
Crimini dell'era George W.: « Si dovrà aprire un'inchiesta»
di Ester Nemo
su Il Manifesto del 17/01/2009
«Ho sempre agito nell'interesse della nazione. Ho seguito la mia coscienza e fatto ciò che ritenevo giusto» ha detto George W. Bush nel suo discorso di addio alla nazione. «C'è un legittimo dibattito su molte delle mie decisioni» ha ammesso «ma c'è poco da controbattere al fatto che l'America ha vissuto oltre sette anni senza subire un altro attacco terroristico sul proprio territorio».
Ma c'è chi controbatte seriamente a questa versione dei fatti, rimarcando che attacchi ben più seri sono stati portati all'integrità della democrazia Usa dall'interno, cioè dalla stessa amministrazione. Tra chi non si dà pace e non dà tregua c'è sicuramente Paul Krugman, recente premio Nobel per l'economia nonché editorialista tra i più illustri del New York Times, che ieri dalle pagine del quotidiano ha lanciato un durissimo attacco contro Bush, e rivolto un monito a Barack Obama, ormai sulla soglia della Casa bianca. «Perdonare e dimenticare?» è il titolo esplicito dell'editoriale che parte rivolgendosi al neo presidente: «Domenica scorsa è stato chiesto a Barack Obama se cercherà di aprire un'indagine sui possibili crimini dell'amministrazione Bush. 'Non credo che nessuno sia al di sopra della legge' ha risposto, ma 'abbiamo bisogno di guardare avanti invece che indietro'». Krugman, che non ha risparmiato critiche alle scelte economiche del neo eletto, non condivide neppure questa affermazione. «Mi dispiace - scrive - ma ma se non avremo un'inchiesta su ciò che è avvenuto durante gli anni di Bush - e quasi tutti hanno capito dalle parole di Obama che non l'avremo - significherà che coloro che sono al potere sono di fatto al di sopra della legge perché non devono fare fronte alle conseguenze del loro abuso di potere».
Segue l'elenco degli abusi che, sottolinea, non sono solo la tortura o le intercettazioni illegali, difese in nome della sicurezza nazionale, ma vanno «dalla politica ambientale ai diritti elettorali». «Premiare gli amici politici e punire gli avversari» era la regola aurea. Come al ministero della giustizia riempito di nomine illegalmente riservate a «right thinking Americans» - secondo il termine usato da chi quella pratica ha utilizzato - uomini dabbene arruolati più per le loro opinioni sulla Roe versus Wade (la legge sull'aborto) che per le loro capacità, i quali hanno usato il loro ruolo «per indebolire il diritto di voto delle minoranze e perseguitare i politici democratici» . C'e di più, come gli appalti in Iraq, asegnati senza gara a compagnie legate politicamente, che non hanno mai presentato conti corretti. D'altra parte «perché avrebbero dovuto prendersi il distrurbo? Ogni funzionario governativo che cercava di averli, ad esempio dalla Halliburton, si è visto rovinare la carriera». Secondo Krugman «non meno di sei importanti agenzie governative hanno subito scandali negli ultimi otto anni». E infine, «lo scandalo più grande di tutti: può qualcuno seriamente dubitare che l'amministrazione Bush ha deliberatamente tratto in inganno il paese per invadere l'Iraq?».
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