«Nelle nostre sedi nessun miliziano eppure continuano a colpirci»

16.01.2009 13:44

di Francesca Marretta

su Liberazione del 16/01/2009

A colloquio con John Ging responsabile dell'Unrwa agezia Onu per i rifugiati

Poco prima che il segretario Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki moon, incontrasse ieri a Tel Aviv il ministro delle Difesa israeliano Ehud Barak, una nuvola di fumo nero si è levata dal quartier generale dell'Unrwa, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, a Gaza City, bombardata dall'esercito israeliano. L'edificio Onu, situato nel quartiere Rimal, lo stesso in cui si trova l'abitazione di uno dei massimi leader a Gaza di Hamas, l'ex ministro degli Esteri Mahmoud Zahar, considerato uno dei falchi del movimento islamico, comprende una scuola, dove al momento dell'attacco trovavano rifugio circa settecento persone e un magazzino in cui erano depositate «tonnellate di aiuti umanitari» ingoiati dalle fiamme. Sono finiti in cenere depositi di farina e generi di prima necessità, centrati almeno «cinque volte» dal fuoco di artiglieria e anche con «bombe al fosforo bianco». Depositi rimasti a bruciare per ore senza che nessuno riuscisse a spegnere le fiamme, secondo la denuncia immediatamente lanciata dal portavoce dell'Unrwa nei territori palestinesi Chris Gunness. Da Gaza i funzionari Onu denunciano la gravità di questo ennesimo attacco contro una loro sede, considerato anche il fatto che nel compound delle Nazioni Unite erano parchegguatte almeno cinque autocisterne cariche di carburante. Il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, si è scusato con Ban Ki-moon, ammettendo che colpire la sede Onu è stato un «grave errore». Dichiarazioni che stonano con quelle del premier, Olmert, che ha ribadito la versione dell'esercito israeliano, ovvero che i colpi contro la sede dell'Unrwa a Gaza sono la risposta al fuoco di miliziani palestinesi contro i soldati israeliani. «E' incontrovertibile che siamo stati attaccati dal lì ( dalla sede dell'Unrwa, ndr .)», ha detto Olmert, aggiungendo tuttavia che «le conseguenze però sono state tragiche e ce ne scusiamo». Almeno tre persone, dipendenti Onu, sono rimaste ferite nell'attacco. Sui gravi eventi di ieri a Gaza abbiamo parlato con il responsabile dell'Unrwa, John Ging, che ha confermato l'uso di fosforo bianco nell'attacco.


Una settimana fa avete chiesto assicurazioni agli israeliani come condizione per riprendere il vostro lavoro. E ora?

«Siamo tornati al lavoro dopo le assicurazioni che avevamo ricevuto e oggi il nostro compound a Gaza City è stato colpito colpi di artiglieria e bombe al fosforo, che hanno provocato un garve incendio. Tutto questo mentre circa settecento civili erano all'interno della struttura, cercando riparo dall'inferno che c'è qui fuori e almeno tre persone, tra i nostri operatori, sono rimasti feriti. Abbiamo comunque deciso che questo non fermerà il nostro lavoro. C'è troppo bisogno della nostra presenza e del nostro intervento per sospendere il lavoro. La gente ha bisogno, la situazione umanitaria è disperata. Ma crediamo che il governo israeliano sia chiamato a rispondere nei luoghi e nelle sedi opportune per questo nuovo attacco ad una sede Onu».


Ancora una volta la versione dei militari, suffragata da Olmert è che c'erano miliziani che sparavano dal vostro edificio.

Rifiuto categoricamente questa presentazione dei fatti. Non è vero. Ancora una volta il fuoco è venuto da parte israeliana. Come già avvenuto in precedenza si presentano versioni dell'accaduto che non hanno alcun fondamento, accuse contro la nostra agenzia (Unrwa) che non sono suffragate da prove esibite. Questo non è accettabile. Se gli israeliani hanno prove che dimostrano che nelle nostre sedi ci sono miliziani le tirassero fuori. Indipendentemente da questo non è accettabile, in nessun caso usare l'artiglieria contro una sede delle Nazioni Unite, dove per altro era ben noto ci fossero rifugiati civili. Se l'esercito israeliano pensava che nella nostra sede ci fossero dei miliziani poteva chiamarci, per informarci o per chiedere chiarimenti. Nessuno, ripeto nessuno ci ha chiamato, in nessun momento della giornata, per una comunicazione del genere».


Si aspetta ancora che accada qualcosa sul fronte diplomatico che metta fine agli attacchi israeliani alle sedi Onu a Gaza?

Non sta a me rispondere sulle intenzioni. Quello che voglio ribadire con fermezza è la necessità di avviare inchieste che individuino responsabilitá precise per quello che è accaduto ieri come nelle settimane scorse. Il governo israeliano dovrà rispondere nelle sedi opportune. Resta il fatto che noi sul terreno dobbiamo vivere con le conseguenze di queste azioni che si ripetono».

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