
La Finanziaria armata e la lotta ai pirati
di Manlio Dinucci
su Il Manifesto del 21/12/2008
Mentre la spesa pubblica viene tagliata in tutti i settori, compresa la Protezione civile, ne resta uno in controtendenza: quello militare. Gli stanziamenti per le missioni militari all'estero sono stati aumentati del 30% rispetto al 2008, portandoli a 675 milioni. Riconoscente, il ministro della difesa La Russa ha ringraziato il ministro dell'economia e delle finanze, Tremonti, per l'aumento di tali stanziamenti, nonostante il periodo di crisi. Ma, ha precisato, essi saranno sufficienti solo per il primo semestre 2009, dopo ne occorreranno altri. Ciò è dovuto a due ragioni: da un lato crescono i costi delle missioni, soprattutto quella in Afghanistan; dall'altro, alle attuali missioni se ne stanno aggiungendo altre, come quella ufficialmente diretta contro la pirateria somala. Tali stanziamenti non rientrano nel bilancio della difesa, ma si aggiungono ad esso. Secondo la nota preliminare dello stato di previsione, il bilancio di competenza del ministero della difesa dovrebbe ammontare nel 2009 a 20.294 milioni di euro: ciò comporterebbe un calo di 838 milioni rispetto ai 21.132 milioni del 2008. Il calo è però apparente: ciò che esce dalla porta, rientra attraverso la finestra della Finanziaria. Come è già avvenuto col governo Prodi - che stanziò un miliardo di euro annui per la partecipazione italiana alle «missioni internazionali di pace» negli anni 2007, 2008 e 2009 - tali stanziamenti, definiti «integrativi», vengono iscritti non nel bilancio di competenza della difesa ma in quello del ministero dell'economia e delle finanze. Se poi occorrono più soldi di quelli previsti, il ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato, con appositi decreti, a disporre le relative variazioni di bilancio.
Lo stesso avviene per altri finanziamenti «integrativi», come il «Fondo per la realizzazione di programmi di investimento pluriennale per esigenze di Difesa nazionale, derivanti anche da accordi internazionali», istituito dal governo Prodi con la Finanziaria 2007, con una dotazione di 1.700 milioni di euro per il 2007, 1.550 per il 2008 e 1.200 per il 2009. Un «tesoretto» lasciato in eredità al governo Berlusconi che, come annuncia il ministero della difesa, dispone ora, per tali programmi, di 2.831 milioni di euro nel 2009 e 2.050 per il biennio successivo. Il Fondo, però, «non risulta ridotato a partire dal 2010». Andrà quindi reintegrato, riversandovi altro denaro pubblico.
Questa è però la punta dell'iceberg della spesa che l'Italia deve sostenere per partecipare a tali programmi, in primo luogo quello del caccia statunitense F-35 Lightning. Lo scorso 25 settembre, Alenia Aeronautica ha firmato con la Lockheed Martin un contratto da 15 milioni di dollari per la produzioni delle ali dell'F-35, il primo di una serie di contratti nel quadro di tale programma. I suoi sostenitori, in primo luogo Lorenzo Forcieri (già sottosegretario alla difesa del governo Prodi), lo presentano come un grande affare per l'Italia. Tacciono però su un particolare: i soldi dei contratti per l'F-35 entrano nelle casse di aziende private, mentre quelli per lo sviluppo e l'acquisto dei caccia escono dalle casse pubbliche. Per partecipare al programma, si è investito oltre un miliardo di dollari e per l'acquisto di oltre 130 caccia ci vorranno come minimo altri 16 miliardi. Ci sarà comunque il Fondo a fornire altri finanziamenti «integrativi».
Ciò verrà garantito dalla consolidata politica bipartisan a sostegno del militare, che permette all'Italia di essere al nono posto mondiale come spesa militare assoluta e al sesto come spesa pro capite. Un fulgido esempio di questa politica si è avuto l'11 novembre, quando il senatore Silvio Sircana (Pd) ha sollecitato la messa a disposizione di nuovi fondi per la partecipazione italiana, oltre che alla missione Nato ufficialmente diretta contro la pirateria somala, anche a quella europea. «Conoscendo l'entità dei tagli alla Difesa - ha dichiarato - temiamo che rimarremo fuori da questa missione». Ha così ricevuto «applausi dai Gruppi Pd e Pdl».
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