Obama: "L´America non tortura"

23.01.2009 13:49

di Mario Calabresi

su la Repubblica del 23/01/2009

Stop a Guantanamo e prigioni segrete. In difesa dell´aborto: "Lo Stato non s´immischi"

«Vinceremo la battaglia contro il terrorismo ma rispettando i nostri valori, i nostri ideali, la nostra Costituzione e la Convenzione di Ginevra». Barack Obama, nel suo secondo giorno alla Casa Bianca, ha messo fine alla dottrina dell´Amministrazione Bush secondo cui la lotta contro Al Qaeda giustificava procedure eccezionali per la sicurezza dell´America e ha stabilito la cancellazione immediata del programma di interrogatori segreti della Cia, il divieto di utilizzare la tortura, la chiusura del carcere militare di Guantanamo entro un anno e la revisione dei processi delle commissioni militari.
Ma non solo, il nuovo presidente si prepara anche ad eliminare la norma - voluta da Reagan e rilanciata da Bush - che impedisce di dare finanziamenti pubblici alle organizzazioni non governative che sostengono l´aborto o attività di pianificazione familiare nel Terzo Mondo. E ieri, nel 36esimo anniversario della sentenza della Corte Suprema che permette l´aborto, Obama ha detto che quella scelta «protegge la salute delle donne e la libertà di riproduzione ma simboleggia anche un principio più ampio: che il governo non si deve immischiare negli affari più intimi della famiglia».
In soli due giorni il nuovo inquilino della Casa Bianca ha messo in atto le promesse contenute nel suo discorso di una "nuova Era" americana e di una netta rottura con il passato. Un´atteggiamento che, scriveva ieri il New York Times, ha offeso George Bush e i suoi uomini che si aspettavano una transizione più moderata.
«Gli Stati Uniti non torturano», ha sottolineato Obama mentre firmava i tre ordini esecutivi che cambiano la legislazione, e per questo gli interrogatori dei presunti terroristi dovranno obbedire alle regole del manuale dell´esercito» - messo a punto nel 2006 dopo gli abusi della prigione irachena di Abu Ghraib - che vieta le minacce, la coercizione, gli abusi fisici e tecniche come il "waterboarding", cioè la simulazione di annegamento. Le decisioni firmate nello Studio Ovale da Obama, che era circondato da un gruppo di 16 ex generali e ammiragli in prima fila negli anni scorsi contro i metodi di interrogatorio usati dalla Cia, segnano la fine di un´era e una completa rottura con la Casa Bianca repubblicana e con l´idea che si possa incarcerare qualcuno a tempo indeterminato e senza possibilità di difesa.
«Non si tratta solo di un impegno preso durante la campagna elettorale - ha aggiunto - ma anche della volontà di ristabilire i valori dei Padri Fondatori, perché i principi fissati dalla Costituzione devono essere rispettati non solo quando è facile ma anche quando la situazione è dura». Anche il capo designato dell´Intelligence, Dennis Blair, parlando al Senato ha sostenuto che l´uso della tortura sui prigionieri «non è morale, non è legale e non è efficace».
Così è stata decisa la creazione di una task force che entro un mese dia indicazioni sul trattamento dei sospetti di terrorismo e sui posti dove dovranno essere detenuti. Il vero problema non è però tanto il luogo - ieri un deputato della Florida ha proposto perfino di riaprire il carcere di Alcatraz, nella Baia di San Francisco - quanto lo status legale dei prigionieri e il tipo di tribunale competente a giudicarli.
Ieri Obama, insieme a Hillary Clinton, ha anche annunciato la nomina di due inviati speciali: George Mitchell (che ha lavorato agli accordi di pace in Irlanda del Nord) per il Medio Oriente e Richard Holbrooke per il Pakistan e l´Afghanistan. Obama ha spiegato che manderà Mitchell sul campo il prima possibile «per garantire che il cessate il fuoco tra Israele e Hamas sia duraturo», e ha promesso che «agirà in modo aggressivo per ricercare la pace in Medio Oriente». Poi ha chiesto da un lato ad Hamas di smettere di lanciare razzi e a tutti i Paesi arabi di riconoscere Israele (che ha il diritto di difendersi), dall´altro ha sollecitato Israele a completare il suo ritiro da Gaza e ad aprire i valichi per permettere la consegna di aiuti umanitari. «Sono profondamente preoccupato - ha concluso - per le sofferenze e le perdite di vite palestinesi».

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