Europee, che fare? La sinistra discute

30.01.2009 13:20

di Angela Mauro

su Liberazione del 30/01/2009

Il day after dei sit-in in piazza è un flusso continuo di conferenze stampa e dichiarazioni. No all'europorcellum, ripetono i partiti e movimenti della sinistra extraparlamentare sconfortati dalla soglia di sbarramento al 4 per cento che Pd e Pdl si accingono a introdurre nella legge elettorale per le europee. «Con questa riforma, Berlusconi si rafforza come governo, Veltroni si rafforza come individuo perchè così sbarra la strada alla sinistra che rischia di rubare voti al suo partito in crisi», ribadisce il segretario del Prc Paolo Ferrero parlando con i cronisti alla Camera. «La soglia al 4 per cento è un patto per far calare il silenzio sulla crisi sociale, per cancellare le voci critiche della sinistra», dice pure Nichi Vendola, anche lui a Montecitorio per dare l'allarme, ora che guida Rifondazione per la sinistra, uscita dal Prc solo domenica scorsa a Chianciano per lavorare ad un ancora lontano soggetto unitario con Sd, Verdi e parte del Pdci. Ma quello della riforma elettorale è un treno che corre veloce. Già la settimana prossima otterrà il via libera dalla Camera e subito dopo al Senato.
E finora le preoccupazioni della sinistra non sembrano avere sponde in Parlamento, nè dall'Udc, contenta per aver ottenuto che le preferenze non siano toccate, nè da Di Pietro, alto nei sondaggi, nè dai Radicali, che a dispetto della loro storia per ora non fanno le barricate. C'è il tavolo di coordinamento unitario di tutte le forze più piccole, dai socialisti a Rifondazione passando per l'Udeur di Mastella e anche per quelli di Pannella. Molto non può per fermare il treno, ma al momento ha almeno deciso di frenare le trattative con il Pd per le alleanze in vista delle amministrative (64 province e 27 grossi comuni). Con cautela però. Lo dice anche Ferrero che non si può stabilire un collegamento diretto tra lo sbarramento per le europee ed eventuali rotture delle alleanze locali: «C'è il rischio di aprire la strada ad accordi tra il partito di Veltroni e l'Udc...». E a maggior ragione lo dice il governatore della Puglia: «Nessuna ripercussione sulle alleanze locali». Certo, dentro il Prc, c'è la speranza che amministratori del Pd, tipo Bassolino o Mercedes Bresso, a capo di giunte di centrosinistra, facciano sentire la loro voce anti europorcellum almeno per non vedersi crollare addosso i propri "castelli locali". Ma finora non è successo, prevale la disciplina di partito. Anche se c'è chi esce fuori dal coro: Rosa Russo Iervolino, la sindaca pluricontestata per le ultime vicende giudiziarie intorno al comune di Napoli. «La soglia si sbarramento al 4 per cento è troppo alta, mi auguro venga rivista», dice la prima cittadina partenopea, di fatto accogliendo l'appello degli assessori e degli consiglieri del Prc Campania che minacciano «il blocco delle attività amministrative se non si ferma l'accordo Pd-Pdl sulla riforma». Iervolino in prima linea di un fronte del no interno al Pd? Si vedrà. Intanto con lei c'è anche il vicepresidente della Regione Campania, Antonio Valiante del Pd: «La soglia al 4 per cento appare più una strozzatura che una semplificazione del quadro politico». In diversi governi locali la sinistra sta facendo sentire la propria voce di protesta. Uno striscione "no allo sbarramento" è stato srotolato in consiglio regionale in Liguria, per esempio.
Turbolenze. Il bubbone rimane. E allora? Vendola lancia la sua proposta: «Lista unitaria di tutte le sinistre, dai socialisti al Prc, per superare il 4 per cento». Un'altra Sinistra Arcobaleno? I vendoliani dicono di no. Quello fu un errore, lo si presentò come percorso unitario, ma era solo un cartello, ti spiegano. In questo caso verrebbe presentato proprio come «cartello delle sinistre per contrastare il tentativo di restringere gli spazi di democrazia». Insomma, uniamoci per non scomparire. L'idea piace ai vendoliani che non hanno preso la via della scissione e sono rimasti dentro il partito («l'avevamo detto fin dall'inizio...», rimbrottano). Ferrero non entra nemmeno nel merito della proposta e non per dire no subito ma perchè, spiega, «parlare come se la legge fosse già stata approvata vuol dire fare un favore a Veltroni». Un passo per volta, è la linea scelta dal segretario, ora tirato per la giacchetta (scusate l'espressione, ma rende l'idea) non solo da Vendola ma anche da Diliberto che torna alla carica con l'idea dell'unità dei comunisti. «Lista comune di Prc e Pdci - propone il segretario dei Comunisti Italiani - e non si tratterebbe solo di un cartello elettorale ma di una vera e propria alleanza politica da far vivere a prescindere dallo sbarramento». Di più: Diliberto si rivolge anche a Vendola invitandolo a rientrare nel Prc per un «accordo anche con lui».
Se Ferrero prende tempo per non avvantaggiare Veltroni, Claudio Grassi non ha problemi a replicare con un no secco alla proposta del governatore della Puglia. «Un Arcobaleno basta e avanza - dice il coordinatore di Essere Comunisti - La sfida è un'altra: rilanciare Rifondazione». Con il Pdci? La questione non è affrontata.
Nella confusione del momento si inserisce la proposta del direttore de il manifesto , Gabriele Polo, che consiglia a tutta la sinistra di passare il turno, non presentarsi alla tornata di giugno, non ci sono margini. «E' come se io chiedessi al suo giornale di non uscire per un po'...», boccia Ferrero. «E' come chiedere al mondo di smettere di girare, voglio scendere...», boccia Vendola. Per di più, nel mondo Rifondazione ci sono passaggi - se vogliamo - anche delicati da dover affrontare nell'immediato. Per esempio, la sostituzione dei vendoliani che sono andati via dal partito negli organismi dirigenti. Quelli che sono rimasti hanno già chiesto a Ferrero di subentrare al posto degli scissionisti. Il segretario dovrà scegliere. Una decisione non da poco per gli equilibri interni alla sua maggioranza.
Fino alla prossima settimana sarà protesta, c'è da scommetterci. In programma, sit-in e mobilitazioni in tutt'Italia. Fermeranno il treno? Ferrero fa prevalere le ragioni di una sinistra che «a Strasburgo voterebbe contro direttive liberiste come la Bolkestein, mentre Pd e Pdl, che si fanno la guerra in Italia, in Europa votano all'unisono. Dov'è il pluralismo?». A Fassino che difende lo sbarramento «per non mandare in Europa un'armata Brancaleone», risponde Carlo Leoni di Sinistra Democratica: «Allo stato, l'unica armata Brancaleone presente nel Parlamento italiano ci pare sia il partito di cui Fassino è ministro ombra...».

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