
Disabili, ciechi, amputati: così le bombe distruggono il futuro della Striscia
di Mi. Gio.
su Il Manifesto del 13/01/2009
Il dottor Baher: centinaia i feriti in gravi condizioni, molte strutture sanitarie danneggiate dalle incursioni
Da 17 giorni i medici, gli infermieri e gli autisti d'ambulanza di Gaza sono in prima linea e spesso rischiano la vita per portare soccorso alle migliaia di palestinesi rimasti feriti nei bombardamenti israeliani. Gli ospedali, che nei primi giorni dell'offensiva hanno rischiato il collasso, ora hanno superato lo shock iniziale, ma operano quotidianamente in condizione d'emergenza. A Gaza, quando sarà terminato l'attacco israeliano, molti dei feriti oggi negli ospedali resteranno disabili per il resto della loro vita. Abbiamo intervistato Mahmud Baher, responsabile dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nella Striscia di Gaza.
Quasi quattromila feriti, esplosioni, raid aerei. Come fa il sistema sanitario di Gaza ad operare in queste condizioni?
La sanità lavora in condizioni davvero critiche, non solo perché deve fare i conti con un numero eccezionale di feriti, ma anche per l'intensità dell'offensiva israeliana. Il 10 gennaio, ad esempio, è stato danneggiato delle esplosioni l'ospedale europeo (di Khan Yunis) e danni hanno subito gli ospedali di Dorah e quello pediatrico el Nasser che ora non sono in grado di poter utilizzare tutti i macchinari. L'onda d'urto delle esplosioni provoca danni enormi agli edifici vicini a quelli colpiti. Per questa ragione hanno riportato danni gravi gli ambulatori di Sabha al Harazin, Hala Shawa, di Shate, Khoza e Zana. In quindici giorni hanno chiuso 27 ambulatori del ministero della sanità e sorte simile hanno subito tanti altri centri medici che fanno capo all'Unrwa (Onu). La chiusura di questi centri ha provocato la sospensione del programma di vaccinazione e le conseguenze per la salute della popolazione, specie dei bambini, si prevedono molto serie in futuro. Senza dimenticare che il conflitto con oltre 900 morti ha automaticamente fatto passare in secondo piano la condizione di molte centinaia di malati cronici, che hanno bisogno di cure continue ma sono rimasti senza assistenza.
Come fanno gli ospedali a gestire tanti feriti?
Medici e infermieri stanno facendo miracoli nonostante siano sfiniti. Almeno 500 feriti sono in gravi condizioni e altri 5-600, pur non essendo in pericolo di vita, sono ancora ricoverati in ospedale. Il reparto di terapia intensiva dello Shifa di Gaza city (il più attrezzato della Striscia, ndr) è pieno e i dirigenti dell'ospedale sono impegnati a tenere sempre disponibile un numero di posti letto per i casi più urgenti. Si sta cercando anche di evacuare una parte dei feriti gravi trasferendoli in ospedali all'estero, in Egitto in modo particolare, ma la partenza di alcune decine di persone non ha certo migliorato la situazione che rimane di forte emergenza. Il rifornimento di farmaci e attrezzature mediche fortunatamente si è fatto più regolare dopo che Israele ha dovuto cedere alle pressioni internazionali e sta permettendo l'ingresso, più o meno regolare, di aiuti alla popolazione e al sistema sanitario.
C'è allarme anche sull'elevato numero di disabili che le strutture sanitarie palestinesi dovranno seguire in futuro?
Sì, la preoccupazione è reale perché molti dei feriti che ora sono negli ospedali, in molti casi hanno perduto arti, la vista, sono rimasti sfigurati. Sono persone che avranno disabilità di vario grado per tutto il resto della loro vita. Ieri ho visto una ragazza di 14 anni senza più le gambe e un bimbo di pochi anni rimasto cieco. Per loro e tanti altri la vita è cambiata in un attimo, prima potevano correre felici, ora non possono più farlo. Ci sarà bisogno di un grosso impegno non solo finanziario, ma anche umano per superare le devastazioni. Eppure in giro, nelle pause dei bombardamenti israeliani, incontro gente che già guarda al futuro, che ha voglia di rinascere.
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