Marchionne: non ci sono garanzie, decide il mercato

23.01.2009 13:18

 

di Lo. C.

su Il Manifesto del 23/01/2009

Mirafiori, Melfi, Pomigliano, Termini Imerese, Cassino. E ancora Atessa, Avellino, Termoli. Poi ci sono tutti gli stabilimenti Magneti Marelli, e Comau, per non parlare dell'indotto, centinaia di aziende, da alcune multinazionali a tantissime medie, piccole e piccolissime aziende che rischiano la chiusura. Nessuno stabilimento è al sicuro, nessun posto di lavoro è garantito. Chi ha la fortuna di lavorare in un'azienda grande è più protetto, aggettivo ridicolo per chi vive con uno stipendio quasi dimezzato dalla cassa integrazione, gli altri tremano, i precari con contratto a termine hanno smesso anche di tremare, costretti a fare i bamboccioni in famiglia per mettere insieme il pranzo e con la cena. Un milione di famiglie, e se lo dice Emma Marcegaglia come si fa a dubitarne, vivono di automobile. Ecco perché Fim, Fiom e Uilm insistevano da troppo tempo con la Fiat perché venisse aperto un tavolo di confronto. Perché l'accordo possibile con Chrysler non incide minimamente sul disastro industriale, economico e sociale in Italia.
Finalmente ieri sera l'azienda, dopo aver riunito il Cda, aver incontrato il sindaco di Torino e aver spiegato agli analisti cosa intende fare per sopravvivere al terremoto, ha incontrato i sindacati, finora informati sull'andamento della crisi dai giornali e dalle televisioni. Solo l'aumento continuo delle ore di cassa integrazione vengono comunicate a Fim, Fiom e Uilm contemporaneamente ai media: in questo stabilimento si lavorerà due settimane, in un altro una sola e in quell'altro ancora neanche un giorno. L'amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne ha incontrato i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm e ha spiegato loro, in risposta alle richieste di garanzie sul futuro degli stabilimenti e dei posti di lavoro (quelli non precari, gli altri sono già stati mandati a casa), che garanzie non ce ne sono. Le uniche garanzie, o condanne a morte, sono dunque nelle mani del mercato, unico regolatore generale, arbitro assoluto del destino dei lavoratori e dell'economia di intere regioni, città e territori.
Oltre che preoccupato, il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, si dice deluso dall'incontro e insiste su un punto: «Data la gravità della situazione, che riguarda l'auto come i camion e le macchine movimento terra, è impensabile l'idea di affontarla soltanto con la Fiat. Il governo deve entrare in campo subito se si vuole evitare l'esplosione di una pericolosa emergenza sociale». Secondo la Fiom, l'intervento pubblico dev'essere legato a un forte impegno sulla ricerca per l'innovazione del prodotto in chiave ambientale. E naturalmente, vanno salvati tutti gli stabilimenti e tutti i posti di lavoro. I metalmeccanici Cgil chiedono un'estensione degli ammortizzatori sociali, a partire dalla cassa integrazione, a tutti i lavoratori, compresi i precari titolari di contratti a termine e interinali.

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