
Nella città della pace la politica ritrova la voce
di Castalda Musacchio
su Liberazione del 18/01/2009
"Pace subito", "Pace subito", si odono da lontano le voci del corteo appena partito dalla cittadella. E l'atmosfera a causa di una nebbiolina leggera che nasconde i profili noti della basilica del Santo si fa quasi irreale. Eppure, a poco a poco, ai lati dietro, di fronte l'installazione dei Nevrotici Metropolitani, un gruppo di artisti che con statue colorate ha simulato un moderno presepe, ecco spuntare i primi gonfaloni. Sono portati in spalla dai vigili di Venezia che si sono appena un po' distanziati dal resto del corteo. D'un tratto i suoni si fanno più distinti, la piazza si riempie, gli slogan si ascoltano chiari: "Pace subito per Palestina ed Israele". "Stop al massacro nella striscia di Gaza" anche «per ridare dignità alla nostra politica che in questo momento naufraga», dirà più tardi Flavio Lotti, il coordinatore della Tavola della pace promotore dell'iniziativa di Assisi. E al corteo, a cui hanno partecipato quasi 5mila persone secondo i promotori, ci sono tutti: sventolano le bandiere della Cgil, della Fiom, di Legambiente, di Libera, dell'Arci, delle Acli, in prima fila dietro lo striscione che apre la manifestazione con su scritto "Fermiamo la strage di Gaza, rompiamo il silenzio!" si intravede persino Leoluca Orlando dell'Italia dei Valori. Enrico Panini, segretario confederale della Cgil, si aggira chiacchierando con i cronisti, e sono ancora giovani ma soprattutto donne, ragazze, pensionati a portare in mano la bandiera "simbolo" - l'arcobaleno - di un movimento per il quale tutti, ieri e proprio qui da Assisi, hanno auspicato una rinascita nel segno dell'unità.
Nella cittadella, prima del corteo, in un dibattito aperto, il messaggio lanciato è stato univoco. Lo hanno ripetuto con toni diversi ma con la stessa determinazione Paolo Ferrero, il segretario di Rifondazione e ancora Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera, per non parlare di Massimo D'Alema così come di Claudio Fava, e degli esponenti delle ong e di associazioni come Articolo 21. Eppure la sensazione, per una volta, è stata, che in nome di un'esigenza maggiore, più urgente e dirimente - la richiesta di fermare un massacro in atto - anche le divisioni politiche sono state accantonate, «la politica - per dirla con Vincenzo Vita, altro esponente politico presente alla manifestazione - si è per una volta messa da parte» per lasciare spazio alle tante "voci" della pace e di quel movimento di cui si auspica, e al più presto, un ritorno in grande stile sulla scena italiana.
Così Ferrero ha riaffermato l'urgenza che le prossime debbano essere iniziative uniche, in sostanza con manifestazioni uniche e non molteplici come è accaduto per Assisi e Roma. Lo stesso Bertinotti non ha mancato di riaffermare l'importanza proprio «di quella politica che deve tornare al servizio della pace, per questo - suggerisce - occorre costruire un nuovo movimento che sia serio ed autorevole. L'Europa - ha inoltre affermato - non sa vedere che senza una soluzione di pace in Medio Oriente non c'è neanche un futuro per l'Europa stessa». Massimo D'Alema è stato ancora più duro, parlando della guerra portata avanti da Israele come di un conflitto «premoderno» perché non si tiene ancora conto degli effetti che i media possono scatenare - come sta facendo Al Jazeera in altri paesi islamici - rinforzando non solo Hamas ma proprio quell'aspetto che di questa guerra si vuole combattere, vale a dire il fondamentalismo e l'integralismo. «Su un conflitto - parole ancora di D'Alema - per il quale c'è un'Italia cinica e ignorante». Ancora del pericolo di un sistema mediatico solo propagandistico che non dia conto della realtà ha parlato ancora lo stesso Fammoni della Cgil, così come Beppe Giulietti di Articolo 21 ha richiesto esplicitamente che Israele consenta agli inviati italiani, in particolare alla Rai, di entrare nella Striscia per dar conto al mondo di quanto sta davvero accadendo laggiù. «Un disastro - dirà a conclusione della manifestazione nella piazza antistante la basilica Lotti - dalle proporzioni inimmaginabili». Le vittime civili sono più di mille, per non parlare dei bambini.. E di fronte a questo orrore forse il movimento può far poco ma può invece quasi con certezza spingere a mobilitare i soggetti che possono, e come, fermare il disastro: così l'appello viene lanciato alle Nazioni Unite e alla stessa Europa accusata di essere davvero «silente». Eppure alcune assenze sono pesate: come per i rappresentanti del governo italiano di cui non si è visto nessuno. Frattini ha rifiutato persino l'invito. E, a dire il vero, anche Fassino, assente, ha inviato solo un messaggio di solidarietà, segno evidente dell'imbarazzo in cui si muove su questo terreno non solo il governo ma anche l'attuale opposizione.
Eppure, proprio da Assisi, non sono mancate ancora proposte: come quella di trasferire a Gerusalemme la sede dell'Onu o di andare «e tutti insieme» nei luoghi del disastro. E ancora quella rilanciata a conclusione ancora da Flavio Lotti che vi sia «un soggetto terzo» a cui affidare il negoziato di pace. E proprio «per fermare quel disastro - dirà ancora il vescovo Domenico Sorrentino - che continua a mietere vittime innocenti». Intorno alle quali, ieri, le centinaia di persone presenti alla manifestazioni, nella piccola città di Francesco, si sono strette, a occhi chiusi, nell'unico gesto possibile, un "abbraccio" immaginario di solidarietà, pace e speranza.
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