
I lavoratori nel Sacconi
di Carlo Leone Del Bello
su Il Manifesto del 23/12/2008
Il ministro Sacconi propone la «settimana corta» al suono di «lavorare meno, ma lavorare tutti». Nessun nuovo piano in vista, ma cassa integrazione a rotazione e contratti di solidarietà. Via libera dalla Cgil e dal Pd, ma a patto di includere i precari
Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, dalle pagine di «Repubblica» lancia la proposta, rievocando un vecchio slogan degli anni settanta: contro la disoccupazione, «lavorare meno pur di lavorare tutti». Eppure, gli ammortizzatori sociali da utilizzare sono gli stessi di sempre - cassa integrazione e contratti di solidarietà - e oltre a non utilizzare alcuna risorsa pubblica aggiuntiva, lasciano fuori proprio chi è più vulnerabile in questo momento di crisi, cioé i precari.
Per Sacconi, andrebbero utilizzati gli strumenti messi a disposizione dalla cassa integrazione, che permetterebbero di «spalmare un minor carico di lavoro su più persone», ricevendo ovviamente un salario ridotto. Tale perdita di reddito causata dalla «settimana corta», per il ministro, sarebbe però «minima». La ratio delle parole ministeriali è quella di evitare, oltre al crollo dei redditi, la dismissione di «capitale umano» da parte delle imprese, troppo spesso l'unica soluzione alla crisi. Vale a dire evitare il licenziamento dei lavoratori, con tutte le competenze da essi acquisite nel mestiere. Contestuale a ciò sarebbe anche l'intervento delle regioni, che hanno sia accesso ai fondi europei che competenza esclusiva in materia di formazione professionale. Sulla formazione insiste anche il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei, che condivide le preoccupazioni del ministro sulla «perdita del patrimonio professionale» causata dai licenziamenti. Intanto, il ministro ha istituito una «unità per la tutela dell'occupazione», composta da direttori generali del ministeroe dai presidenti di Inps, Italia Lavoro e Isfol. Tale unità, come si legge nella nota del ministero, ha lo scopo di «coordinare tutte le attività dell'Amministrazione e di offrire una interlocuzione tecnica, efficace e tempestiva, alle altre amministrazioni dello stato, alle Regioni, agli altri enti locali e alle parti sociali».
Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, ha accolto positivamente le parole del ministro del Lavoro, aprendo al confronto con governo e imprese. Questo a patto che gli strumenti di solidarietà «siano inseriti in un quadro di tutele che evitino il distacco dei lavoratori dai posti di lavoro, non escludano i lavoratori precari e non costituiscano una furbizia per evitare al soggetto pubblico di investire tutte le risorse necessarie». Servono quindi, per Epifani, «strumenti parzialmente nuovi e soprattutto risorse più rilevanti». Un fatto positivo, per Epifani, sarebbe il «passaggio da un'impostazione priva di senso che prevedeva la detassazione degli straordinari a questa nuova ottica».
Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, rivendica invece la paternità delle parole di Sacconi, invitando il governo «a portare avanti il modello concertativo che la Merkel sta costruendo in Germania, per affrontare la crisi economica coinvolgendo le grandi e piccole aziende, i sindacati e le banche». Al clima di favore verso la settimana corta sacconiana contribuisce sicuramente Confindustria, che ricorda però come questa non sia una «panacea». Agli ammortizzatori sociali, per Bombassei, andrebbe affiancata un'opera di formazione professionale, «vera e non generica». Fondimpresa, il fondo gestito insieme a Cgil, Cisl e Uil, avrebbe già deciso di favorire la formazione per i cassintegrati.
La questione dei precari, che allo stato attuale non godono di alcun tipo di sostegno, è centrale anche per il leader del Pd Walter Veltroni, che però attende un «pacchetto di proposte ufficiali». Tiziano Treu del Pd, ex ministro del Lavoro, ricorda che i contratti di solidarietà, già esistenti, sono uno strumento anticrisi di riduzione dell'orario di lavoro. Andrebbe quindi discusso il loro miglioramento, anche per compensare la perdita di reddito subita dal lavoratore. Per Treu inoltre, bisogna «generalizzare la cassa integrazione anche alle piccole imprese che ne sono sprovviste e introdurre un sostegno di disoccupazione universale per tutti i lavoratori, a cominciare dai precari. Analoga la posizione di Cesare Damiano, vice-ministro ombra del Pd. Nonostante Tremonti sia rimasto «l'ultimo sacerdote a difesa dei saldi di bilancio», come ha chiesto il Pd c'è bisogno di un miliardo e mezzo di euro «per tagliare il traguardo di un sistema di tutele universali, anche per il lavoro precario».
Ieri anche Paolo Ferrero - segretario di Rifondazione Comunista - dalle pagine del Corriere aveva espresso apprezzamento per la settimana corta così come prospettata Berlusconi alla conferenza stampa di sabato.
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