
Italia allo sfascio. Il disservizio pubblico e le citazioni dei classici
di Lucio Manisco
su altre testate del 21/02/2009
www.luciomanisco.com
“A crowd of sluts and ragamuffins surges forward”: W. Shakespeare. Una folla di zoccole e di vociferanti cialtroni irrompe sulla scena.
E’ d’uopo ricorrere ai classici, al bardo inglese o all’Alighieri de lo strazio e ‘l grande scempio, perché vengono meno nell’odierno vernacolo le parole atte ad esprimere stupore e sdegno sull’inarrestabile degrado della politica e della società italiana.
Non basta la satira, quella sui bersaglieri scacciati dalle guardie svizzere da Porta Pia sulla Nomentana mentre il Khomeini d’oltre Tevere riprende possesso del Quirinale; su Veltroni che distribuisce latte cinese alla melanina nel Darfur; sul monarca Berlusconi nella reggia sarda della Certosa che regala agli Stati Uniti nuove basi militari a piazza della Signoria, piazza del Duomo e piazza San Marco; sui Tremonti, Draghi & Co. in volo cieco, come pipistrelli disorientati, tra i loro stessi macroscopici falsi sulla crisi economica nostrana, e via dicendo.
E la satira non basta oltretutto perché tra breve i Benigni, i Grillo e gli Albanese potranno esercitarla solo tra gli Inuit dell’Alaska, dato che il vecchio monito sui fili è stato esteso al papa, al capo del governo, a Israele e agli Usa: chi li tocca muore.
Quelle che più preoccupano sono la non reattività e l’assuefazione come suicidio quotidiano dell’opinione pubblica italiana. Le responsabilità ricadono in gran parte se non esclusivamente sui mass media che continuano a spappolare 24 ore su 24 quei quindici o sedici centimetri che separano le orecchie di chi li segue. Eccelle in questo compito devastante la RAI. Va difesa come servizio pubblico? No, perché con l’aggravante del canone, non è servizio pubblico più della Mediaset di Berlusconi che controlla la RAI. Può essere riformata? No, perché non sono riformabili i suoi dirigenti e i suoi operatori dell’informazione dei quali si può solo dire con il poeta che i migliori (pochissimi) sono privi di qualsiasi convinzione, i peggiori (quasi tutti) sono turgidi di passionale intensità. E allora? Allora, dopo avere elargito ai suoi 14.000 dipendenti un’immeritata cassa integrazione a vita, chiudiamola questa RAI; così come si chiudono o dovrebbero essere chiuse le discariche più inquinanti della Campania. Perché di inquinamento tossico dei cervelli si tratta, un inquinamento che dà assuefazione come gli oppiacei e che addormenta le coscienze. Per rendere schiavo un popolo – osservava Jean Paul Marat – prima di ogni altra cosa è necessario addormentarlo.
Prendiamo il caso del vescovo lefebvriano Richard Williamson che in coincidenza con l’abrogazione da parte del Ratzinger della sua scomunica ha negato l’olocausto. Clamore dei mass media di tutto il mondo e iniziale silenzio della RAI in attesa di un pronunciamento del Vaticano. Quando questo è arrivato (“un vescovo può parlare con autorità ecclesiastica solo di fede e di morale”) il cosiddetto servizio pubblico ha riferito senza commenti di sorta, poi ha dato notizia dei successivi ravvedimenti del papa che ha chiesto perdono a Dio e in extremis alle comunità ebraiche senza peraltro scomunicare una seconda volta il prelato negazionista. Tutti i vaticanisti della RAI hanno ripetuto ad nauseam l’assurda tesi secondo cui il Ratzinger nulla sapeva degli orientamenti filo-nazisti di Richard Williamson e dei suoi accoliti lefebvriani ed hanno minimizzato le dure riprovazioni del cancelliere Merkel e delle autorità argentine senza mai citarne i testi. E’ stata la rete televisiva tedesca ZDF a porre in risalto che il Ratzinger nella sua precedente veste di dirigente della congregazione della fede e poi durante l’istruttoria durata due anni da lui stesso promossa dal soglio pontificio sulla rimozione della scomunica ai quattro vescovi “non poteva non sapere”. La stessa emittente ha naturalmente ricordato i trascorsi del giovane Ratzi nella Hitler Jugend e nell’antiaerea della Verhmacht. Omettiamo i commenti dei mass media britannici notoriamente antipapisti ed eretici dai tempi di Enrico VIII e parliamo invece della televisione francese: la TF-1, sulla scia delle inchieste di Le Monde ha dedicato ampi servizi all’esodo di decine di migliaia di credenti da una chiesa già in crisi avanzata nella repubblica francese. L’esodo, secondo l’emittente, non riguarda solo l’estraneazione dai riti della mitologia giudaico-cristiana ma in molti casi l’approdo su posizioni agnostiche o la conversione a confessioni e sette di matrice luterana. Analoga crisi sconvolge la chiesa austriaca dopo l’elevazione a vescovo ausiliare di Linz, su ordine di Ratzinger, del parroco ultrareazionario Gerhard Maria Wagner che segue di pochi anni l’investitura cardinalizia di Hans Hermann Groer già noto per i suoi peccadillos pedofili e con giovani seminaristi.
Ostereiche Rundfunk (ORF), la televisione di stato austriaca, si è occupata ampiamente di questi scandali, mentre quella italiana mobilitata manu militari sul “caso Eluana” dal sontuoso erede del pescatore di Tiberiade scatenava attacchi forsennati contro la magistratura, il presidente della repubblica, la costituzione, la scienza medica e il padre della moribonda.
Prima ignorata, poi minimizzata, la condanna dell’avvocato britannico David Mills, corrotto senza menzione del corruttore, il solito ignoto Silvio B. salvato dal lodo Alfano. Quattro giorni dopo, mentre scriviamo queste note, la BBC e le altre televisioni indipendenti, non solo quelle britanniche, continuano a trasmettere reportages sulle anomalie della giustizia italiana e sulle ripercussioni della condanna nel Regno Unito.
Cosa sa di tutto questo il pubblico televisivo italiano? Nulla o quasi nulla, anche perché la nostra repubblica è fondata sull’amnesia: l’eco sinistra del All’armi siam razzisti riempie le contrade del bel paese, le ronde di vigilantes e i posse comitatus entrano nella legislazione italiana, la caccia a Rom e rumeni prosegue tra le blande e permissive critiche delle autorità e nessun cronista televisivo menziona l’allarme dell’Unione Europea, la risoluzione del suo parlamento che denunzia gli episodi razzisti e le dichiarazioni di Frattini, prima che diventasse ministro degli esteri, in difesa delle espulsioni sommarie dei rom, le critiche del Commissario per la giustizia e gli affari interni Jacques Barrot e gli analoghi, più pesanti interventi in materia del Consiglio d’Europa.
Alla RAI tutto tace, questa pace fuor di qui dove trovarla?
Appunto, non rimane altro che citare i classici. Dante sulla sua città che è poi l’Italia d’oggi: Godi Fiorenza, poi che se’ sì grande che per mare e per terra batti l’ali, e per lo ‘nferno tuo nome si spande!
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