
Contro le basi Usa una lotta lunga, ma ce la faremo
di Claudio Buttazzo
su da esserecomunisti del 14/01/2009
Intervista a Jana Glivicka, attivista del movimento contro le basi statunitensi ("Ne Zakladnam") nella Repubblica Ceca
Il parlamento della Repubblica ceca sta in questi giorni discutendo l’intesa stipulata dal governo con gli Usa per l’installazione del radar nordamericano sul territorio ceco, nella cittadina di Brdy, ad appena 60 km da Praga, in un territorio densamente popolato, con tutti i rischi che ne conseguono per la stessa salute dei cittadini e per l’ecosistema circostante.
Il radar fa parte del sistema antimissilistico, che comprende anche le basi militari americane da installare in Polonia. Ufficialmente, tutta questa strumentazione di guerra viene giustificata con la presunta necessità di difendersi dalle minacce provenienti dall’Asia (Iran e Corea del nord). In realtà, essa fa parte dei progetti americani di accerchiamento della Russia e della Cina, come i più autorevoli commentatori indipendenti di strategie militari non hanno mancato di rilevare. Queste basi, che si aggiungono a quelle già attive nei Balcani e nell’Asia centrale, comprese alcune Repubbliche ex-sovietiche, tendono a stringere in una mortale tenaglia di militare i due giganti asiatici, a partire dal Baltico fino all’Oceano indiano.
I governi della Repubblica ceca e della Polonia, due paesi che – ricordiamolo- fanno parte dell’Unione europea, si sono servilmente piegati alle richieste nordamericane, rendendosi strumento di una vera e propria riedizione della guerra fredda nel cuore dell’Europa e agendo da vera e propria quinta colonna dell’imperialismo statunitense in Europa con l’obiettivo di rendere più tesi i rapporti tra Russia e Ue e di spingere ancora una volta l’Europa sotto la tutela nordamericana.
Non è però detto che questo pericolo progetto vada in porto. Il parlamento ceco è estremamente diviso e sotto la pressione di un’opinione pubblica sempre più ostile all’installazione del radar.
I sondaggi dicono che il 70% dei Cechi è contrario. In questi ultimi anni è cresciuto nel paese un vasto movimento guidato dalla Rete “Ne zakladnam” (No alle basi), che ha promosso manifestazioni, petizioni, sit-in e volantinaggi in tutto il paese. E’ il più grande movimento sorto dopo il 1989.
Jana Glivicka, che abbiamo incontrato nei giorni scorsi a Praga, è una delle protagoniste più attive di questo movimento. Le abbiamo rivolto alcune domande.
D. A che punto è il dibattito in parlamento sull’installazione del radar americano sul territorio della Repubblica ceca? Ci sono delle chance perché sia accolta la richiesta di un referendum sottoscritta da oltre 150 mila cittadini?
