
«Divisi ma uniti per la pace»
di Eleonora Martini
su Il Manifesto del 17/01/2009
Alle manifestazioni nazionali sono attese decine di migliaia di persone. Le comunità palestinesi in Italia: «Avremmo voluto una sola inziativa, parteciperemo a tutte e due. Abbiamo bisogno della solidarietà di tutti». La Tavola per la pace: «Come ha fatto il Parlamento europeo, anche l'Italia condanni l'isolamento di Gaza»
Assisi-Roma: un fiume di adesioni, una partecipazione che si prevede imponente. Indette sotto il segno della separazione, le due manifestazioni nazionali previste per oggi nella capitale e nella cittadella umbra "della pace" si stanno idealmente fondendo in un unico grande appuntamento, con decine di migliaia di persone che scenderanno in piazza - in ordine sparso e quasi senza alcuna distinzione se non la prossimità geografica - per chiedere la fine immediata della guerra di Gaza. Centinaia di associazioni, organizzazioni, enti locali e singoli cittadini in queste ore stanno raggiungendo il centro di Assisi per un'intera «giornata di riflessione e azione» - con un'assemblea mattutina e un corteo che dalle 13,30 attraverserà il centro storico fino alla Basilica di San Francesco - e la romana Piazza Vittorio da dove alle 15 la manifestazione si muoverà per convogliare infine a Porta San Paolo.
«Avremmo voluto una sola manifestazione, non ci siamo riusciti ma tanti di noi del nord e del centro Italia parteciperanno alla manifestazione di Assisi», spiega Samir Al Qaryouti, coordinatore delle Comunità palestinesi italiane, tra i promotori del corteo di Roma che in queste ore ha visto crescere oltre il previsto il numero di adesioni anche da parte di organizzazioni che hanno scelto la funzione di "ponte" tra le due iniziative. «Nessuna distinzione tra i due appuntamenti e noi invitiamo a partecipare a entrambi perché in questo momento abbiamo bisogno della solidarietà di tutti gli italiani - aggiunge Al Qaryouti -. A Roma prevediamo un alto numero di partecipanti ma per noi conta una sola cosa: che si elevi il livello di attenzione su quanto sta accadendo a Gaza per fermare il massacro che viene perpetrato contro il popolo palestinese e non contro Hamas. E che proseguirà finché continuerà questo silenzio della diplomazia, della politica internazionale, dei regimi arabi, dell'Unione europea e del governo italiano». «Le comunità - ci tiene a specificare - sono composte di tante persone diverse politicamente, chi sta con Hamas, chi con Fatah, ma non bisogna lasciare soli gli immigrati che si sentono solidali con il popolo palestinese perché la solitudine può essere pericolosa, può mandare le persone alla deriva. Tanti si sono scandalizzati per le preghiere islamiche in piazza ed è vero che non era mai successo prima, ma se oggi in Italia e in Europa ci sono musulmani che decidono di pregare in piazza è perché c'è la guerra, ci sono i morti, ci sono tanti funerali ogni giorno e sono già passati tre venerdì di preghiera, giorno in cui si recita la preghiera dell'Assente. Che è un rito normale per ricordare i morti e non ha nulla a che vedere con l'islamismo politico di Hamas».
Parla di «costante imperterrito silenzio dell'Italia» anche Flavio Lotti, presidente della Tavola della pace promotrice assieme a Cgil, Arci, Acli, Legambiente e altre (oltre 1200 adesioni ) della manifestazione di Assisi che chiede al nostro governo «di rompere il silenzio e smettere di sostenere una delle due parti, impegnandosi per la pace». «A fronte - aggiunge Lotti - della risoluzione del Parlamento europeo che condanna l'embargo, considerandolo "una punizione collettiva in violazione del diritto internazionale", e il totale isolamento di Gaza. Senza la riapertura dei valichi e un futuro diverso per i palestinesi da quello di prigionieri, ci sarà sempre qualcuno che continuerà a scegliere la guerra». «L'obiettivo principale della manifestazione di Assisi - conclude Lotti - è far sì che i partecipanti tornino a casa con un piano concreto di lavoro e la volontà di attuarlo. Al mattino terremo un'assemblea che vuole essere molto propositiva, pro-attiva, che deve servirci a trasformare la rabbia, l'indignazione e la vergogna in impegno civile politico e sociale per il Medioriente. Poi, dopo la riflessione e il dibattito, è il momento di agire. Se saremo bravi oggi costruiremo qualcosa di utile per noi e per questi due popoli».
E mentre i partiti del centrosinistra continuano a dividersi - Rifondazione e Verdi aderiscono a entrambi i cortei, il Pd a quello di Assisi, i Comunisti italiani a quello romano -, moltissime associazioni come l'Assopace (la Fiom, l'Arci, Un ponte per.., che ha raccolto attorno al suo appello decine di adesioni, e il manifesto) invitano a «lasciare da parte per oggi le differenze» e, come spiega Farshid Nourai di Assopace, «a unirsi per il cessate il fuoco immediato, la messa in sicurezza della popolazione civile palestinese e per garantire che non sia ristabilito l'assedio di Gaza».
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Manifestazione nazionale per l'apertura della campagna elettorale

Gaza - Fermiamo il massacro
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Adozione a distanza di bambini palestinesi










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