Finirà tutto con l'invasione della Striscia o il conflitto divorerà il Medio Oriente?

06.01.2009 13:40

di Claudio Grassi e Marco Sferini

su Liberazione del 06/01/2009

L'invasione di terra della Striscia di Gaza da parte di Israele è un'operazione che mette in essere la seconda parte dell'omicidio continuato e sistematico dei palestinesi chiamato "Piombo fuso". Una denominazione lugubre, così come è oggi Gaza, così come oggi è la sua popolazione: senza medicine, senza luce, senza carburante, con una pioggia di bombe dal cielo, con i carri armati che da nord, dal centro e dal sud della Striscia penetrano fino alle prime linee difensive di Hamas. Hamas è l'obiettivo. Un obiettivo che giura: "Non ci arrenderemo mai" e aggiunge: "Gaza sarà il vostro cimitero". Le forze in campo sono quasi pari se guardiamo alle truppe impiegate: 15mila uomini sono sotto il comando di Hamas, 10mila sono quelli impiegati dal governo Olmert per piegare la resistenza palestinese.
Ma la sproporzione degli armamenti è enorme: tutti sanno che quello israeliano è il terzo esercito al mondo. Ha armamenti nucleari, missili di alta precisione; elicotteri, aerei e carri armati dei più moderni.
Dunque Gaza, mentre scriviamo, è una città dove si combatte strada per strada. La cronaca di guerra dice che saranno giorni tremendi per quel lembo di terra largo appena cinque - sei chilometri, per quella che sino ad oggi, da anni, è stata la prigione a cielo aperto di Israele. Un moderno campo di concentramento.
E ora, mentre Abu Mazen si appella all'Onu per una sessione speciale del Consiglio di Sicurezza, mentre l'Europa si è vista sbattere la porta in faccia da Olmert, Barack e Livni in merito alla richiesta di tregua, mentre i tank spianano le strade della Striscia, si potrebbe aprire un secondo fronte a nord, dove Hezbollah ha una notevole capacità di forza militare. Nasrallah, del resto, ha espresso in questi giorni la solidarietà sua e del suo partito per la causa palestinese e per le sofferenze che gli abitanti della Striscia stanno patendo in queste ore. E' anche possibile che, davanti al perdurare delle operazioni di guerra a Gaza, Hezbollah decida di intervenire per "distrarre" Israele dall'attacco a sud. In poche parole la questione che ci si pone innanzi è questa: tutto finirà con l'occupazione della Striscia e la deportazione dei palestinesi o il conflitto si allargherà a macchia d'olio nel Medio Oriente? Arafat sosteneva che la Palestina rappresentava l'elemento su cui poter regolare la pace o la guerra in quella zona tormentata. Aveva ragione. «Questa volta non sarà come in Libano», giurano comandanti e soldati israeliani. Sono certi di una vittoria «totale», di mettere la parola fine sull'esperienza di Hamas, anche a costo di continuare ad alimentare una carneficina impressionante: ad oggi oltre cinquecento morti e tremila feriti. Bambini, donne, chiunque diventa bersaglio per le truppe israeliane che non fanno più - se mai l'hanno fatta - alcuna distinzione nella scelta degli obiettivi da colpire. In moltissime città italiane, in molte capitali europee e nel mondo intero si sono svolte grandi manifestazioni di piazza. A Parigi i cortei facevano sentire slogan come "Israele assassino" e "Sionisti, sionisti, siete voi i veri terroristi". L'estrema sintesi di uno slogan può essere a volte utile, altre volte pericolosa per le interpretazioni a cui ci lascia. Questa volta non c'è nulla di pericoloso, nulla di interpretabile: le urla dei palestinesi e di tutti i pacifisti che sono scesi nelle strade e nelle piazze dicono che quella di Tel Aviv è una guerra. Che è una pianificazione sistematica di una riduzione in stato di subordinazione permanente della popolazione palestinese allo Stato ebraico e che, pertanto, il sogno della Palestina, della Repubblica palestinese di Arafat, dei "Due popoli, due Stati" non ha più alcun valore e che solo Israele può decidere cosa è bene e cosa è male. Chi si oppone a questa logica viene tacciato con l'accusa più meschina: di essere antisemita. E invece, antisemita è proprio Israele, lo è contro la sua storia, contro quell'olocausto che ha subìto - è bene ricordarlo - insieme a milioni di altri soggetti individuati da Hitler come inferiori, come elementi da cancellare dalla faccia della terra.
Antisemita è chi ha scordato la propria feroce oppressione e la pratica oggi, seppure senza il supporto di una ideologia di sterminio totale, contro tutto un popolo. E' possibile parlare veramente, con una espressione seria del viso, di "azione difensiva" di Israele contro il "terrorismo" di Hamas? Non è forse vero che, come abbiamo già scritto, è molto più semplice tacciare di terrorismo un qualunque partito piuttosto che un intero governo? E non è forse vero che Hamas, lo si voglia o meno, ha vinto le elezioni parlamentari palestinesi con una ampissima maggioranza? Non ha dunque il diritto di governare, tanto quanto lo ha il governo di Israele? Parole che nessuno ascolta, oramai... Israele fa la guerra e al suo interno vive di paura, di terrore per possibili attacchi kamikaze. Israele fa la guerra e al suo esterno impiega migliaia e migliaia di truppe, mezzi corazzati, navi, aerei. Israele è lo Stato che ha fatto più guerre nella sua breve storia di qualunque altro al mondo. Lo Stato di Israele è in questo momento il vero terrorista. Chissà se Oskar Schindler avrebbe qualche parola da dire a questi ebrei moderni che, in nome della loro libertà, massacrano un popolo che ha il solo torto di chiedere di poter vivere nella sua terra senza muri che lo circondino, senza check point che lo aspettino ad ogni varco di confine, senza elicotteri che lo bombardino o truppe che lo assalgano per un puro spirito di conquista e di accrescimento del proprio potere nel Medio Oriente e nel più vasto scacchiere internazionale.

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