R. Purtroppo il governo va per la sua strada senza curarsi delle proteste e dell’opinione dei cittadini, il 70% dei quali, stando ai sondaggi, si dichiara contrario al radar. Già da 2 anni il governo ha sottoscritto gli accordi col governo Usa. Ora c’è stata la ratifica di quell’accordo da parte del Senato e si attende la ratifica da parte della Camera. Qui il governo dispone, sulla carta, solo di 101 voti su 200 parlamentari. Il rischio per il Governo è altissimo, anche perché i Verdi (che fanno parte della maggioranza che sostiene il Governo di destra, ndr) hanno dichiarato che sosterranno l’installazione del radar solo nel caso in cui esso venga inseriti nelle strutture della Nato e non sia, quindi, sotto il diretto ed esclusi ovo controllo degli Usa. Ma nell’ultimo vertice dei ministri degli esteri dei paesi Nato non si è giunti ad alcun accordo, quantunque nel comunicato congiunto si dica, ma molto genericamente, che l’installazione del radar va nella giusta direzione. In ogni caso, se anche la Nato si pronunciasse in modo contrario, questo cambierebbe poco le cose, poiché nell’intesa sottoscritta da Usa e Repubblica ceca si dice espressamente che il radar sarà sotto diretto comando degli Stati Uniti. Sta di fatto che il parlamento dovrà pronunciarsi entro febbraio 2008. Dopodicchè, la decisione del parlamento sarà discussa nelle competenti commissioni parlamentati, le quali dovranno pronunciarsi sull’argomento entro 60 giorni. Insomma, si sta facendo in modo di far coincidere i tempi della definitiva approvazione con la data del summit della Nato che si svolgerà in aprile. Si può prevedere che sia i verdi che i socialdemocratici stiano aspettando il pronunciamento della Nato per poi comportarsi di conseguenza. Se la Nato si pronuncerà in modo favorevole al radar, sia i verdi che i socialdemocratici diranno: vedete, siamo membri della Nato e, quindi, non possiamo che adeguarci alle decisioni dei nostri alleati; finchè la faccenda era ristretta al nostro paese e agli Usa, potevamo anche opporci, ma ora non più. Temiamo proprio che andrà a finire così. Purtroppo, i socialdemocratici fanno sempre in questo modo: fingono di opporsi a qualcosa, ma poi si coprono sempre dietro la Nato.
D. Un po’ strani questi verdi cechi. In nessun paese d’Europa sono alleati con la destra, tranne che qui. Sostengono tutte le guerre della Nato e degli Usa. Sono a favore delle installazioni militari e addirittura nucleari, a dispetto della difesa della natura e della salute ei cittadini…
R. Purtroppo è così, anche se va tuttavia detto che non tutti i verdi la pensano così. C’è una divaricazione enorme tra le posizioni del ristretto gruppo dirigente, completamente subalterno alla destra, e gran parte della base, che è invece su posizioni del tutto opposte. Il gruppo dirigente governa questo partito in modo assai dittatoriale. Ciononostante, una frattura comincia ad emergere anche all’interno del gruppo parlamentare. Due deputati verdi su sei hanno preso le distanze dal gruppo dirigente e hanno preso apertamente posizione contro il radar.
D. I governi dell’Europa occidentale, quantunque ufficialmente non si pronuncino, non nascondono il proprio disappunto per le decisioni di alcuni paesi dell’est, in particolare Polonia e Repubblica ceca, di agire come quinta colonna degli Usa in Europa. Non pensi che ci sia anche il tentativo, da parte di questi paesi, di mettere in difficoltà l’Unione europea e di impedire che essa agisca come un soggetto autonomo sul piano internazionale?
R. E’ così. Il ruolo della Polonia e della Repubblica ceca, ma anche di altri paesi dell’est (paesi chiamati della “nuova Europa”, in contrapposizione ai cosiddetti paesi della “vecchia Europa” identificati con quelli occidentali), è quello di suscitare artificiosi contrasti con la Russia, in modo da costringere l’Europa a rifugiarsi sotto la protezione americana. Qui il governo e i media dipingono ancora la Russia con gli stessi stereotipi del passato, come se essa fosse la continuazione dell’Unione sovietica. Viene usata una retorica da guerra fredda. La Russia viene presentata come una minaccia dalla quale occorre difendersi a qualunque costo. Il vicepremier Vondra, nel corso della sua recente visita negli Usa, ha fatto un discorso davanti al Senato nordamericano, affermando che la Repubblica ceca si trova stretta tra la Germania e la Russia e che, pertanto, ha un’ assoluta necessità di difendersi. Nel dire questo, ha addirittura falsato la geografia: la Repubblica ceca confina con la Germania, ma non confina affatto con la Russia. Inoltre, la Germania è membro della Nato e, come tale, alleata della Repubblica ceca. Così Vondra è riuscito anche nella non facile impresa di irritare anche un paese alleato.
