
Denuncia lavoro nero nei cantieri del G8 sardo: accusato di spionaggio
Il teatro non basta a contenere la gente. Sono pieni gli androni, le scale, i corridoi. D'altronde il titolone dell'incontro nazionale dei delegati edili della Cgil (quasi tutti uomini) recita "Il futuro oltre la crisi". E chi se lo vuole perdere? Anche perché a guardare l'oggi non si scampa. Ormai lo dice anche Confindustria: nell'edilizia a rischio 250mila posti di lavoro se non si sbloccano subito risorse fresche (circa 6 miliardi di euro) per 167 cantieri immediatamente attivabili. Perché il problema non è nemmeno il precariato o il lavoro il sabato. Il punto è che non c'è proprio lavoro. Tutto fermo. Salvo le promesse. I delegati che intervengono raccontano proprio questo, da Patrizia Tommasino di Udine che racconta della cassaintegrazione al Nord e nel resto del settore (legno, cemento, laterizi), a Sokol Pelushaj che a Ravenna si occupa di cantieri e sfida gli italiani al rispetto della dignità di chi lavora, all'impiegato Impregilo Marco Spogli che fotografa la dispersione del mercato: 850mila imprese edili in Italia, 250mila in Germania, «finché non favoriamo la strutturazione delle aziende e imponiamo l'accorciamento della catena del subappalto non cambierà molto». E infine, come Tonino Cansella a cui la sala dedica un lunghissimo applauso. Commovente. Perché la storia di Tonino è quel paradosso che dice tutto, che racconta cosa siamo diventati, il paese delle ipocrisie, delle bugie, dell'illegalità istituzionale.
La storia si svolge nei cantieri del G8, all'isola Maddalena, e dal lato degli appalti poco trasparenti è stata raccontata, come sempre in prima persona, da Fabrizio Gatti su L'Espresso di qualche settimana fa. Ma nessuno ha ancora raccontato cosa succede dentro quei cantieri. L'ha fatto Tonino mercoledì scorso a Milano, come delegato Fillea, che alla Maddalena è andato a monitorare proprio i cantieri dell'Arsenale e delle residenze in costruzione. Però da fuori. Perché il luogo è protetto da segreto di Stato e quindi non si può entrare. «Anche l'ispettorato del lavoro, deve chiedere "è permesso"...». Così da luglio Tonino si è messo a contattare i lavoratori, che sono più di un migliaio, in stragrande maggioranza rumeni, alla fine dei turni, in piazza, alla "baracca" (il bar vicino al cantiere), al ristorante. E pian piano gli operai hanno cominciato a raccontare. «Turni di 11 ore sono normali, c'è gente che ne è arrivata a fare 17 di ore filate... straordinari pagati fuori busta con tanto di ricevuta... gente licenziata che si scopre non aveva un contratto... operai infortunati passati come malati... cibo scadente che manda al pronto soccorso dei lavoratori... moduli abitativi di 10 metri quadrati per quattro persone... sono solo alcune delle denunce che abbiamo fatto, ma niente...». O meglio: «La mattina del 19 dicembre si presentano a casa della mia famiglia a Tempio Pausania e nel mio alloggio alla Maddalena i carabinieri, perquisizione e avviso di garanzia, cercano laser telemetrici, strumenti di misurazione, piantine dei cantieri, foto... scopro così di essere stato denunciato ai sensi dell'articolo 256 del codice di procedura penale... accusato di raccogliere notizie contro la sicurezza dello stato». Spionaggio. E non è uno scherzo, dai 3 ai 10 anni di carcere. Ma Tonino è uno che non molla. «Il punto è che mi hanno portato via le foto che avevo fatto da fuori i cantieri che dimostrano come i lavoratori fossero senza alcuna protezione sui ponteggi...». Morale: nei cantieri del prossimo G8, il segreto di Stato che viene protetto è che ci sono lavoratori irregolari, che vengono pagati in nero, che non si rispetta la sicurezza e c'è pure il caporalato... Non male. «Faccio il sindacalista solo da un paio d'anni e non avrei mai pensato di trovare situazioni così». E i carabinieri non controllano? «Sì, controllano, hanno trovato anche diversi lavoratori senza permesso di soggiorno, ma niente di più... D'altronde c'è fretta, fretta da parte delle imprese appaltanti e fretta crediamo anche da parte del committente». E dopo la denuncia cosa è successo? «Che i lavoratori si sono fatti più diffidenti, ci hanno bruciato il terreno...».
Lunedì però Tonino sarà là, col suo collega della Fillea (che per ora ha scampato la denuncia), dopo essersi preso questo lunghissimo applauso e l'abbraccio di Epifani e Schiavella, fresco segretario generale della Fillea che ha voluto fare di Tonino il simbolo di questa giornata. Perché ci sarà da lottare, questo è sicuro. E le condizioni di partenza per gli edili sono davvero dure. Rischio occupazione per 300mila addetti tra mancati rinnovi e mancati avvii di cantieri, cig e mobilità lunghe. Bisogna cominciare a intervenire. «Non accettiamo di essere l'oggetto dei processi di ristrutturazione», dice Walter Schiavella. Bisogna intervenire subito allargando la cassa, e la disoccupazione straordinaria, bisogna «modificare la legge sull'immigrazione con il prolungamento del permesso di soggiorno almeno il tempo necessario per consentire al lavoratore immigrato di ricevere l'indennità di mobilità o disoccupazione che ha pagato con i suoi contributi». Ed estendere le protezioni sociali anche per i lavoratori precari. E poi bisogna rilanciare. Sulla legalità, in primis. «E' ora di rafforzare regole e leggi, perché non è possibile che gli evasori, gli illegali guadagnano e gli onesti falliscano». «Con il decreto 112 e con gli altri provvedimenti varati, il governo ha avviato una vera e propria strategia di smantellamento sistematico di un sistema di norme che avevano dato risultati importanti (200mila lavoratori emersi negli ultimi anni, N.d.R.) e che proprio per questo erano e sono vissuti come un impaccio, un vincolo di cui liberarsi nell'errata convinzione che così, più liberi, la crisi si affronta meglio». Invece, bisognerebbe fare l'esatto contrario: smetterla col massimo ribasso nelle gare pubbliche, rivedere la legge sugli appalti, con la responsabilità in solido del general contractor. La Fillea chiede anche un programma straordinario di manutenzione scolastica e di accelerare il "cambio ecologico" di materiali e strumenti energetici nell'edilizia pubblica. Basterebbero questi due capitoli ben finanziati per lanciare il salvagente anticiclico che l'edilizia pubblica ha rappresentato nella storia di ogni crisi economica.
E invece solo annunci. Annunci di soldi che non vengono sbloccati. Per opere che non ci sono. Per sprechi ripetuti. Fino alla frana della Reggio-Salerno. Per questo la Fillea sarà in campo il 17 febbraio in tutti i capoluoghi per chiedere lo sblocco degli appalti in tutti gli enti locali (e la possibilità di sforare il tetto di stabilità), per un programma di rilancio dell'edilizia pubblica, con una propria iniziativa legislativa e per difendere il testo unico sulla sicurezza, la prima vittima designata delle crisi. «Il futuro è nelle vostre mani», dice Schiavella ai delegati. E non è retorica. E nemmeno una consolazione. E' proprio la condanna del muratore. Che gli tocca ripartire da calce e cazzuola per ridare un abc a questo paese. Le bandiere sventolano in sala e poi in piazza San Babila per un presidio improvvisato contro l'accordo separato. Si comincia a far da soli. Perché altri sulla strada, nei cantieri, non ci sono.
C.J.
Liberazione 29/01/2009
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