La grande gelata in arrivo. Le famiglie italiane non riescono a rimborsare mutui e prestiti

17.01.2009 13:42

di Gemma Contin

su Liberazione del 17/01/2009

La grande gelata è qui. Ci sono i dati Istat sulla disoccupazione passata dal 6,7 all'8,4%. Ci sono i numeri rossi dell'industria dell'auto. E c'è la Banca d'Italia che nel bollettino economico di gennaio pubblica le previsioni e le proiezioni statistiche sull'anno che verrà.
Nel 2009 Il Pil rimarrà stagnante, scrive l'Istituto centrale, e questo vuol dire due cose: che i conti pubblici peggioreranno e i vincoli europei saranno sforati, e che l'economia è in stallo come un pezzo di piombo che affonda nello stagno. Ne consegue che «il quadro macroeconomico potrebbe compromettere l'obiettivo del rapporto deficit/pil fissato al 2,1% dalla Relazione previsionale e programmatica». Cioè quello che aveva previsto Tremonti pochi mesi fa, nella Finanziaria triennale, al culmine del bailamme sui subprime.
Non è detto che i tecnici del ministro fossero in grado di fare "due più due" tra il tracollo americano e gli effetti sull'economia mondiale - benché il fior fiore degli esperti avessero allarmanti certezze - ma ci si aspettava che fossero almeno in grado di "leggere" i dati di Confindustria, mettere in fila le percentuali in rosso sulla "recessione tecnica", sul crollo degli ordinativi e del fatturato nell'industria, sulla crisi del commercio e delle vendite, fornite a mano a mano dall'Istat.
E ci si aspettava che il governo ne traesse le conseguenze e predisponesse i necessari, tempestivi e adeguati, strumenti di intervento. Non quella specie di ritardata "lista della spesa" che passa in Parlamento sotto il nome di "decreto anticrisi".
«Il conseguimento degli obiettivi di pareggio nel 2011 è altrimenti affidato - continua Bankitalia - in larga misura al contenimento della spesa, e saranno cruciali le modalità di attuazione predisposte». E' trasparente che o di tagli si tratta (come sempre per lo più al welfare) oppure di nuovi prelievi, magari attraverso una fiscalità mascherata, trasferita dallo Stato ai Comuni.
«La spesa delle famiglie italiane si è contratta dello 0,3% nel primo semestre 2008», continua il governatore Mario Draghi. Fa mezzo punto in meno in un anno. Ne consegue che «si è appesantito l'onere per il servizio del debito, dato l'aumento dell'esposizione bancaria degli anni passati e i rialzi dei tassi d'interesse».
Anche qui Draghi smentisce Tremonti. Una prima volta confermando che le famiglie italiane si sono indebitate fino al collo «negli anni passati», contraendo con le banche i mutui per l'acquisto degli immobili "svenduti" dagli Enti e dallo Stato; una seconda volta perché i tassi d'interesse hanno continuato ad alzarsi, nonostante i tagli annunciati dalla Bce e malgrado gli interventi assicurati dal governo.
Sicché «crescono i segnali di difficoltà nella restituzione dei prestiti per le famiglie e le imprese. Negli ultimi dodici mesi è aumentata l'incidenza delle nuove sofferenze sui prestiti ed anche la consistenza delle partite incagliate». Significa che la gente non riesce a restituire le rate di mutui e prestiti concessi e "promossi" fino a non molti mesi fa.
Dunque c'era chi sapeva che gli italiani si andavano indebitando al di là del loro potere d'acquisto e della concreta potenzialità futura di aumentare il proprio reddito. Sia perché questo è andato diminuendo in rapporto alla pauperizzazione dei lavori precari e decontrattualizzati, sia perché nessun governo che si è succeduto dall'avvento dell'euro ha praticato serie politiche di controllo sulle dinamiche dei prezzi da un lato e dei redditi dall'altro.
Il ministro Tremonti, di fronte alle fosche previsioni di Via Nazionale e alle prospettive sempre più cupe dell'economia e dell'industria italiana, si stupisce e s'adonta: «E allora? Una riduzione del Pil del 2% significa che ritorniamo al 2006, mica al Medioevo».

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