Metalmeccanici, la cig schizza a +1.000%

08.03.2009 13:50

 

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su Rassegna del 08/03/2009

Le ore totali di 'cassa' (23 milioni) equivalgono all’assenza dal lavoro per un mese intero di 150.000 persone. Piemonte e Lombardia i territori più colpiti. Segnali negativi anche da Marche e Campania. Allarme Fiom: "Condizione socialmente insostenibile"

Nell’industria metalmeccanica a febbraio la cassa integrazione ordinaria è cresciuta di più del 1.048% rispetto allo stesso mese del 2008. Lo comunica la Fiom in una nota. I dati pubblicati dall’Inps, spiega il sindacato, confermano la gravità della crisi nell’insieme dei settori dell’industria metalmeccanica: “Con 23 milioni di ore di cassa integrazione nel solo mese di febbraio 2009, e con un incremento del 430% sullo stesso periodo dello scorso anno, tali settori rappresentano più del 60% di tutta la cassa integrazione nell’industria”.

Il pacchetto di ore è pari all’assenza dal lavoro per l’intero mese di 150.000 lavoratori. In realtà, i soggetti interessati dalla cig superano le 200.000 unità dato che la sospensione è realizzata in molte aziende, a rotazione, mediamente riguarda un periodo di due o tre settimane. Se si guarda alla sola cig ordinaria, inoltre, “si registra un aumento vertiginoso di oltre il 1.048% rispetto al febbraio 2008, confermando l’andamento preoccupante del dicembre 2008, che aveva avuto poi una lieve attenuazione nel mese di gennaio 2009”.

Le regioni più colpite sono il Piemonte e la Lombardia, che rappresentano oltre il 60% di tutta la cig del settore e il 53% della totalità dei metalmeccanici. Segnali particolarmente negativi arrivano da Marche e Campania, “dove si registra una vera e propria esplosione della cassa integrazione straordinaria”. Nel periodo novembre 2008-febbraio 2009, sono state autorizzate dall’Inps, per le aziende metalmeccaniche, oltre 67 milioni di ore di cassa integrazione. Tra queste, 50,3 milioni di ore riguardano la cig ordinaria, che ha interessato centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori. “Una condizione socialmente insostenibile – osserva la Fiom - che rischia di protrarsi, se non di aggravarsi, nel corso dell’anno, con una perdita di salario che varia oramai tra il 40 e il 50% dello stipendio mensile, senza considerare che è frequente che in una stessa famiglia siano in cassa integrazione sia la moglie che il marito”.

“Questi dati – conclude - confermano per intero la piattaforma con cui la Fiom ha chiamato allo sciopero lavoratrici e lavoratori metalmeccanici lo scorso 13 febbraio”.

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