Dalle assemblee alle Carrozzerie di Mirafiori la grande preoccupazione tra i lavoratori

31.01.2009 13:43

di Ugo Bolognesi *

su Liberazione del 31/01/2009

Si sono svolte nei giorni scorsi le assemblee informative ai lavoratori della Carrozzeria di Mirafiori sullo stato della crisi con particolare attenzione al settore auto e alla Fiat in generale.
Assemblee che sono state molto partecipate e che hanno visto un'attenzione particolare dei lavoratori, soprattutto dove sono intervenuti i rappresentanti della Fiom-Cgil.
I punti salienti degli interventi si sono focalizzati sulla gravità della fase che stiamo attraversando. È bene ricordare che è la prima volta, dopo il dopoguerra, che ci troviamo di fronte ad una crisi così profonda che, secondo le proiezioni economiche, durerà a lungo. In questo contesto si collocano la Fiat e i lavoratori, su cui è bene fare una riflessione che necessariamente deve partire dai numeri.
Innanzi tutto si è ridotto in questi anni il carattere italiano della produzione Fiat: solo nel 2003 in Italia Fiat produceva il 50% delle vetture, mentre nel 2007 la produzione effettuata negli stabilimenti italiani è scesa al 39%. Se passiamo a livello nazionale, e del peso produttivo di Mirafiori sugli altri stabilimenti del gruppo in Italia, considerando l'ultimo decennio, passiamo dal 36% del 1997, al 25% del 2007. Questo tendenza è il chiaro indicatore che la politica attuata dalla Fiat ha il segno di una delocalizzazione delle produzioni fuori dal nostro Paese con la conseguente cancellazioni dei posti di lavoro. Tutto ciò è amplificato da questa crisi che è profondamente diversa da quella del 2002. Nel 2002 era in crisi solo l'auto. Iveco, Cnh e Sevel non erano in difficoltà e i lavoratori non hanno fatto cassa integrazione. Non solo, grazie agli altri settori del Gruppo Fiat il bilancio consolidato dell'intero Gruppo è riuscito a colmare le perdite generate dall'auto.
Oggi tutti i settori sono in crisi e stanno utilizzando la cassa integrazione, addirittura la Cnh ha più difficoltà del settore auto. In cassa, a Torino, nel solo Gruppo Fiat, ci sono più del 50% dei lavoratori, anche se il provvedimento è destinato ad aumentare e tocca in generale circa 40mila addetti considerando l'indotto.
In questi ultimi mesi a Mirafiori si producono 600-700 vetture al giorno quando non c'è cassa integrazione, soglia bassissima che mette in ginocchio lo stabilimento. La Grande Punto non si è più prodotta. Musa, Idea, Piccola Punto e Multipla sono modelli vecchi, per non parlare della Thesis che nel mese di dicembre ha visto uscire dalle linee di montaggio soltanto due vetture. La nuova vettura Mi.To non riesce a garantire volumi di vendita soddisfacenti .
Il mercato dell'auto è in contrazione del 40% rispetto ai primi mesi dell'anno, sono state vendute 2.500.000 di auto in meno in Europa, se questo trend proseguirà vuol dire, in termini reali, un produttore in meno di auto sul mercato. Sugli assetti societari l'auto è stata resa completamente autonoma dal resto delle attività del Gruppo, ciò vuol dire che adesso è possibile effettuare con più facilità il cosi detto "spin-off", ovvero la vendita del pacchetto auto.
Le dichiarazioni di Marchionne fatte a dicembre sulla riduzione dei produttori mondiali di auto a 5 o 6, con una soglia minima di volumi produttivi a 5 milioni e mezzo di auto, sono un chiaro segnale che la Fiat è in vendita, o quantomeno in cerca di alleanze, le cui caratteristiche potrebbero essere la perdita del controllo della Fiat da parte degli attuali azionisti.
Questo aspetto non è da sottovalutare, se Fiat farà delle alleanze bisognerà vedere cosa prevederanno, perché si corre il rischio di cedere il controllo ad altri che inevitabilmente faranno delle pesanti ristrutturazioni con chiusura di stabilimenti e spostamento della testa altrove.
Sull'alleanza con la Chrysler c'è il segno che Fiat si muove, ma non è assolutamente sufficiente e non corrisponde all'identikit fatto da Marchionne su un partner strategico da 5.500.000 di vetture, In ogni caso questa alleanza non determinerà alcun beneficio immediato ai lavoratori della Fiat e non risolve il problema delle produzioni, della tenuta degli stabilimenti italiani e dell'occupazione.
Ci vogliono quindi altre iniziative più incisive come l'ipotesi di un'auto eco-compatibile e a basso impatto ambientale. Nuovi modelli e nuove produzioni.
Tutto quello descritto è fonte di grande preoccupazione tra i lavoratori e delle attese sull'immediato futuro.
Altro aspetto da sottolineare e forse il più importante che è emerso dalle assemblee dei lavoratori, è l'assordante silenzio del Governo sull'intervento di aiuto del settore. Agli occhi dei lavoratori è incomprensibile come questo Governo stia assistendo impassibile alla deriva di un settore strategico per l'Italia con la conseguente ricaduta sociale che potrebbe verificarsi. Gli altri paesi europei, e non solo, hanno già predisposto interventi finalizzati al sostegno dell'industria dell'auto e conseguentemente alla salvaguardia dei posti di lavoro. I lavoratori non condividono l'immobilismo del Governo italiano anche perchè vedono sprofondare sempre più in basso la loro condizione materiale di vita, con lo spettro della perdita del lavoro che è sempre più concreto man mano che i giorni passano. Così come hanno voluto rendere chiaro che ogni settimana che passa senza interventi del Governo, determina un aumento dei lavoratori posti in Cassa integrazione. Questo ritardo aumenta le persone che sono costrette a vivere con 730 euro al mese, senza considerare chi sta già perdendo il posto di lavoro perché impiegato in piccole imprese dell'indotto. Temi che per i lavoratori non rappresentano il pagare di tasca propria l'assenza di questo Governo.
I lavoratori devono essere ascoltati, aspettare ancora significherebbe far cadere centinaia di migliaia di persone nel baratro della povertà, nell'indifferenza di questo Governo che ignora gli operai che stanno pagando in prima persona una crisi che non è dipesa da loro.

* Carrozzeria Fiat Torino

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