
Disfatta e fuga
di Valentino Parlato
su Il Manifesto del 22/02/2009
Era abbastanza naturale, e anche logico, attendersi che dopo la sconfitta in Sardegna e le dimissioni di Veltroni, l'assemblea nazionale del Pd tenutasi ieri si sarebbe concentrata (magari con il contributo di Veltroni che ha preferito assentarsi) sulle cause degli insuccessi e sui modi possibili per riprendere l'iniziativa. Questo un po' quel che chiedeva la minoranza che sollecitava dibattito e primarie. Invece niente di tutto questo.
In vista delle prossime elezioni europee la maggioranza e soprattutto i maggiorenti provenienti dal Pci hanno scelto di congelare Franceschini per scaricare su di lui il peso della prossima, quasi certa sconfitta. Senza valutare che in questo modo si accompagnava un ulteriore spostamento a destra della situazione politica. Franceschini ha dichiarato che gli eletti del Pd alle prossime europee non andranno nel gruppo socialista e Rutelli annuncia un avvicinamento al centro di Casini. Sembra quasi di essere alla vigilia di una rinascita della Democrazia cristiana, mentre quelli di origine Pci debbono ancora battersi il petto e scontare il loro peccato originale.
Se questa ipotesi è fondata si deve pensare che i leader di provenienza Pci, D'Alema in testa, si siano detti: lasciamo che il povero Franceschini si prenda la prossima inevitabile botta e poi torneremo in campo. Ma quel che questi astutissimi politicanti non calcolano è l'ulteriore sgretolamento delle loro basi elettorali e politiche. Riflettono sulle primarie di Firenze, dove ha vinto uno di impronta Dc. Non calcolano che l'acutizzarsi della crisi (leggete il discorso del Governatore della Banca d'Italia) indebolirà ulteriormente la loro base sociale e metterà in difficoltà anche la Cgil che è ancora in campo. Questi astutissimi signori non capiscono che l'indebolimento del mondo del lavoro prodotto dalla crisi darà ulteriore spazio al populismo autoritario di Berlusconi.
Bloccare tutto aspettando l'ottobre (non quello rosso) è preparare con le proprie mani la sconfitta. Non tanto e non solo loro ma dei cittadini italiani e della Costituzione con un Berlusconi che vorrà fare (e se si procede di questo passo ci riuscirà) il Presidente della Repubblica alla Sarkozy o anche peggio, visto che la Francia ha una storia democratica più lunga e più seria dell'Italia.
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