Carneficina elettorale

30.12.2008 13:06

di Francesca Marretta

su Liberazione del 30/12/2008

"Piombo fuso", la versione israeliana di "Shock and awe", ha riportato Gaza indietro di decenni nelle prime quarantotto ore di attacchi. La conta dei morti palestinesi aggiornata a ieri sera era di oltre trecentocinquanta morti e milleseicento feriti.
I feriti sono sistemati alla meno peggio nei reparti, nelle corsie e nei cortili degli ospedali della Striscia. Una situazione parzialmente alleviata dall'ingresso a Gaza di una quarantina di camion con a bordo aiuti umanitari, sangue e altre forniture mediche, ingresso coordinato dal Comitato internazionale della Croce rossa (Icrc).
Altri cento carichi di auiti restano però in attesa del permesso per entrare a Gaza. Karen AbyZayd, dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unrwa) ha sottolineato ieri che purtroppo si tratta di una goccia nel mare, che sono sono necessarie ancora molte altre forniture, perchè tutte le scorte all'interno della Striscia ormai erano completamente esaurite.
Trenta feriti gravi palestinesi sono stati trasferiti in ospedali al di là del confine egiziano.
Nonostante l'esercito israeliano abbia distrutto le infrastrutture di comando di Hamas a Gaza, dall'ufficio del premier del governo de facto del movimento islamico, Ismail Haniyeh, alle sedi della sicurezza, ai depositi di armi e munizioni, almeno sessanta razzi di tipo grad e qassam hanno raggiunto anche ieri il territorio israeliano. L'Idf ha colpito anche almeno cinquanta basi di lancio per i razzi e diversi tunnel al confine con l'Egitto da cui arrivano ad Hamas rifornimeti militari. Ad Ashkelon, secondo porto di Israele, un razzo da Gaza ha ucciso un manovale beduino. La seconda vittima tra la popolazione israeliana, di questa guerra. I razzi da Gaza hanno ferito ieri anche una quindicina di israeliani, di cui cinque in modo serio. Secondo l'esercito israeliano l'attacco su Gaza «ha inferto un colpo duro alla capacitá offensiva di Hamas».
In base a verifiche in ospedali e centri medici, aggiornate a ieri mattina, la United Nations Relief and Works Agency parla di almeno cinquantasette vittime civili. Ma oltre che negli ospedali, moltissimi morti si trovano nelle moschee. Gli obitori sono al tutto esaurito, o ancora sotto le macerie. Nei cimiteri non ci c'è più spazio per le sepolture. Secondo il ministero dell'Interno di Gaza, gli uccisi nel corso dei raid che hanno colpito uffici governativi erano in maggioranza impiegati. Le sedi dell'amministrazione a Gaza, sono le stesse di quando c'era l'Anp, la sola differenza è che la direzione era ora nelle mani di Hamas. Maggiore chiarezza sulle cifre relative alle vittime potrá essere fatta appena le autoriatá israeliane permetteranno l'ingresso a Gaza alla stampa estera. Tenuta finora fuori dal territorio palestinese teatro dell'incursione militare israeliana. Domani è atteso sulla questione un pronunciamento dell'Alta corte israeliana. Da Gaza continuano ad arrivare denunce di un inevitabile e alto numero di morti civili. Alcuni episodi appaiono particolarmente raccapriccianti. Domenica otto adolescenti, il più grande aveva sedici anni, sono stati falciati in un colpo solo mentre erano in attesa di un autobus dell'Unrwa. Altri venti ragazzini presenti sul posto sono rimasti feriti da schegge. Nella prime ore di lunedì, Samira Balusha di Jabalya a nord di Gaza, ha perso cinque figlie fra i quattro e i diciassette anni in un attacco israeliano. Erano tutti in casa, Samira, suo marito e loro otto figli. Un F-16 israeliano ha colpito la vicina moschea Imad Aqel. La stanza delle ragazze è stata investita dall'esplosione. L'ultima figlia di appena tredici giorni si è salvata per miracolo. La testimonianza di Samira Balusha è stata raccolta dal giornalista di Gaza Safwat al Khalut, a cui Liberazione ha chiesto un commento sugli ultimi accadimenti. «Sono vivo, ti posso dire questo. Non c'è più vita a Gaza. C'è un coprifuoco non dichiarato. Tutti hanno paura. I drone, gli F-16, gli apache, non si fermano. Non hanno mai smesso. Stasera (ieri, ndr.) a Gaza City è finalmente tornata l'elettricitá, anche se a scaglioni. Magari adesso riprenderá a funzionare la pompa dell'acqua a casa mia. Non abbiamo potuto lavare i bambini per giorni. Avevamo sono l'acqua raccolta nelle bottigli