
ISRAELE: NESSUNA TREGUA , GUERRA TOTALE SU GAZA
Gaza, «avanti con la guerra»
di Michelangelo Cocco
su Il Manifesto del 31/12/2008
«Continueremo fino alla vittoria», il premier Olmert e il ministro della difesa Barak scartano l'idea di un cessate il fuoco. Dodici palestinesi uccisi, tra cui due bambine. Ma i razzi di Hamas colpiscono sempre più lontano e raggiungono Be'er Sheva. L'inviato dell'Onu Falk: nella Striscia atrocità impiegando armi moderne contro la popolazione"
Nessuna tregua, nemmeno quella «umanitaria», di 48 ore, proposta dal ministro degli esteri francese Kouchner. Israele ha respinto ieri pomeriggio ogni interferenza nella campagna contro Gaza che, ha annunciato il ministro della guerra Ehud Barak, potrebbe durare settimane. «L'offensiva è iniziata e non finirà finché i nostri obiettivi saranno raggiunti, stiamo continuando in linea con i nostri piani» ha dichiarato con un comunicato ufficiale il premier Ehud Olmert.
Barak, il generale pluridecorato che è il vero protagonista di «Piombo fuso» - l'operazione che secondo fonti mediche della Striscia è già costata la vita a 383 palestinesi e ne ha feriti oltre 800 - ha annunciato che i carrarmati si stanno ammassando ai confini tra Israele e la lingua di deserto evacuata da coloni e soldati poco più di tre anni fa. Secondo fonti israeliane, solo le pessime condizioni metereologiche hanno fermato l'offensiva di terra. L'operazione durerà «il tempo necessario» a fermare il lancio di razzi verso lo Stato ebraico e «assestare un duro colpo ad Hamas», ha detto Barak.
Ad essere colpiti dall'aviazione ieri sono stati in particolare il nord e il sud della Striscia, aree nelle quali negli ultimi anni (ufficialmente per stroncare il traffico di armi e prevenire il lancio di razzi) le ruspe hanno demolito centinaia di case palestinesi. Il bilancio di morte della giornata è di almeno una dozzina di palestinesi e include due sorelline, di 4 e 11 anni, uccise da un raid a Beit Hanoun. Sette persone sono state ammazzate in un altro attacco dei jet con la stella di David nel campo profughi di Jabaliya (sempre nel nord) per eliminare un attivista di Hamas che però al momento della strage non era in casa.
Il relatore speciale per i diritti umani dell'Onu, Richard Falk, ha denunciato «scioccanti atrocità» commesse contro la popolazione civile di Gaza. «Israele sta compiendo una serie scioccante di atrocità impiegando armi moderne contro una popolazione inerme che già sopporta da mesi un duro embargo», ha detto Falk in un'intervista alla Bbc della quale l'emittente britannica pubblica alcuni stralci nel suo sito online. Falk ha chiesto alla Comunità internazionale di aumentare le pressioni su Israele perché ponga fine ai bombardamenti. Secondo le Nazioni Unite almeno 62 palestinesi sono stati uccisi dall'inizio dell'offensiva (tra loro donne e bambini). Falk ha chiesto un'inchiesta sugli attacchi contro i civili.
Mushir al-Masri, deputato di Hamas, ha detto alla Reuters che il suo movimento «non sta elemosinando una tregua e non c'è spazio per negoziati su un cessate il fuoco mentre continuano l'aggressione e l'assedio». Nel quarto giorno di bombardamenti i dirigenti del partito islamista restano nascosti nei loro rifugi aspettando le prossime mosse dell'esercito di Tel Aviv. In vista delle elezioni politiche del 10 febbraio prossimo, i laburisti di Barak e il Kadima della ministra degli esteri Tzipi Livni hanno bisogno di portare a casa un risultato che sia il più vicino possibile all'obiettivo dichiarato della «distruzione di Hamas». Una tregua con Hamas i cui termini siano favorevoli a Israele? La rioccupazione del nord di Gaza per limitare al massimo il lancio di razzi? La televisione israeliana Canale 10 ha annunciato che l'aviazione è già riuscita a distruggere 1.000 dei circa 3.000 razzi in possesso di Ezzedine al Qassam, l'ala militare di Hamas. Ma i miliziani ieri sono riusciti a colpire la zona di Be'er Sheva - una quarantina di chilometri all'interno dello Stato ebraico - senza causare vittime ma facendo segnare il record di distanza raggiunto dai loro rudimentali vettori. Centrate anche le città di Kiryat Malachi e Rahat, zone a 30 chilometri dalla frontiera, mai raggiunte finora. Quattro gli israeliani uccisi dai Qassam, i Grad e i Katyusha lanciati dall'inizio dell'attacco aereo sabato scorso. Insomma per ora Hamas resiste e la guerra scatenata contro Gaza non sta assicurando agli abitanti di Sderot e dintorni la sicurezza promessa loro dal governo di Tel Aviv.
Inoltre prima o poi le proteste internazionali per i massacri e le distruzioni di proprietà si faranno più pressanti e lo Stato ebraico non potrà continuare a ignorarle. Una situazione difficile quella in cui si sono infilati il premier Ehud Olmer e i suoi ministri, che ieri Benjamin Netanyahu, il loro rivale e favorito per la vittoria nel voto del 10 febbraio, non ha mancato di sottolineare. Se non rimuoviamo Hamas - ha detto il leader del Likud (destra) in un'intervista alla Reuters - «Hamas si riarmerà».
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