«E' rabbia fra deboli. La Lega l'ha capito»

03.02.2009 20:19

di Fabio Sebastiani

su Liberazione del 03/02/2009

A colloquio con Roberto Biorcio, Professore di Sociologia di Milano Bicocca

Difesa territoriale e crisi economica: due ingredienti tipici del leghismo che sono presenti nella vicenda delle proteste razziste dei lavoratori inglesi. Cosa ne pensa?

Credo che faccia parte degli effetti della globalizzazione. Mancando, evidentemente, tutta una serie di politiche di protezione nei confronti dei lavoratori locali, poi succede si vada alla ricerca del capro espiatorio. Un elemento, questo, ben conosciuto in Italia e in altri paesi dalle forze politiche di stampo populista che cercano di cavalcare queste tensioni e di scaricare il disagio sui migranti.

Alla base c'è la difesa della comunità, dato che sembra in contraddizione con la globalizzazione.

Agiscono su senso di difesa della comunità. Nel caso specifico, la novità è che anche i sindacati hanno preso in considerazione questa spinta scegliendo di agire in difesa non dei lavoratori in quanto tali ma della comunità. Non vengono considerati i diritti dei lavoratori nemmeno di quelli italiani e dei migranti più in generale. Il meccanismo di spostare la produzione dove il lavoro costa meno e avere i lavoratori a condizioni più vantaggiose apre un potenziale conflitto tra la comunità locale che vuole comunque difendersi e il resto del mondo. Tra l'altro questa chiave di leggere la globalizzazione viene da quello stesso populismo che ha contrastato la comunità europea. La novità è oggi nel sindacato che invece dovrebbe avere una impronta universalistica. La rabbia si rovescia sui più deboli invece che verso le multinazionali, che invece sono le responsabili della crisi.

Questa idea della comunità che difende il lavoro non è una novità. Prima dell'avvento della Thatcher...

La grossa battaglia della Thatcher contro i minatori ha visto in un primo momento l'opposizione della comunità che poi è stata sconfitta perché è venuto meno il sostegno dei laburisti e delle altre categorie.

Che cosa si può fare per contrastare questa tendenza?

Si può fare qualcosa con azioni e iniziative appropriate. Mi chiedo se esiste una qualche forma di rapporto, sul piano sindacale, per riuscire a mettere insieme, per esempio, le varie organizzazioni, magari dentro un ambito europeo. Magari i sindacati dovrebbero trovare il modo di elaborare una piattaforma per la protezione di tutti i lavoratori. Visto che ormai le politiche si fanno in chiave europea o mondiale, qualche ragionamento sui diritti universali si può fare.
Si tratta di contemperare i due diritti, della comunità locale e del migrante.

C'è un parte di responsabilità della politica, e quale?

L'Europa è una comunità più virtuale che reale che ha garantito il massimo odi circolazione dei capitali ma non ha favorito la circolazione e il consolidamento dei diritti. Prima prendiamo coscienza di questo e meglio è. Del resto, come già è uscito da Davos, il paradosso della crisi attuale è il protezionismo. In Europa non c'è uno stato forte sul piano continentale e quindi l'intervento della politica non può che essere in termini nazionali. C'è da una parte l'accettazione ideologica del liberismo ma dall'altra non si è in grado di fare un politica continentale. C'è un mercato continentale ma manca una autorità in grado di prendere gli interventi necessari.

Questa crisi economica non potrebbe avere anche tra le sue conseguenze quella di costringere i lavoratori a guardare in faccia il livellamento generale?

Se ci si limita a seguire la difesa colpevolizzando gli ultimi non si va molto avanti. Il punto sarebbe di vedere se cogliendo una serie di spinte che vengono dal nord tipo l'aumento dei salari e dei diritti dello stato sociale si può allargare il discorso a tutti i territori. Certo, anche in questo caso ci vorrebbero delle entità politiche forti. Occorrerebbe un salto politico a livello di autorità europea. La crisi potrebbe rappresentare una opportunità per estendere i diritti e le protezioni per tutti. Questo sempre che l'Europa diventasse una entità politica democratica e non più un coacervo disarticolato.

Punti di forza e punti di debolezza del leghismo nella prospettiva della crisi?

Il leghismo ha una sua impostazione con la resistenza alla globalizzazione, è un punto di forza. L'alleanza con le forze neoliberali può essere una contraddizione. L'altra grande capacità che ha avuto è stata quella dell'inchiesta di massa. Sono stati molto capaci di ascoltare la gente. Il punto debole è che si tratta di una autodifesa più simbolica che reale. Sradicano i campi rom ma non intevengono sull'economia reale. E' come se avessero trovato un surrogato sul piano simbolico. Ma è un punto debole perché prima o poi si scoprirà che non ci sarà più spazio per una soluzione sul piano solo simbolico.

Cerca nel sito

Contatti

Paritito della Rifondazione Comunista - Circolo Karl Marx Jesi Via Giacomo Acqua 3 TEL-FAX 0731-56776