D. La rete “No alle basi” ha promosso e continua a promuovere iniziative, manifestazioni, petizioni contro il radar. Qual è l’impatto che avete tra la gente. Incontrate consenso e simpatia nei vostri confronti?
R. Possiamo dire che grazie alle nostre continue iniziative, la nostra organizzazione è diventata molto popolare, nel senso che è ormai conosciuta da tutti. Per quanto riguarda l’impatto pubblico della nostra azione, la migliore risposta viene dai sondaggi, secondo i quali oltre i due terzi della popolazione ceca si dichiara contraria all’installazione del radar. Considerato che i principali organi di stampa e radiotelevisivi non fanno altro che propagare il punto di vista del governo, possiamo dire che, nonostante gli scarsi mezzi di cui disponiamo, siamo però riusciti a orientare la gran parte dell’opinione pubblica. E’ per questo che il governo si rifiuta di indire un referendum sulla questione, consentendo a tutti i cittadini di pronunciarsi su una questione che riguarda direttamente la loro vita e il loro futuro.
Il nostro movimento è il più vasto e il più duraturo che si sia mai avuto nella Repubblica ceca dopo l’89. Questo movimento, per la prima volta, è riuscito a mettere assieme varie organizzazioni, alcune delle quali in passato erano molto distanti tra loro o si guardavano con reciproca diffidenza. Oggi lavorano fianco a fianco nel movimento le associazioni femministe come le organizzazioni della sinistra, molti membri di base dei verdi, ambientalisti e semplici cittadini non appartenenti ad alcun gruppo organizzato. Abbiamo addirittura coinvolto gli anarchici, che finora avevano sempre rifiutato di lavorare a fianco dei comunisti e della sinistra in genere.
Non è facile qui fare politica e mobilitare le persone, tale e tanta è la sfiducia e la distruzione del tessuto sociale. Noi ci stiamo provando. Lo stiamo facendo su un obiettivo specifico, senza allargarci ad altre rivendicazioni di tipo politico e sociale. In un paese non abituato alle mobilitazioni sociali, la priorità è creare una mobilitazione su un obiettivo specifico molto condiviso dalla popolazione e su cui è realistico ottenere una vittoria. Questo potrà convincere tanta gente oggi delusa e sfiduciata a organizzarsi e lottare anche per altri obiettivi più vasti, per cambiare davvero le cose in questo paese. Per ora, siamo riusciti a mostrare alla gente una reale alternativa sulla politica estera, costringendo anche il governo a confrontarsi con le nostre posizioni, cosa che finora non era mai avvenuta. La gente questo lo ha capito e ciò ci soddisfa enormemente.
D. Il partito comunista è l’unico partito parlamentare che conduce un’aperta campagna contro il radar. Quali sono i vostri rapporti con questo partito?
R. I comunisti conducono in modo autonomo, diciamo parallelo, la loro campagna contro l’installazione della base Usa. E questo lo capiamo. Trattandosi di un partito politico, è giusto che si muovano anche in modo autonomo. Ma devo dire che sostengono attivamente anche il nostro movimento. Agiamo spesso in modo coordinato, concordando le nostre reciproche iniziative. Purtroppo, in una parte della società ceca i comunisti sono ancora visti con diffidenza, se non con ostilità. Per questo è bene che agiamo su due piani distinti, anche se i rapporti personali tra noi e loro sono molto buoni. Noi possiamo raggiungere una parte della società distante da loro e viceversa. E ciò ci permettere di rendere a ancora più forte ed efficace la lotta. Nella nostra realtà è così. E’ un po’ diverso che da voi in Italia e in altri paesi dell’Europa occidentale. Ci vorrà ancora del tempo prima che qui la situazione sia come da voi. Per ora noi possiamo solo fare nostre alcune tematiche di sinistra e proporle alla società come tematiche che interessano la società in quanto tale, quindi senza dare ad esse una diretta connotazione di sinistra. Col tempo, potremo forse osare di più.
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