
Draghi, allarme lavoro
di Francesco Paternò
su Il Manifesto del 22/02/2009
Il governatore di Bankitalia non è ottimista come Silvio Berlusconi. E' anzi molto preoccupato e la dice tutta - o quasi tutta - nel suo intervento di ieri al Forex di Milano,il congresso degli operatori finanziari. Fa notizia, infatti non è nei titoli di testa del Tg2 dell'ora di pranzo di ieri: «Ci aspettano due anni difficili», dice Mario Draghi, anni in cui assisteremo in Italia ad un forte «deterioramento dell'occupazione» e nei quali bisognerà tenere salda la barra dei conti pubblici. Due anni, il 2009 e 2010, nei quali l'economia dovrà affrontare la sfida dell'uscita dalla recessione, «che sarà tanto più rapida quanto prima si ristabilirà la fiducia nelle prospettive di lavoro e di reddito, nel ritorno a una crescita equilibrata, nella solidità finanziaria». E sarà ancora, insiste il governatore, un periodo complicato anche sul piano sociale, in cui andrà «sostenuto il consumo delle fasce più deboli». Da Roma, gli ha risposto a distanza il ministro dell'economia Giulio Tremonti, che parlando all'Anspen Institute, ha detto che è stato fatto tutto il possibile: «Il governo ha da tempo gestito nei termini che poteva e doveva il problema. Pochi giorni fa abbiamo siglato con le Regioni un importante accordo sugli ammortizzatori sociali, siamo convinti di aver visto per tempo i fenomeni e di averli gestiti nel modo migliore».
Tutto a posto e niente in ordine, dunque. Draghi comincia proprio dall'occupazione. Sottolinea come «le ripercussioni non si sono ancora pienamente manifestate», come «gli indicatori disponibili per i mesi più recenti prefigureranno un netto deterioramento», come «la caduta della domanda può colpire con particolare intensità le fasce deboli e meno protette, i lavoratori precari, i giovani, le famiglie a basso reddito». E spiega che «sono più che raddoppiate le posizioni temporanee: nel terzo trimestre del 2008 l'insieme dei lavoratori a termine, interinali e a progetto sfiorava i tre milioni. Per circa quattro quinti di questi lavoratori il contratto giunge a scadenza entro un anno; su di loro grava un rischio particolare».
Il governatore fa un nuovo richiamo al governo quando dice che «è questa l'occasione per riforme di struttura che consentano al nostro paese di crescere di più e meglio in futuro», tra queste una «riforma organica degli ammortizzatori sociali». E' ancora più critico quando, parlando delle politiche espansive nel mondo, mette a confronto il mezzo punto di pil usato da Berlusconi e Tremonti a fianco del 5% statunitense, del 3% tedesco, del 2% giapponese o dello 0,75% francese. Draghi passa poi al capitolo di gran moda, il protezionismo. Dice: è distruttivo. «Il ricorso al protezionismo è una sirena potente durante la crisi. Nell'immediato può offrire qualche beneficio e alleviare vere situazioni di disagio sociale. Ma è certamente illusoria e distruttiva nel medio periodo, come senza dubbio lo fu negli anni Trenta».
Per quanto riguarda banche e finanza, Draghi apre ai «Tremonti Bond», sostenendo che le banche non devono esitare a utilizzare i fondi messi a disposizione dallo Stato, «se i fondi sono di dimensione adeguata, e se le condizioni che accompagnano gli interventi sono ragionevoli e concrete, tese a ottenere l'obiettivo, senza ingerenze amministrative nelle scelte imprenditoriali». La Banca d'Italia è poi favorevole all'istituzione delle cosiddette «bad banks» , come misura per favorire l'emersione dei titoli rischiosi. E per Draghi «diviene pressante procedere a nuove ricapitalizzazioni mirate allo sviluppo, a interventi di sostegno degli attivi bancari». Bankitalia chiede anche sgravi fiscali per le perdite su crediti delle banche. «È altresì opportuno riconsiderare il trattamento fiscale delle perdite su crediti - dice Draghi, portando ancora una volta un confronto con quel che avviene in altri paesi - In Italia banche e intermediari finanziari possono dedurre le svalutazioni dei crediti solo entro lo 0,3 per cento degli impieghi; le svalutazioni eccedenti questo limite sono rateizzate in 18 anni. In Francia, Germania e Regno Unito è riconosciuta l'immediata e completa deducibilità delle rettifiche di valore indicate in bilancio. La normativa italiana ha effetti prociclici: se le sofferenze aumentano, gli oneri a carico del sistema finanziario si aggravano in quanto cresce l'ammontare delle svalutazioni che non è possibile dedurre. Essa è particolarmente penalizzante nell'attuale fase ciclica». Tremonti è avvertito.
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