
Guerra ad Hamas: 225 morti a Gaza
di Michele Giorgio
su Il Manifesto del 28/12/2008
Israele scatena l'inferno contro la Striscia: 60 jet militari sganciano oltre 100 bombe contro «installazioni di Hamas». È un massacro: 225 morti - tra loro civili - per quella che viene dipinta come un'«operazione difensiva contro il lancio di razzi Qassam». Tel Aviv: continueremo. Meshaal: ora la terza intifada, contro Stato ebraico e Abu Mazen
Israele l'ha chiamata chiama «Operazione Piombo Fuso», ma i palestinesi lo ricorderanno come il giorno più cruento dall'inizio dell'occupazione militare di Gaza, 41 anni fa: almeno 225 morti e oltre 700 feriti. Ma è solo un bilancio provvisorio e, comunque, non è l'unico macabro record di queste ultime ore. Ieri a Gaza si è registrato il più alto numero di vittime palestinesi in appena un paio d'ore, a causa delle bombe ad alto potenziale che una sessantina di aerei israeliani hanno sganciato in attacchi simultanei su decine di obiettivi. Prima a Gaza city e poi nel resto della Striscia di Gaza.
È stata una carneficina, rapida, improvvisa. Soprattutto di poliziotti e agenti delle forze di sicurezza del movimento islamico Hamas - obiettivo dichiarato dei raid - ma anche di un numero imprecisato di civili, tra cui donne e bambini. E non è certo finita.
Alti ufficiali israeliani hanno avvertito che l'attacco andrà avanti per molti giorni e prevedrà anche incursioni di reparti corazzati. L'operazione, ha annunciato il ministro della difesa Ehud Barak, ha lo scopo «di cambiare radicalmente la situazione...È giunta l'ora di combattere - ha aggiunto -, non voglio illudere nessuno. Non sarà facile e nemmeno breve». In serata, a Tel Aviv, il premier Ehud Olmert, al suo fianco il ministro degli esteri Tzipi Livni e Barak, ha confermato che l'operazione è destinata a durare ancora a lungo. «Abbiamo spiegato al mondo - ha detto - che l'unica cosa che vogliamo è neutralizzare Hamas», e ha sottolineato che le forze armate «avranno tutto il tempo necessario per raggiungere gli obiettivi prefissati».
La Livni, l'«ideologa» del governo israeliano, ha ottenuto ciò che chiedeva da settimane: un'offensiva per annientare Hamas e riportare a Gaza un governo palestinese «amico». Ieri sera ha detto che «nessuno è immune» e che anche i massimi leader del movimento islamico potranno diventare bersaglio dell'attacco in corso. Il piano di Olmert, Livni e Barak, non è fermare i lanci di razzi in modo da guadagnare consensi in vista delle elezioni del 10 febbraio, ma distruggere Hamas.
«Non cederemo mai a Israele, non importa quale forza sia usata contro di noi - ha replicato da Gaza il premier del governo di Hamas Ismail Haniyeh - Noi non lasceremo la nostra terra, non alzeremo bandiere bianche e non ci inginocchieremo se non di fronte a Dio». Un suo portavoce, Fawzi Barhum, ha minacciato la ripresa degli attentati suicidi.
Ieri, alle 10.30 ora italiana, gli abitanti di Gerusalemme hanno capito che l'aviazione stava per attaccare Gaza. Sopra la città all'improvviso c'è stato un passaggio intenso di F-16 ed F-15 che sbucavano ed entravano nelle nuvole. Non accade mai durante lo shabat ebraico di veder volare tanti jet da combattimento. Dopo qualche minuto i telefoni hanno cominciato a squillare, da Gaza city le voci concitate di amici e colleghi riferivano di un massiccio bombardamento ovunque: al porto, nel centro della città, nei quartieri periferici, su tutti gli uffici, i depositi e le sedi di polizia e delle forze di sicurezza di Hamas ma anche di vari gruppi armati. Edifici polverizzati dalle bombe ma l'onda d'urto delle esplosioni ha sventrato dozzine di palazzi e case circostanti. Poi l'attacco si è spostato più a sud, verso Khan Yunis e Rafah. I raid si sono susseguiti a intervalli regolari, fino a tarda sera.
