
Legambiente e Cgil, un piano per 350 mila posti di lavoro
di Serena Salucci
su Liberazione del 11/03/2009
«Dentro la crisi stessa c'è la possibilità di uscita: ciò che si fa ora resterà per il dopo». Ammonimento e speranza sono contenute allo stesso modo nelle parole pronunciate ieri da Guglielmo Epifani, durante la presentazione del documento congiunto di Cgil e Legambiente "Contro la crisi: per combattere la recessione, creare lavoro, vincere la sfida climatica". Parole che è difficile far comprendere al governo italiano, come sarà difficile che possano essere accolte le proposte, immediatamente praticabili, indicate dalle due organizzazioni. Si tratta di realizzare interventi mirati in quattro settori chiave dell'economia ambientale: energia, edilizia, trasporti e sicurezza ambientale, con l'obiettivo di rendere efficienti le risorse disponibili; prevenire i danni correlati alla mancanza di prevenzione; incentivare la ricerca tecnologica per realizzare un cambiamento che porti l'Italia ad affrontare seriamente il problema delle emissioni. Lo studio di Legambiente e Cgil fornisce dati precisi sulle potenzialità di questo cambiamento di rotta verso un'economia più sostenibile: 15 miliardi di euro recuperati in un solo anno, disponibili per la creazione di 350mila posti di lavoro di qualità, pubblico e privato, legato a tecnologia, ricerca e formazione. «Per avviare questo processo virtuoso - secondo Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, - bisogna però partire da un'inversione delle priorità da parte del Governo e delle Regioni rispetto all'uso delle risorse». A dettare l'agenda del governo, sottolineano i promotori, devono essere i soggetti produttivi del paese, quelli che vorranno scommettere su un cambiamento di prospettiva e raccogliere questa sfida. Per questo l'invito è alla creazione di collaborazioni finora inedite, e forse inaudite, tra lavoro, ambiente e impresa. Qualcuno ha già risposto positivamente, in particolare da settori come l'agricoltura e il mondo cooperativo che da tempo sperimentano i benefici dell'economia etica, della filiera corta, dell'introduzione di tecnologie a basso impatto e dell'uso di energie rinnovabili.
Il dibattito che ha coinvolto questo soggetti è oscillato tra i contenuti innovativi del progetto presentato e la critica all'azione del governo, non solo sbagliata strategicamente e insufficiente per la modestia delle risorse messe in campo, ma pericolosa per le conseguenze che potrebbe portare all'economia italiana post crisi. Se il ritorno al nucleare è peggiorato dalla dipendenza da tecnologie sviluppate all'estero, il piano casa promette una deregolamentazione del settore edilizio che apre a cementificazione e lavoro nero, per non parlare degli incentivi alle rottamazioni dispensati a pioggia, che non segneranno il punto sul risparmio energetico e sul cambiamento culturale necessario a fermare il consumo a tutti i costi.
Il segretario della Cgil cerca anche di dirimere la diatriba tra ambientalismo del sì e ambientalismo del no. «Va misurato il merito», ha detto, chiedendo di leggere e diffondere questo documento il più possibile. Rivolgendosi anche a Cisl e Uil, Epifani ha aggiunto che «bisogna mettere a confronto le idee e discuterle, provando ad avere un'idea forte per rilanciare i processi produttivi».
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