30 giorni per raccomandare una politica su come gestire i sospetti di terrorismo e i nuovi, futuri detenuti. Il decreto chiede anche un nuovo sforzo diplomatico per trasferire alcuni degli altri detenuti, tra cui i 60 che l'amministrazione Bush aveva dichiarato rilasciabili. Infine il decreto chiede un'immediata valutazione sulla prigione stessa di Guantánamo per assicurarsi che soddisfi i criteri della Convenzione di Ginevra. Anche su questo terreno, il contrasto è eclatante con l'amministrazione Bush che ha sempre considerato questo tipo di trattati alla stregua di carta igienica, e comunque non applicabili alla «guerra al terrore».
Sul problema dei detenuti, Obama ha emanato anche un decreto ad personam, per riesaminare il caso dell'originario del Qatar, Ali Al Marri, che è anche il solo «nemico combattente» davvero detenuto sul territorio Usa. Il riesame valuterà se Al Marri ha il diritto di intentare causa al governo per ottenere la sua libertà, un diritto che la Corte Suprema ha già concesso a detenuti di Guantanamo. Il decreto chiede all'Alta corte di sospendere il suo giudizio mentre il riesame è in corso. Finora il governo Usa aveva sempre detto che Al Marri è un agente dormiente di al Qaeda.
Un terzo, e ancora più rilevante decreto richiede a tutto il personale statunitense di seguire le direttive del Manuale militare Usa per quanto riguarda gli interrogatori dei detenuti. Elenca 19 metodi ammessi di interrogatorio, mentre proibisce esplicitamente minacce, coercizione, abuso fisico e waterboarding, una tecnica che crea una sensazione di affogamento e che perfino il candidato repubblicano John McCain aveva definito «una tortura pura e semplice».
Ancora prima di essere reso noto, questo decreto aveva già suscitato una virulenta levata di scudi all'interno della Cia e degli altri servizi segreti: proprio l'impossibilità di scegliere un candidato «interno» che fosse contrario alla tortura, era stata la ragione che aveva spinto Obama a puntare per la guida della Cia su Leon Panetta, deputato californiano ed ex capo della Casa bianca di Bill Clinton; ma per la stessa ragione, la scelta di Panetta è ostacolata in tutti i modi dal mondo dello spionaggio, osteggiata persino dalla senatrice democratica californiana Dianne Feinstein, nuova presidente della Commissione senatoriale per i servizi.
Per placare Cia, Nsa e altri spionaggi, il nuovo consigliere legale della Casa bianca, Gregory Craig, ha cercato di mettere parecchia acqua nel vino di Obama quando con un gruppo di parlamentari ha riconosciuto le preoccupazioni della Cia e ha indicato che la Casa bianca potrebbe consentire altre, più dure, tecniche d'interrogatorio, oltre le 19 consentite dalle Forze armate. Dal canto suo, il nuovo capo dell'intelligence nazionale, l'ammiraglio in pensione Dennis Blair, ha detto in un'audizione al Congresso che «il manuale potrebbe essere emendato». Ma Blair ha promesso che le nuove restrizioni saranno fatte rispettare rigorosamente e ha insistito sul principio del rispetto dei trattati internazionali: «Ogni programma di detenzione e interrogatorio deve rispettare le Convenzioni di Ginevra, le Convenzioni sulla tortura e la Costituzione. Devono soddisfare chiari standard di trattamento umano che si applicano a tutti corpi dello Stato, compresa la comunità dei servizi.
Le parole di Blair richiamano l'ultima grande iniziativa presa da Obama ieri, e cioè la fine del programma di exratordinary renditions (di rapimento dei sospetti e loro trasporto segreto in altrettanto segreti luoghi di detenzione) e quindi delle decine di prigioni segrete della Cia sparse in tutto il mondo. Proprio perché le prigioni sono segrete, non si sa né quante né dove siano, né quanti detenuti accolgano. Michael V. Hayden, che è stato direttore della National Intelligence fino al 2006, disse a suo tempo che i detenuti erano meno di 100. Di fronte alle reazioni straniere, nel 2006 il presidente Bush disse che gli ultimi 14 detenuti erano stati trasferiti a Guantánamo.
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