
Migranti, il 10% del Pil grazie al loro lavoro
di Fabrizio Salvatori
su Liberazione del 25/02/2009
165mila aziende, che incidono quasi per il 10% nel lavoro dipendente. E' la fotografia dell'imprenditoria migrante in Italia, una realtà che dal 2000 cresce al ritmo di 20 mila unità l'anno. Anche se nel conteggio ci sono molte "ditte individuali" che nascondono lavoro nero, in cinque anni, dal 2003 al 2008, gli imprenditori stranieri sono triplicati.
Il quadro emerge da un rapporto della Fondazione Ethnoland, realizzato in collaborazione con i ricercatori del Dossier immigrazione Caritas/Migrantes ("ImmigratImprenditori", ed. Eidos), presentato ieri a Roma.
In pratica, siamo in presenza di un'azienda "migrante" ogni 33 italiane(il 2,7% di quelle registrate, il 3,3% di quelle attive), e rispetto al 2003 (quando erano appena 56.421) il loro numero, a giugno 2008, è triplicato. Un sesto degli imprenditori è donna.
Il maggior numero di imprese si trova in Lombardia (30mila) e Emilia Romagna (20mila). Nel meridione si registrano però delle eccellenze: in Sardegna, Sicilia e Calabria gli immigrati hanno uguagliato il tasso di imprenditorialità degli italiani e in alcune regioni come il Piemonte e la Toscana è più soddisfacente della media nazionale. Tra gli italiani vi è un' impresa ogni 10 residenti, mentre tra gli immigrati una ogni 21.
Se si uguagliasse il tasso d'imprenditorialità nazionale, entro 10 anni l'ammontare delle nuove aziende "straniere" potrebbero salire di altre 200mila raggiungendo un milione di occupati. A livello provinciale, al momento, spiccano Milano (17.297) e Roma (15.490). Il settore privilegiato è l'industria con 83.578 aziende (50,6%); al suo interno prevale l'edilizia (64.549) e il tessile (10.470). Gli agricoltori sono appena 2.500, per via degli alti costi iniziali che comporta l'acquisto dei poderi.
Gli imprenditori stranieri sono per lo più marocchini (in 5 anni sono aumentate del 27,4%), seguono i romeni (+61,2%), i cinesi (+24,4%), l'Albania (+48,5%). I marocchini sono per lo più dediti al commercio (67,5%), i romeni all'edilizia (80%), i cinesi si ripartiscono fra l'industria manifatturiera (46%) e il commercio (44,6%).
Il rapporto ricorda che il lavoro degli immigrati contribuisce alla formazione di circa un decimo del Pil. Nel 2007, il loro gettito fiscale è stato stimato in 5,5 miliardi di euro.
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