
Gaza, il massacro dei civili: cento uccisi dalle bombe
di Francesca Marretta
su Liberazione del 03/01/2009
La guerra contro Hamas a Gaza ha ucciso ieri altri tre bambini. Fratelli tra i sette e i dieci anni. Iyad, Mohammad e Abdelsattar Al Astal stavano giocavando a pallone nelle strade polverose di Qarara, a sud di Gaza, ignari di trovarsi nella traiettoria di una postazione di lancio di razzi, obiettivo nel mirino dall'aviazione israeliana. Tre bambini morti alla ricerca di uno scampolo di normalitá, tirare calci a un pallone, in un contesto di vita in cui "normale" è diventato morire al tiro del bersaglio sbagliato come "effetto collaterale".
Non sono i soli. I morti civili a Gaza sono almeno cento, in sette giorni di bombardamenti. Un quarto delle vittime complessive, che sono almeno 420. Lo ha confermato ieri il Coordinatore Onu per le attività umanitarie nei territori palestinesi, Maxwell Gaylard. I feriti sono oltre duemila. Un numero significativo di vittime, è composto da donne e bambini. «Questo è un omicidio. Questo è un bambino». Madth Gilbert un medico norvegese che presta soccorso all'ospedale Shifa di Gaza, parla in preda a una rabbia impotente. Non è riuscito a salvare un bambino che aveva entrambi i piedi amputati per effetto dei bombardamenti. Le Nazioni Unite denunciano situzione alimentare «spaventosa» a Gaza. «Molti beni di prima necessità non sono più disponibili», ha dichiarato ieri Christine Van Nieuwenhuyse, rappresentante del Programma alimentare mondiale nei territori palestinesi.
Secondo la funzionaria Onu, servono a Gaza aiuti per circa nove milioni di dollari. Il Pam (il Programma alimentare mondiale patrocinato dalle Nazioni Unite) ha avviato ieri un programma «di distribuzione urgente» di pane per tremila famiglie di Gaza.
Il governo israeliano insiste, al contrario, nel sostenere che a Gaza non esiste crisi umanitaria e di conseguenza non ci sará nessuna tregua. Il ministro degli Esteri Tzipi Livni dichiara ad ogni conferenza stampa che Israele distingue tra militanti di Hamas e civili. Anche il Premier Olmert ripete ad ogni occasione che la guerra Israele la fa ad Hamas e non alla popolazione di Gaza. Dovranno convincere le migliaia di palestinesi che per sette giorni hanno seppellito figli, fratelli, amici, sorelle, genitori e altrettanti che hanno portato all'ospedale oltre duemila feriti. Un male necessario, in nome della sicurezza, nell'economia del conflitto, visto da Israele. A cui Israele ha diritto. Un diritto che avevano anche i bambini di Gaza, che come quelli traumatizzati di Sderot, non hanno colpe in questa guerra.
Una trentina di razzi, di cui alcuni a lunga gittata, lanciati da Gaza hanno raggiunto ieri Israele. Uno degli ordigni ha colpito un'abitazione nella cittá portuale di Ashkelon che ieri sera appariva deserta, non certo per l'inizio dello Shabbat, il sabato ebraico, dato che la popolazione normalmente di sabato affolla i locali del centro. Novecentomila israeliani vivono incollati ai rifugi, nelle zone a sud di Israele.
In questa fase di attacchi su Gaza, l'esercito israeliano sta avvisando, la popolazione di alcune zone oggetto dei raid. E' accaduto anche in passato. Chi riceve la telefonata di avviso ha a disposizione dieci minuti per fuggire, riattaccata la cornetta. I bombardamenti israeliani di ieri su Gaza, almeno trenta, hanno colpito abitazioni di alti esponenti di Hamas (e dei loro vicini di casa) e la zona in cui passano i tunnel sotterranei che sbucano in Egitto.
Duecentosettanta fotunati hanno potuto ieri lasciare la Striscia. Hanno in tasca un passaporto straniero. Si tratta di palestinesi con cittadinanza americana, russa, norvegese, turca, bielorussa e kazaka, figli di matrimoni misti o stranieri che hanno sposato palestinesi. «Non c'è dove nascondersi a Gaza, Non c'è acqua, non c'è elettricità, non ci sono medicine. Gaza è distrutta», ha dichiarato al valico di Eretz, il posto di confine tra Gaza e Israele la quattordicenne Jawaher Hajji, libera grazie al passaporto americano.
Avrebbe potuto lasciare Gaza anche un nostro connazionale, Vittorio Arrigoni, arrivato a Gaza con una nave della solidarietá, ma ha deciso di restare. Come alcuni attivisti internazionali dell'International Solidarity Movement che si trovano a Gaza.
In questa situazione, non si intravedono spiragli per un cessate il fuoco a Gaza. Israele è pronto per l'offensiva di terra. La gente di Gaza trema, mentre Hamas grida vendetta. In migliaia hanno partecipato a Gaza al funerale di uno dei dieci al "top" del movimento islamico, un falco, Nizar Rayan, ucciso giovedí assieme a mogli e figli.
Rayan voleva la ripresa degli attacchi suicidi, che la sua morte rischia ora di riportare in Israele. Ieri Ismail Rudwan, uno dei portavoce di Hamas a Gaza ha dichiarato che ora «tutte le opzioni sono aperte incluse le operazioni di martiro» ovvero gli attentati suicidi. Hamas ha esortato a colpire «obiettivi sionisti» ovunque.
La guerra a Gaza sta infiammando la Cisgiordania Gerusalemme est e le cittá israeliane in cui vivono comunitá arabe, l'intera regione ed il mondo islamico. I palestinesi sono scesi in piazza in migliaia a Ramallah, Hebron, Gerico, Betlemme. A Kalandia, check point d'ingresso a Ramallah, giovani palestinesi si sono scontrati con l'esercito israeliano per diverse ore. In una Gerusalemme blindata nella zona intorno alle mura della cittá vecchia è stato impedito il passaggio agli uomini al di sotto dei cinquant'anni.
Alcune centinaia di palestinesi hanno pregato per strada, circondati da agenti in tenuta antisommossa e a cavallo. Alla fine della preghiera vi sono stati scontri in alcune zone della cittá. Nella "giornata della rabbia" convocata ieri da Hamas, vi sono state imponenti manifestazioni di piazza anche nel resto del mondo arabo e musulmano.
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Gaza - Fermiamo il massacro
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Adozione a distanza di bambini palestinesi










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