
Ex Sipe, la rivolta dei lavoratori
Dal Corriere Adriatico del 21 Febbraio 2009
Sciopero generale, fermato il Tir che doveva portare dei macchinari in Polonia
Quando hanno visto arrivare il Tir che avrebbe dovuto caricare una linea automatica di produzione per trasferirla in Polonia, i 300 lavoratori della ex Sipe l’hanno bloccato all’esterno e hanno proclamato uno sciopero totale e spontaneo. L’azienda che produce altoparlanti per le più prestigiose case automobilistiche, è nata a Monte San Vito e qui si è sviluppata. Ora picchetti e presidi impediscono qualsiasi attività perlomeno fino a martedì, dopo l’incontro in Ancona nella sede di Confindustria tra i dirigenti dell’azienda, i sindacati di categoria e tutte le componenti Rsu.
L’assessore regionale alle attività produttive Fabio Badiali, appena venuto a conoscenza di quanto stava accadendo all’ex Sipe si è immediatamente recato sul posto a sostenere i lavoratori. Anche Maurizio Quercetti, assessore provinciale al Lavoro e il sindaco Gloria Sordoni sono stati a lungo fuori dai cancelli, assieme ai lavoratori decisi a difendere a oltranza l’occupazione e impedire quella che sostengono sia soltanto delocalizzazione speculativa.
Stavano in guardia gli operai, temevano l’arrivo del Tir che avrebbe portato via la linea di produzione già smontata e impacchettata. E l’hanno impedito. E continueranno a impedirlo fino a martedì. Ma anche ad oltranza se indispensabile. Perché, dicono, il trasferimento della linea automatica significa la perdita secca di altri 30 posti di lavoro, dopo i 45 dipendenti messi in cassa integrazione a zero ore, per lo più impiegati. E dopo l’accordo per un anno di cassa integrazione a rotazione per tutti. Perché, insistono, trasferire in Polonia un’altra linea di produzione - dopo quella di quattro anni fa -, non significa non avere commesse di lavoro, ma solo speculare e trasferire tutta l’azienda all’estero.
Badiali ha detto chiaro e tondo ai lavoratori che contrasterà drasticamente “qualsiasi ipotesi di delocalizzazione”, e ha assicurato che “in qualsiasi situazione dovessero trovarsi, i dipendenti avranno il sostegno della Regione attraverso il Fondo di solidarietà in bilancio”.
Giuliano Brandoni, consigliere regionale di Rifondazione, era con i lavoratori in sciopero per portare loro completa solidarietà. E a nome suo, di Quercetti e del partito ha detto che prima di tutto “occorre impedire la delocalizzazione dei macchinari. In un momento così critico per il tessuto produttivo della Vallesina - ha aggiunto - è necessario che tutti facciano la propria parte, a partire dalle dirigenze aziendali che nelle loro scelte non possono non tener conto delle loro responsabilità nei confronti di tanti lavoratori e delle loro famiglie”.
BRUNO LUMINARI
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