
Chi ha paura dell'informazione? Giornalisti nel mirino di Tshaal
di Fra. Marr.
su Liberazione del 16/01/2009
«Ci hanno presi di mira deliberatamente». Non ha dubbi, Nael Jabboun, producer di Gaza Mc Tv, l'agenzia televisiva palestinese che fornisce immagini girate a Gaza a televisioni come Fox News, Sky Tv, Channel 4, Ntl ed Abu Dhabi Tv. Gli uffici di questi media si triovano in un palazzo al centro di Gaza City, noto come Torre di Al-shrouq, colpita ieri all'una da colpi di artiglieria israeliana. Nello stesso edificio si trovano anche le sede dell'agenzia Reuters, della televisone araba Al-Arabiya ed altri organi di informazione, mentre a poche centinaia di metri c'è il palazzo che ospita Al-Jazeera, e l'Agenzia di stampa palestinese Ramattan.
Poco dopo l'attacco, Nael Jahbboun, appariva molto scosso. Non solo perchè lui e i suoi colleghi avevano appena accompagnato all'ospedale Aiman Rozi, responsabile per la Tv di Abu Dhabi, ferito insieme ad un tecnico durante il bombardamento. Il Producer è convinto che non sarà possibile per gli operatori dell'informazione a Gaza poter tornare al lavoro, dato che quello di ieri potrebbe non rimanere un episodio isolato. Ci ha spiegato il perchè.
«Eravamo nel nostro ufficio al 14esimo piano dell' Al-Shurouq Building. Abbiamo sentito il boato. Ci siamo precipitati fuori dalla porta e abbiamo visto un nostro editor ed un cameramen feriti, per fortuna in modo non grave. Sono stati fortunati. Subito dopo l'attacco l'ambulanza non è riuscita a soccorrerli perchè i soldati isrealiani continuavano a sparare nella zona. Gli uffici hanno subito danni notevoli e anche le nostre attezzature, le macchine da presa, i cavi, i computer, i microfoni. Noi crediamo che quello di oggi (ieri, ndr.) sia stato un attacco intenzionale. Tre giorni dopo l'inizio dell'operazione militare su Gaza ci siamo messi in contatto con i portavoce dell'esercito israeliano. Gli abbiamo sempre comunicato i nostri movimenti, sono sempre stati a conoscenza del lavoro che stavamo svolgendo e che avremmo svolto. Abbiamo fatto questo proprio nel timore di incidenti, che invece si sono verificati lo stesso. Rispetto all'attacco di stamattina ( ieri, ndr. ), quando, dopo il bombardamento abbiamo chiamato gli israeliani per protestare e chiedergli che diavolo stessero facendo, ci hanno risposto che c'era qualcuno che sparava dal nostro edificio. Questo è impossibile, dato che qui siamo tutti giornalisti. Inoltre la zona in cui sono in corso i combattimenti che noi riprendiamo e di cui registriamo l'audio si trova a due, tre chilometri dalla nostra sede. Crediamo di essere stati attaccati perchè stamattina (ieri, ndr.) alle otto abbiamo piazzato delle telecamere per seguire, per quello che possiamo, a distanza, i combattimenti nella zona. All'una ci hanno sparato. Ora abbiamo evacuato l'edificio, crediamo che ci sparerebbero di nuovo». Dallo Shifa hospital, dove si è fatto medicare, Aiman Rozi, ha aggiunto: «Gli israeliani non vogliono che nessuno filmi i i loro crimini, per questo ci colpiscono. La giornata di oggi dimostra che a Gaza non ci sono più posti sicuri, nè gli uffici dell'Onu, nè gli ospedali, nè le sedi dei media. E che non c'è dove scappare».
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Gaza - Fermiamo il massacro
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