
Gaza, ritorno a scuola fra le rovine
di Francesca Caferri
su la Repubblica del 25/01/2009
Edifici distrutti, paure, lutti. E all´appello mancano molti ragazzi
«Buon giorno. Sei ancora viva?»: così si sono salutate ieri mattina le allieve della Beach preparatory school di Gaza, uno dei 200 istituti della Striscia dove sono riprese le lezioni per la prima volta dal 27 dicembre scorso, quando proprio nel pieno dell´orario scolastico l´aviazione israeliana diede inizio all´operazione Piombo fuso. Molti bambini sono tornati nelle stesse aule da cui fuggirono correndo quella mattina a mezzogiorno. Altri come gli otto alunni della Scuola professionale maschile dell´Unrwa morti durante i primi minuti dell´attacco lasceranno i banchi vuoti per sempre perché non si sono salvati dalle bombe. Altri ancora sono in aula, nonostante nei bombardamenti abbiano perso familiari e amici.
A riaprire i battenti ieri sono state oltre 200 scuole gestite dall´Unrwa, l´agenzia Onu che si occupa dei profughi palestinesi, e che di fatto è la principale responsabile dell´istruzione a Gaza: trenta delle scuole dell´Unrwa sono state danneggiate negli attacchi e sono inagibili, ma nonostante questo la maggior parte degli alunni sono riusciti a trovare posto fra i banchi. Duecentomila sono i bambini e gli adolescenti di Gaza che studiano grazie all´Onu.
La giornata di ieri è stata dedicata al ricordo delle vittime delle giornate di guerra: a inizio lezioni, gli insegnanti hanno chiesto chi avesse perso qualcuno della guerra e molti bambini hanno alzato le mani. Fra loro Nadia, 13 anni, allieva della scuola di Jabalya, una delle zone dove i combattimenti sono stati più duri, che ha raccontato davanti a tutti i compagni trattenendo le lacrime come fosse morta la sua mamma.
Le ferite emotive da cui gli psicologi avevano messo in guardia nei giorni scorsi sono apparse evidenti ieri ai giornalisti che hanno assistito alla ripresa delle lezioni: «Nei miei sogni vedo sangue», ha detta una allieva della Beach preparatory school al cronista della Reuters che la interrogava all´ingresso. «La mia casa è stata distrutta: ho salvato solo questi vestiti e lo zaino della scuola», ha raccontato un´altra. E ancora: «Sono felice di essere qui. Ogni sera andavo a letto pensando di morire e che non sarei più tornata a lezione». Ma ci sono anche tante dichiarazioni di odio per Israele: «La pace non ci potrà essere mai. Come potremmo? Guardate cosa ci hanno fatto», ha detto un´allieva ai giornalisti.
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Gaza - Fermiamo il massacro
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