
La crisi travolge la Vallesina A rischio altri mille posti
Domani si apre il tavolodi confronto sull’ex Sipe Il Prc: “Gli operai non vanno lasciati soli”
Le previsioni pessimistiche di Sarti: “Il peggio deve venire
Sono 300 i posti a rischio nello stabilimento dell’ex Sipe di Monte San Vito, dove gli operai temono la delocalizzazione dell’attività produttiva al punto da bloccare nei giorni scorsi un camion. Proprio per questo l’incontro di domani, nella sede di Confindustria, tra vertici aziendali e sindacati assume un significato particolare. Si confida nell’apertura di un tavolo di confronto per scongiurare la dismissione di una linea produttiva a quanto pare pronta per essere trasferita in Polonia. Ma la crisi fa paura in tutta la Vallesina. Nello scorso anno il numero dei disoccupati è cresciuto di 1.400 unità e nei prossimi mesi, quando verrà raggiunto il punto più alto della congiuntura negativa, pare che altri 1.000 disoccupati verranno iscritti nelle liste del Centro per l’impiego. Lo dice Domenico Sarti, segretario della Cgil, che sollecita le banche ad allentare la stretta creditizia che sta frenando la ripresa delle imprese.
“Un dato preoccupante - dice il sindacalista - secondo le nostre previsioni e quelle degli addetti ai lavori. Per cui non bisogna perdere altro tempo. Gli istituti di credito devono sostenere le imprese e lo Stato deve provvedere a stanziare più risorse per gli ammortizzatori sociali poichè le attuali regole riescono a garantire un minimo di sostegno economico soltanto ad un terzo dei lavoratori senza più un’occupazione. Le questioni che avevamo già sollevando stanno arrivando al nocciolo, ma il peggio deve ancora arrivare”.
Sulla vertenza legata all’ex Sipe interviene il Prc di Jesi. “Il circolo - si legge in una nota - vuole esprimere e ribadire tutta la sua preoccupazione per questa vicenda che non fa altro che mettere ancor più in risalto la devastante crisi occupazionale che sta colpendo tutta la Vallesina. Il circolo non può e non vuole tacere davanti all’ennesimo caso di gestione industriale puramente speculativa, dove a rimetterci sono sempre i lavoratori. Uomini e donne che, al freddo, notte e giorno, protestano davanti alla loro fabbrica per impedire, che venga portato via loro il lavoro, sono lì a lottare per la difesa del proprio futuro. Lo devono sapere anche i loro manager, che guadagnano fior di quattrini e che davanti alla generale crisi del settore, sono talmente bravi, da trasferire un comparto della produzione in Polonia, sfruttando il basso costo della manodopera, e lasciando, per ora, senza lavoro circa trenta persone dello stabilimento, senza contare gli altri quarantacinque dipendenti, mandati in cassa integrazione a zero ore”. Della crisi si discuterà venerdì a palazzo dei Convegni con Giovanni Russo Spena e Giuseppe Ciarrocchi.
Corriere Adriatico 24/02/09
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