Infortuni, attacco al Testo Unico. La Cgil boccia l'avviso comune

17.01.2009 13:49

di Roberto Farneti

su Liberazione del 17/01/2009

Nei porti è allarme sicurezza, ieri sciopero a Genova. Un morto nel leccese

Mentre i lavoratori continuano a morire, il Testo Unico per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro è sotto attacco. L'obiettivo di governo e imprese è quello di rendere il dlgs 81/08 più "morbido" su entrambi gli aspetti, normativi e sanzionatori, prima della sua entrata in vigore, già fatta slittare al 16 maggio prossimo.
Il sindacato, che ne chiede da tempo l'immediata applicazione, sembra però essere caduto nella trappola tesa dal ministro del Lavoro Maurizo Sacconi. Solo la Cgil infatti ha evitato l'esca dell'avviso comune con le parti datoriali, un documento in quattordici punti considerato dal governo come base per arrivare a un nuovo Testo Unico maggiormente condiviso. La circostanza è emersa giovedì scorso al ministero del Lavoro, dove associazioni imprenditoriali, Cisl e Uil hanno confermato la loro adesione.
La Cgil, per bocca della segretaria confederale Paola Agnello Modica, ha invece ribadito che non ci sono le condizioni per sottoscrivere l'avviso comune. Sia perché non si conosce «l'uso futuro» che verrà fatto di questo documento, dal momento che lo stesso governo ha sempre detto che non sarebbe stato «esaustivo» delle modifiche da apportare. Sia per questioni di merito: Agnello Modica cita, in particolare, la facoltà di visita preassuntiva da parte di un medico di fiducia del datore di lavoro. Una norma in contrasto con quanto prevede l'articolo 5 dello Statuto dei lavoratori, secondo cui questa competenza è del medico pubblico.
Non era mai accaduto che Cgil Cisl Uil si ritrovassero divise su una materia tanto delicata come la sicurezza dei luoghi di lavoro. Al di là del merito, la preoccupazione più grande di Corso Italia è che l'avviso comune, di fatto, incrina il muro fin qui eretto dai sindacati e sintetizzabile nello slogan "Giù le mani dal Testo Unico". Una volta aperta la porta a modifiche, è prevedibile che il governo di destra ne approfitterà per riscrivere la legge in un modo più favorevole alle imprese. «Non ha senso discutere in quale stanza collocare una poltrona mentre stanno ristrutturando o abbattendo l'edificio», taglia corto Agnello Modica.
Intanto risuona l'allarme sicurezza nei porti italiani. Dopo gli incidenti mortali dei giorni scorsi al Porto di Augusta e al porto di Trieste, un altro grave infortunio si è verificato ieri a Genova, dove un operaio di 45 anni impegnato in operazioni di scarico da una nave carboniera è caduto nella stiva, compiendo un volo di oltre 10 metri e procurandosi lesioni alla schiena. Le organizzazioni sindacali del porto hanno immediatamente comunicato la sospensione di tutte le attività riguardanti il terminal Rinfuse e dei lavoratori della Compagnia Pietro Chiesa, a cui appartiene il camallo finito all'ospedale. Lo sciopero durerà fino alle 6 di oggi.
Per Filt Cgil, Fit Cisl e UilT è la prova che nei porti siamo all'«emergenza». I sindacati dei trasporti sollecitano quindi «modifiche ai decreti legislativi 271 e 272 sulla sicurezza nelle attività marittime e portuali» e chiedono di «dare immediata attuazione in tutti i porti al protocollo per la sicurezza sottoscritto con le associazioni datoriali che prevede la figura del rappresentante per la sicurezza di sito e prevedere una maggiore presenza degli organi predisposti alla vigilanza».
E inoltre assolutamente necessario, sostengono sempre Filt Cgil, Fit Cisl e UilT, «definire dei modelli di organizzazione del lavoro che partendo dal codice di buone pratiche dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) assicurino maggiori garanzie in termini di sicurezza e riducano i rischi per i lavoratori».
L'emergenza sicurezza purtroppo non riguarda soltanto i porti. Ieri Antonio Verri, 57 anni, è morto in un cantiere per lavori stradali sulla strada provinciale Uggiano la Chiesa-Poggiardo (Lecce). Gli inquirenti ipotizzano che l'operaio sia stato travolto da una motoape in retromarcia guidata da un collega della vittima.
L'esplosione di una caldaia in un'abitazione di Uggiano Montefusco, frazione di Manduria (Taranto) stava per costare la vita a un tecnico di 43 anni, Giovanni Di Noi, chiamato per riparare l'impianto. L'uomo ha riportato ustioni di primo grado in diverse parti del corpo ed è stato ricoverato con riserva di prognosi all'ospedale "Perrino" di Brindisi. Oltre al tecnico, ha riportato ustioni meno gravi anche Giuseppe Memmola, di 74 anni, cognato dell'anziana proprietaria dell'abitazione.

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