
In diecimila sfilano a Roma: «Free Palestina»
di Geraldina Colotti
su Il Manifesto del 04/01/2009
«I partigiani ci hanno insegnato, che difendere la terra non è reato», grida al megafono una ragazzina, il foulard palestinese indossato alla maniera islamica. Intorno, un coro di giovanissime rilancia: «Resistenza, resistenza, Gaza vincerà». Alla manifestazione contro il massacro di Gaza, indetta ieri a Roma da Forum Palestina con un cartello di associazioni, erano in molte le ragazze. Tanti i volti giovani, soprattutto immigrati, provenienti da ogni parte d'Italia. Circa 10.000 persone. Un corteo che è andato aumentando nel percorso che, da Piazza Esedra lo ha portato a Piazza del Popolo. Intorno ai colori bianco rosso verde e nero della bandiera palestinese, c'erano quelle di Sinistra critica, Comunisti italiani, Partito comunista dei lavoratori, Rifondazione, Carc, le bandiere libanesi, striscioni di associazioni musulmane, cristiani di base, o «cittadini per la pace».
«Vengo da Genova, ho dovuto svegliarmi prestissimo - dice una quindicenne - io sono figlia di palestinesi, ma sono venute anche le mie compagne di scuola per dire stop ai massacri». Molti cartelli mostrano immagini dei massacri, i cori gridano: « Bush, Olmert, assassini, giù le mani dai bambini». Un gruppo compattodi uomini regge uno striscione bianco - «Free Palestina» - in arabo e in italiano: «Sono macedone e musulmano. Questo è un genocidio - dice uno di loro - vivo in Italia, lavoro al cantiere. Come fanno gli israeliani che hanno subito l'Olocausto a rendersi responsabili di un genocidio? Ma questo - aggiunge subito - voi giornalisti non lo scrivete». «Le bombe uccidono le persone, i giornali le coscienze», recita un altro cartello. E le accuse più numerose sono quelle rivolte all'informazione «faziosa e criminale». Tre ragazze portano al collo «quello che tv e giornali non dicono»: dati e cartine di sessant'anni di occupazione. «Nessun paese occidentale ha fatto pressione su Israele perché rispettasse i più elementari diritti umani - dice una di loro - i Tg mostrano Israele come vittima, mentre sta compiendo una carneficina». Sono tre ragazze fra i venti e i trent'anni, che non appartengono a nessuna associazione: «ci incontriamo a casa nostra - dicono - e cerchiamo di fare informazione dovunque sia possibile, tutto sarebbe diverso se i giornali dicessero la verità». Dello stesso tenore anche le affermazioni di alcuni giovani libanesi, venuti a dire che «Gaza resiste, come ha resistito Beirut».
Si avvicina un altro giovane con la kefia: «io sono di destra - afferma - ma penso che D'Alema sia l'unico politico italiano che ha avuto il coraggio di muoversi». Un'altra ragazza cammina da sola, dice di avere 23 anni: «Prima non conoscevo la situazione - spiega - poi ho visto il film «Il muro», che mostra la solidarietà fra una palestinese e una israeliana, e sono qui. La prigione di Gaza è anche la prigione di chi non è d'accordo in Israele». Poco più in là, Aida distribuisce un volantino del Collettivo Gay e lesbiche. Spiega il legame «fra le logiche securitarie in Europa e la guerra permanente globale». Un discorso analogo a quello di Luca, del Movimento No turbogas di Aprilia e a Sport sotto l'Assedio. Anche in Italia - dicono - un movimento di opposizione vuole rimettersi in gioco. Le manifestazioni di ieri a Torino, Bari, Vicenza, lo dimostrano.
«Ma non c'è tempo - dice una donna - non abbiamo più notizie dei nostri familiari. Le comunicazioni telefoniche sono interrotte. Mio figlio è medico, dice che Israele ha distrutto anche i centri di raccolta dei medicinali».
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Manifestazione nazionale per l'apertura della campagna elettorale
Gaza - Fermiamo il massacro
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Video da Gaza
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