Fiat: sciopero a gennaio. «Il governo aiuti settore auto»

18.12.2008 13:56

di Maurizio Pagliassotti

su Liberazione del 18/12/2008

Al mercato di borsa non basta l'annuncio Fiat di 5000 licenziamenti e nuova cassa integrazione. Troppo poco, ci vuole la scure, è questa la risposta che arriva dagli investitori internazionali. In apertura ieri mattina il titolo rimbalzava dell'uno virgola qualcosa ma poi fletteva sotto la spinta di vendite fortissime che si sono abbattute come un tornado. Non c'è pace quindi per i poveri azionisti della multinazionale. Mentre il titolo affonda il sindacato decide di scendere in piazza in maniera unitaria. Si monta uno sciopero per gennaio: per chiedere al governo un intervento straordinario a sostegno dell'industria dell'auto e, più in generale, a favore del manifatturiero che produce innovazione tecnologica e occupazione. «E' necessario un incontro con Marchionne per gestire insieme la crisi» sottolinea Eros Panicali, responsabile Auto-Uilm, mentre Roberto Di Maulo, segretario generale Fismic, chiede che «non si porti più lavoro all'estero e che le prossime produzioni restino tutte in Italia». Ma tutte le prossime delocalizzazioni sono già state decise, le produzioni andranno in Serbia e Argentina. Rimane il sogno dell'auto low-cost a Mirafiori, ma a tempi lunghi.
La Fiat ieri ha confermato le indiscrezioni che prevedono una media lavorativa sul 2009 pari ad una settimana su quattro al mese come anticipato da Liberazione sull'edizione serale del 15 dicembre. A Mirafiori, Cassino e Termini Imerese forse si rientrerà il 18 gennaio anziché il 12 e ci sarà un'altra settimana di fermo dal 2 all'8 febbraio (a Termini una in più dal 26 gennaio all'8 febbraio). La Sevel non lavorerà il 12 e 13 gennaio e poi dal 26 gennaio all'8 febbraio. A Pomigliano l'attività sarà ferma ininterrottamente fino all'8 febbraio. Sono tutte date senza valore queste perché la situazione cambia di giorno in giorno. Una fonte interna sostiene che le notizie in questo momento devono essere date «in maniera moderata e, probabilmente dopo le feste natalizie, almeno a Mirafiori, la cassa si estenderà a due delle tre settimane comprese tra il 18 gennaio e l'otto febbraio. Abbiamo il timore è che il mercato si faccia cogliere dal panico, dando così spazio a scalate borsistiche che potrebbero essere ostili». Anche perché oggi l'Ifil, la holding che detiene il 30,45% del gruppo Fiat, è composta da parentame Agnelli e manager che non nutrono sentimentalismi verso la fabbrica dei gloriosi antenati. Venderebbero. Ed è forse anche per questa ragione che l'amministratore delegato Marchionne sta cercando un partner con cui unirsi e non a cui (s)vendersi.
Per il momento comunque i guai più grossi sono riservati per gli "ultimi Fiat", i cinquemila precari cui è stato detto che il contratto a termine non verrà rinnovato. Fine, a casa. Licenziamenti che hanno provocato flebili proteste da parte del sindacato ed anche qualche sospiro di sollievo tra i lavoratori: mors tua vita mea. «L'incontro sull'integrativo - spiega Enzo Masini, responsabile Fiat della Fiom nazionale - è andato molto male. Questo apre un interrogativo sullo scenario nel quale Marchionne intende affrontare la ridefinizione delle strategie: non vorremmo che si scarichi la crisi solo sui lavoratori, mentre si confermano i buoni risultati 2008 e il dividendo agli azionisti».
Tutto questo mentre la strategia difensiva di Fiat si consolida sul non investimento. «La crisi è così forte che puoi fare l'auto più bella del mondo, ma se non te la comprano.... Per questo stiamo arrivando a decidere di non fare nel 2009 il lancio di auto nuove che sono già pronte, ma che forse meritano di essere presentate in momenti migliori». Così il presidente Luca Cordero di Montezemolo, parlando ieri ai giornalisti italiani al tradizionale scambio degli auguri di Natale in Casa Ferrari, ha parlato anche di Fiat, prefigurando un prossimo anno attendista.
«Di certo - ha detto - faremo il lancio della Fiat 500 Cabrio compresa l'Alfa Romeo 149 (che ieri mattina invece si dava per bloccata ndr ). Per le altre novità, stiamo pensando di aspettare tempi più propizi», ha poi concluso dicendo che «la crisi sarà breve» (ma allora perché rimandare il lancio dei modelli?) e che farà «pulizia» tra i costruttori, che a suo dire sono troppi. E troppi costruttori significa anche troppi impiegati e troppi operai. O no?

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