
Crimini di guerra, fascicolo al Tpi dell'Aja
di Michele Giorgio
su Il Manifesto del 04/02/2009
Fuoco contro giornalisti italiani
Fiato sospeso al Cairo dove i negoziati per un nuovo accordo di tregua di almeno un anno tra Hamas e Israele sembrano essere entrati in una fase decisiva anche se le posizioni delle due parti rimangono distanti. Lungo il confine tra Gaza e Israele però non si arresta la guerra a bassa intensità che ha rotto il cessate il fuoco proclamato al termine dell'offensiva israeliana «Piombo fuso» che ha ucciso oltre 1.300 palestinesi. Gli abitanti di Rafah che vivono vicino alla frontiera con l'Egitto, ieri sono fuggiti in preda al panico dopo aver ricevuto telefonate di avvertimento su imminenti raid aerei contro i tunnel sotterranei tra Gaza e l'Egitto.
Incursioni che sono puntualmente scattate poco dopo e che il ministro della difesa Ehud Barak ha annunciato «live» durante la conferenza di Herzliya sulla sicurezza. Distrutte anche un'autocisterna e una presunta base del braccio armato di Hamas. Qualche ora prima un razzo Grad palestinese, sparato da Gaza, aveva colpito un edificio di Ashqelon provocando danni ad abitazioni ed automobili.
Israele intanto continua a prepararsi ad affrontare inchieste su crimini di guerra, a cominciare dall'utilizzo di armi proibite contro i civili di Gaza (come il fosforo bianco), che potrebbero aprirsi in varie sedi nei prossimi mesi. Ieri la procura del Tribunale penale internazionale (Tpi) dell'Aja ha avviato un'«analisi preliminare» per stabilire se a Gaza sono stati compiuti crimini di guerra durante i 22 giorni di offensiva israeliana. La procura internazionale ha comunicato di aver ricevuto sino ad oggi 210 comunicazioni da Ong e vari soggetti sui fatti di Gaza. Israele nega di aver commesso crimini di guerra, ma il mese scorso era stato proprio l'Alto Commissario per i diritti umani dell'Onu, Navi Pillay, a chiedere l'apertura di un'indagine indipendente, in particolare sul bombardamento del 6 gennaio di una scuola dell'agenzia Unrwa in cui rimasero uccise 42 persone tra le quali donne e bambini. Funzionari dell'Onu hanno parlato di crimini di guerra anche nel caso dell'uccisione di due ragazzi palestinesi, sempre in una scuola dell'Unrwa. Tuttavia siamo in una fase preliminare e lo sviluppo dell'indagine non è assicurato. Israele infatti non ha ratificato il Trattato di Roma che ha dato vita al Tpi, chiamato ad indagare negli Stati membri su incarico del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Può farlo anche se autorizzata da uno Stato non-membro.
Gli Stati Uniti, stretti alleati di Israele, potrebbero boicottare o tentare di bloccare le indagini e, come ha lasciato intendere la scorsa settimana la rappresentante americana all'Onu, Susan Rice, pronunciarsi a favore di un'inchiesta interna israeliana. Per questo è probabile che l'offensiva israeliana a Gaza, più che in sede Tpi, venga presa in esame in quei paesi con un ordinamento che prevede indagini su crimini di guerra internazionali.
L'esercito dello Stato ebraico in ogni caso non sembra preoccuparsi della Corte dell'Aja. Ieri un gruppo di attivisti e giornalisti internazionali, tra cui il nostro collaboratore Vittorio Arrigoni, è finito sotto un intenso fuoco israeliano nei pressi di Khan Younis. Nessuno di loro è rimasto ferito ma per diversi minuti hanno temuto il peggio. «I soldati israeliani sono arrivati a bordo di quattro jeep e hanno aperto il fuoco. Siamo stati oggetto di una fittissima sparatoria durata almeno mezz'ora - ha raccontato Arrigoni -. Nessuno è stato colpito ma siamo stati sfiorati da colpi di rimbalzo». Il gruppo di internazionali, ha aggiunto l'attivista italiano «era stato chiamato dai contadini palestinesi che volevano recarsi nei loro campi e chiedevano protezione perché qualche giorno prima uno di loro era stato ucciso dal fuoco israeliano».
La presenza dei cittadini stranieri in zona era stata segnalata alle autorità israeliane, ma ciò non è servito a bloccare il fuoco dell'esercito. Tra i giornalisti presenti c'era anche Manolo Luppichini, della trasmissione di Raitre Presa diretta, che ha riferito di «un centinaio di colpi di fucile di precisione» sparati verso di loro e della sua intenzione di mostrare al più presto le immagini dell'accaduto.
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