
Domani a Roma un invasione di kefie per far tacere le armi
di Checchino Antonini
su Liberazione del 16/01/2009
Il movimento dei movimenti alle prese con la crisi delle crisi . Al di là della cacofonia, il prossimo social forum mondiale - a Belem dal 27 gennaio al primo febbraio - ruoterà attorno all'analisi delle cause e degli effetti del "meltdown", alla lettera la fusione termonucleare, nel gergo giornalistico sta a indicare l'impasto tra il crollo dei mercati finanziari e la recessione industriale.
Per alcuni settori (come gli ex disobbedienti), che pure percorsero le vie di Seattle giusto dieci anni fa, la crisi sarebbe il capolinea del movimento noglobal. Ma è una visione che risente di una tara eurocentrica: «Se da noi, in Europa, è certo un momento di stanca, non si può dire lo stesso per quanto riguarda il resto del mondo, a cominciare dal Sud America. O degli stessi Usa dove il primo social forum statunitense, ad Atlanta, ha preceduto l'avvio della campagna di Obama», avverte Raffaella Bolini, responsabile internazionale dell'Arci che ieri, a Roma, ha preso parte - con Alex Zanotelli, Olol Jackson, Monica Di Sisto, Luis Evelis Andrade Casama (Presidente del Fondo Indigeno Latinoamericano e portavoce del movimento indigeno colombiano) e altri- al lancio dell'appuntamento altermondialista in uno dei luoghi simbolo sia dell'insostenibilità del modello di sviluppo - l'Amazzonia ostaggio delle multinazionali - sia della resistenza dei popoli indigeni dai quali giunge un segnale chiave: «Per la prima volta non è messo in discussione solo il modello di sviluppo ma il concetto stesso dello sviluppo: la natura ha diritti in quanto tale ed è lo "sviluppo" l'artefice della crisi», spiega Giuseppe De Marzo, attivista di "A Sud". Conferma Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas, che l'Europa dopo essere stata centrale tra il 2001 e il 2003, ora è il «punto debole del movimento». «I temi che verranno affrontati saranno quelli decisivi e costituenti per la sinistra del XXI secolo, appunto democrazia, beni comuni e pace. Partendo dall'immediato cessate il fuoco a Gaza», commenta Walter Mancini di Rifondazione per la sinistra.
Già 80mila le iscrizioni pervenute da più di 4000 movimenti, popoli indigeni, sindacati, realtà della società civile, Ong e chiese di 150 Stati (più 3mila delegati delle nazioni indigene) per il nono Wsf che si terrà presso le università Federal do Pará e Federal Rural da Amazônia. A dieci anni da Seattle resta l'unico spazio aperto, plurale, diversificato, non governativo per la riflessione decentrata, lo scambio di esperienze di scambio ed alleanze tra i movimenti e le organizzazioni impegnate in azioni concrete per un mondo più giusto e democratico. Un patrimonio di relazioni che, subito dopo la kermesse amazzonica, si trasferirà nel Maghreb dove il consiglio internazionale del Wsf si misurerà sulla crisi mediorientale.
Dopo l'esperienza africana di Nairobi, i movimenti tornano in Brasile. Belem si trova nel cuore profondo dell'Amazzonia che abbraccia nove Paesi come Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname e Venezuela, circa il 27% del Rio delle Amazzoni, è occupato da territori indigeni e dal 10% di tutta la popolazione latinoamericana, 44 milioni di persone, 522 popoli tradizionali di etnie diverse molto più di territorio.
Il secondo giorno sarà dedicato alla Giornata Pan-Amazzonica sui 500 anni di resistenza, realizzazioni e prospettive afro-indigene e popolari con le carovane che arriveranno su strada e via fiume.Sarà la più grande mobilitazione indigena nella storia del Forum Sociale Mondiale. Bambini e adulti sono protagonisti di una lotta di resistenza e di una sofferenza per i danni irreversibili causati da un capitalismo predatorio neoliberale, guidato dall'espansione delle attività delle imprese multinazionali - l'estrazione, il petrolio, l'energia idroelettrica, il legname, la soia, tra gli altri - a danno delle comunità indigene.
La convergenza e le alleanze tra i movimenti sociali, le reti e le organizzazioni della società civile produrrà, in fondo alle giornate del forum una sorta di "assemblea di assemblee", punto di condensazione di tutte le proposte e lancio di una giornata di azione globale il Primo Aprile. Sarà un "Pesce d'Aprile finanziario" alla vigilia del G20 londinese, il primo con Obama. Perché a crisi globale si risponde con risposte globali. «E ora decine di milioni di nuovi disoccupati si andranno ad aggiungere al miliardo di poveri già prodotti dal liberismo», aggiunge Alessandra Mecozzi della Fiom Internazionale. In agenda le mobilitazioni scaturite dal Fse di Malmo: quella del 4 aprile a Strasburgo quando l'Europarlamento celebrerà, inopportunamente, i 60 anni della Nato, a dicembre a Copenhagen per un controvertice sul clima, a Istanbul contro la kermesse delle multinazionali dell'acqua. E al G8 in Sardegna, forse, visto che è stato offuscato dal G20.
Ma il forum sarà anche teatro di una fiera del commercio equosolidale, di una "Corrida dei diritti" promossa dalla Uisp per attraversare i quartieri disagiati della città ospitante
Un'altra novità sarà Belem expanded : le organizzazioni di tutto il mondo possono partecipare al Fsm 2009 anche collegando le proprie attività, iniziative, gruppi e mobilitazioni via Internet, tv e radio. Da Bogotà a Kinshasa, da Malmo alla Palestina, da Parigi a Falluja, più di 100 iniziative di connessione sono già in piedi. Sarà un territorio virtuale costruito per ospitare le iniziative decentrate e le connessioni con il territorio amazzonico.
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Manifestazione nazionale per l'apertura della campagna elettorale

Gaza - Fermiamo il massacro
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