
Chi, come Bonanni, rifiuta che i lavoratori decidano sugli accordi non ha diritto di commentare il voto Piaggio
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Lunedì 30 Marzo 2009 15:50 |
Dopo il risultato del referendum alla Piaggio, che ha visto sconfitta la posizione della Fiom di rifiuto all’accordo, dilagano sui giornali giudizi conclusivi sul futuro del principale sindacato dell’industria. Dal Foglio al Corriere della sera, da Bonanni a non ben precisati ambienti della Cgil, la vittoria del sì alla Piaggio viene quasi presentata come una nuova marcia dei 40.000, questa volta precari, che avrebbe posto fine al conflitto di classe. Anche il segretario della Cgil viene tirato in ballo. E’ bene allora ricordare che alla Piaggio, da tempo, c’è una maggioranza sindacale formata da Fim, Uilm e Ugl, con la Fiom primo sindacato, ma in minoranza nella Rsu e nel voto complessivo. E’ utile inoltre ricordare che la presenza dei lavoratori precari è sempre stata una caratteristica sulla quale si sono giocate molte votazioni, anche perché alla Piaggio il meccanismo di reclutamento dei lavoratori precari è sempre governato dalle strutture di consenso aziendale. (...) Molti dei precari che hanno votato erano presenti in azienda da poche settimane e quindi erano ancora più psicologicamente concentrati sulle condizioni della loro assunzione che su quelle effettive di lavoro. La maggioranza degli operai, compresi i precari, ha votato contro l’accordo, mentre praticamente tutti gli impiegati hanno votato a favore. Questa è la sostanza che significa: 1) che i problemi di consenso delle posizioni della Fiom nella Piaggio non riguardano tanto i precari operai, che dopo pochi mesi di presenza in fabbrica vengono conquistati sempre dalla necessità di lottare, ma gli impiegati; In questo senso il voto non ha rappresentato alcun ribaltone, non c’è stata alcuna sconfitta, non c’è stato alcun cambiamento di posizione. Il voto ha semplicemente registrato la realtà della Piaggio così come è da almeno quindici anni. Rete28Aprile Roma, 30 marzo 2009 |
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