Il numero più pesante di morti si è avuto in una base di Gaza dove era in corso una cerimonia di consegna dei diplomi ai partecipanti di un corso per ufficiali di polizia. L'attacco in quel punto e a quell'ora non è stato certo casuale: qualcuno ha informato l'intelligence israeliana del programma della giornata. Le bombe hanno fatto una strage: tra le macerie si sono visti numerosi corpi di morti e feriti. Tra gli uccisi il capo della polizia Tawfik Jaber.
Per le strade di Gaza, tra gli scoppi delle bombe, l'urlo disperato delle sirene delle ambulanze, si sono viste scene di civili, anche bambini, presi dal panico in cerca di un rifugio. Poi quando le varie ondate di attacchi sono cessate, la gente ha cominciato a scavare nelle macerie e il bilancio di morti e feriti si è aggravato con il passare delle ore. «Siamo in emergenza totale, non riusciamo ad assistere adeguatamente i feriti, sono troppi per le nostre poche forze, ci mancano kit per il pronto soccorso e attrezzature per la terapia intensiva. Il sistema ospedaliero rischia il collasso», ha detto al manifesto con un telefono cellulare il dottor Muawiya Hassanin, responsabile per i servizi di emergenza già fortemente indeboliti da mesi e mesi di embargo israeliano. Poi a sera, tra attacchi israeliani sporadici ed esplosioni, su Gaza è calata un'oscurità da paura, a causa della mancanza di energia elettrica, rotta solo dalle luci nelle abitazioni dotate di un generatore autonomo. La stampa estera non ha potuto vedere da vicino quando accadeva a Gaza, perché da giorni il valico di Erez è chiuso per i giornalisti stranieri. Potrebbe riaprire oggi, ma la decisione di garantire il diritto di cronaca ai reporter di altri paesi è nelle mani di Israele. La stampa estera invece ha potuto raggiungere facilmente i centri abitati israeliani bersaglio dei razzi palestinesi. A Netivot un Qassam ha centrato un appartamento uccidendo un israeliano e ferendone altri quattro. Nel sud di Israele è stato dichiarato lo stato di emergenza e la popolazione ha avuto istruzione di restare in aree protette o nelle immediate vicinanze di rifugi.
Le centinaia di morti e feriti a Gaza hanno scatenato reazioni in Cisgiordania e a Gerusalemme Est dove la popolazione ha manifestato in sostegno dei fratelli della Striscia. A Ramallah il presidente dell'Anp Abu Mazen ha chiesto l'immediata fine dell' aggressione israeliana. Da Damasco il leader di Hamas Khaled Meshaal ha fatto appello a una terza intifada: «militare, contro Israele» e «pacifica, all'interno», invitando i palestinesi a ribellarsi contro l'Autorità nazionale di Abu Mazen. Raduni e dimostrazioni un po' ovunque nel mondo arabo, in particolare in Libano, Giordania, Iraq ed Egitto.
E proprio contro il Cairo tanti puntano l'indice, a causa della politica ambigua portata avanti dal regime di Mubarak che di fatto partecipa al blocco di Gaza. Il quotidiano al Quds al Arabi di Londra ha accusato il governo egiziano di aver «concordato» con Tzipi Livni - giovedì in visita al Cairo - «un'operazione israeliana limitata» a Gaza. Il capo dell'intelligence egiziana Omar Suleiman avrebbe informato varie capitali arabe della decisione di Israele di sferrare un attacco per costringere Hamas accettare una tregua senza condizioni.
GAZA SOTTO LE BOMBE
ECCO COSA FA ISRAELE A GAZA
Questi video e foto, che mostrano gli effetti dei bombardamenti israeliani su Gaza, contengono immagini che sono consigliate solo ad un pubblico adulto:
1 - Servizio da Sky Tg 24, 27/12/2008 ore 11.20 - CLICCA QUI
2 - Galleria di foto di Rai News 24, 27/12/2008 - CLICCA QUI
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Manifestazione nazionale per l'apertura della campagna elettorale
Gaza - Fermiamo il massacro
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Video da Gaza
nigelparry.com/news/video-from-gaza.shtml
Adozione a distanza di bambini palestinesi










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