riempite alle fontane della municipalità». Il giornalista è padre di cinque bambini e di un sesto in arrivo. Sua moglie è incinta di otto mesi. La figlia più grande Nura, ha otto anni, il più piccolo due. «Per fortuna il piccolo non capisce tanto, Piange solo. La grande invece chiede perchè ci bombardano. Io rispondo che ci sono dei signori arrabbiati con noi. Non posso mica stare a spiegargli tutto del conflitto. Io voglio che i miei figli, pur crescendo a Gaza abbiano una vita il più normale possibile». Rispetto al sentire della popolazione sulle responsabilitá di Hamas per l'attacco, Safwat ritiene che la maggioranza della popolazione a Gaza crede all'ipotesi del tacito assenso all'attacco da parte del Cairo e Ramallah, al fine di sbarazzarsi di Hamas. Analoga l'analisi di Dan Diker del Jerusalem Center for Public Affairs (Jcpa). Diker afferma che l'offensiva su Gaza rischia di sortire, sul fronte palestinese, l'effetto di rivelarsi «positiva per Hamas», perchè «indebolirebbe Abbas di fronte all'opinione pubblica palestinese, convinta in larga parte che esista un'interesse comune tra Israele, Stati Uniti e Anp per a rovesciare il regime di Hamas a Gaza».
Come due anni e mezzo fa, al tempo del conflitto tra Israele e Hezbollah, l'82% della popolazione israeliana è a favore dell'attacco a Gaza. Se la matematica non è un opinione, contraria, per ora, è quasi esclusivamente popolazione araba di Israele, che rappresenta il 18-20% della popolazione. Gli israeliani hanno scelto di dare fiducia alla stessa leadership che trascin il paese nel disastro del Libano. Il ministro della difesa israliano Barak, in un acceso dibattito alla Knesset, convocata in seduta straordinaria ieri per discutere delle operazioni a Gaza, ha ribadito che Israele «ha lanciato una guerra a oltranza contro Hamas e alleati». Ora pare imminente la fase dell'offensiva di terra. I carri armati israeliani sono giá schierati a ridosso delle zone di confine. L'area immediatamente a sud di Sderot, nel Negev è stata proclamata ieri "zona militare chiusa". Il che lascia intendere che l'ingresso dei tank a Gaza potrebbe essere questione di ore.
L'attacco a Gaza ha spito ieri l'Autorità nazionale Palestinese ad annuncaire la sospensione delle trattative di pace con Israele. «Non vi sono negoziati e non ve ne potrebbero essere mentre è in corso un attacco contro di noi», ha dichiarto il responsabile per i negoziati ed ex primo ministro Ahmed Qurei. Secondo il governo senegalese, che ha parlato a nome dell'Organizzazione della Conferenza islamica (Oci) Il capo dell'ufficio politico di Hamas esiliato a Damasco, Khaled Meshaal, sarebbe pronto a concludere una tregua se Israele accettesse il cessate il fuoco e revocasse il blocco alla Striscia. Lo stesso Meshaal, tuttavia sabato ha parlato della necessità di una terza Intifada. Gli analisti citati ieri dalla stampa israeliana sottolileano, dal punto di vista della capacitá offensiva di Hamas, che è ancora presto per dichiarare vittoria e che uno scontro all'interno del territorio di Gaza, puó avere esiti tutt'altro che scontati. Come avvenne in Libano nel 2006.
All'appello per la terza Intifada si è unito da Beirut il leader di Hezbollah, Nasrallah, che ha definito l'Egitto «complice» di quanto avviene a Gaza.
Anche se l'operazione su Gaza è stata annunciata come duratura e il governo israeliano ha esortato la popolazione ad avere pazienza, dato che l'obiettivo è annientare il potere offensivo di Hamas, il ministro degli esteri e candidata alla corsa per la poltrona di Primo ministro alle prossime, Tzipi Livni, sta lavorando fin da ora alla messa a punto dei termini per una "exit strategy" dalla guerra a Gaza. Secondo gli analisti Livni avrebbe in mente per Gaza una soluzione tipo quella trovata in Libano, con lo schieramento di una forza di interposizione. In un incontro con la stampa Livni ha affermato che le forze israeliane cercano di evitare vittime civili, mentre «Hamas cerca i bambini da uccidere», prendendo di mira, «in maniera deliberata, le scuole e asili, perchè questo rispecchia i loro valori. I nostri valori sono completamente diversi. Noi stiamo cercando di colpire Hamas, che si nasconde tra i civili».

Cerca nel sito

Contatti

Paritito della Rifondazione Comunista - Circolo Karl Marx Jesi Via Giacomo Acqua 3 TEL-FAX 0731-56776