
Israele vuole impunità per le stragi a Gaza: censurati i nomi dei comandanti militari
di Sara Volandri
su Liberazione del 22/01/2009
La decisione possiede senz'altro una sua logica spietata e chiude il cerchio (di sangue) di "piombo fuso", l'offensiva israeliana nella strscia di Gaza che ha provocato più di mille morti, in gran parte civili del tutto estranei al conflitto.
Come ha rivelato il quotidiano progressista israeliano Haaretz , i vertici dell'esercito hanno infatti deciso di censurare e non rivelare i nomi dei comandanti di battaglione coinvolti nell'operazione ‘Piombo fuso' per evitare eventuali procedimenti giudiziari a loro carico per crimini di guerra. Non sia mai che a un qualche tribunale internazionale (peraltro nessun istituto del genere è riconosciuto da Tel Aviv) venisse in mente di aprire un'inchiesta sui massacri dei palestinesi.
In tal senso, diverse organizzazioni tra cui le stesse Nazioni Unite hanno chiesto l'apertura di inchieste su casi specifici (come la scuola di Jabaliya o altre strutture dell'Onu dove hanno perso la vita decine di persone in seguito ai bombardamenti di Tsaahl).
Inoltre diversi organismi internazionali hanno fatto sapere che intendono indagare sull'uso di armi non convenzionali (come le micidiali armi al fosforo bianco bandite dalla Convenzione di Ginevra o gli ordigni di ultima gnerazione "dime"), sull'uso sproporzionato della forza militare e su violazioni di vario tipo contro la popolazione palestinese. L'International atomic energy agency (Iaea/Aiea), l'organismo dell'Onu che vigila sull'uso dell'energia nucleare, ha confermato di aver già cominciato una procedura per verificare se Israele abbia usato munizioni contenenti uranio impoverito nei 22 giorni di guerra nella Striscia di Gaza: «Investigheremo sulla questione nei limiti delle nostre prerogative», ha dichiarato la portavoce Melissa Fleming.
Una decisione che ha fatto perdere le staffe al governo di Tel Aviv, con il ministero degli Esteri che liquida l'intera faccenda tramite il portavoce Yigal Palmor come «povera propaganda». Non si capisce però se queste accuse di propaganda riguardino la volontà di indagare sui crimini commessi a Gaza o se siano volte a negare la natura stessa dei crimini. Nel primo caso si tratterebbe di una maldestro tentativo intralciare la scoperta della verità, nel secondo di una sgradevole bugia di guerra.
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