Bossi se la beve, i lavoratori no

09.01.2009 16:46

di Francesco Piccioni

su Il Manifesto del 09/01/2009

Alitalia in versione Cai dovrebbe debuttare il 13 gennaio, ma è ancora nel caos. Il Nord - in primis la Lega, ma anche gli amministratori locali - contestano la scelta di Air France. Bossi media con Berlusconi, sperando ancora in Lufthansa. E intanto i lavoratori fermano i voli. Ma il primo sciopero è il 19

Alla fine anche Berlusconi ha dovuto smettere di menare il can per l'aia, dando il più scontato dei «via libera» all'ingresso nel capitale Cai di Air France-Klm. Ma neppure a lui è riuscito a dipingere questo passaggio come una «grande vittoria». Si è limitato a sottolineare il fatto che questa era l'unica offerta arrivata a Colaninno e soci. Lufthansa - inutilmente invocata dai «nordisti» di tutti gli schieramenti - ha confermato di non aver mai avanzato una proposta finanziaria dettagliata. Non ha chiuso la porta alla possibilità di farlo in seguito, se la partita con i francesi andasse storta. Ma per ora niente da fare. Anche perché tra un mese diventerà operativa la sua filiale italiana (con personale quasi tutto tedesco, va ricordato).
L'ultimo assalto tentato dalla Lega si è consumato ieri, a palazzo Grazioli, a Roma. Il presidente del consiglio ha ricevuto per un paio d'ore Umberto Bossi. Al di là dei proclami sulla «liberalizzazione dei cieli» (che c'è già, anche se a Malpensa le compagnie aeree non ci vogliono andare lo stesso), Bossi puntava a ottenere «garanzie» per i lavoratori dello scalo varesino. La materia è in fondo semplice: Alitalia ha negli ultimi tempi disdetto i servizi di handling forniti da Sea (il gestore degli aeroporti milanesi), giudicandoli troppo costosi e inefficienti. Una decisione che si sarebbe tradotta in 1.800 licenziamenti in carico a Sea, diretta dal leghista Giuseppe Bonomi (ex presidente dell'Alitalia, fra l'altro). Inaccettabile, per Bossi e soci. La mediazione non è stata semplice, perché si trattava di convincere Air France - il vero proprietario, dal momento in cui acquisterà il 25% di Cai - a «tenersi» quel contratto in perdita. Tentativo andato in porto la sera del 6 gennaio, anche se non è chiara la contropartita per i francesi. Tanto è bastato poi a Bossi per affermare che «Malpensa resta un hub» e addirittura che «con Lufthansa la partita non è chiusa». In realtà sarà chiusa tra oggi (si riunisce il cda francese per formalizzare l'offerta) e lunedì (il cda di Cai accetterà il nuovo socio, dandogli anche quattro posti in consiglio).
Nella stessa sede, ma in un'altra stanza - viene affermato - si incontravano i vertici della Cai (Roberto Colaninno e Rocco Sabelli) con i sindaci di Roma e Milano (Gianni Alemanno e Letizia Moratti). Questi ultimi uscivano portando come trofeo qualcosa da sbandierare ai propri concittadini. Ossia «la Cai preferisce Air France» (e quindi lo scalo di Fiumicino come hub) e «la promessa di aumentare i voli su Malpensa entro i prossimi due anni». Pace a denti stretti, insomma; anche perché è quasi tempo di campagna elettorale e non è il caso di prolungare eccessivamente le schermaglie su questo punto.
Assai diversa è invece la situazione dei dipendenti dell'ex compagnia di bandiera, licenziati quasi al 50%. Ieri mattina una parte del personale di terra (handling, check in, pulizie) si è riunito in assemblea presso la sala mensa per poi partire in corteo all'interno dell'aerostazione. Una settantina di voli sono stati cancellati, provocando ritardi e l'intervento del cosiddetto «garante» per i servizi pubblici. Ciò nonostante, nel pomeriggio si è tenuta l'assemblea del secondo turno, con modalità simili; il che ha portato i voli cancellati a 114. Oggi si replica con gli addetti alla manutenzione.
Ci si potrebbe chiedere perché questo settore del personale Alitalia si stia muovendo soltanto ora e comunque per singoli comparti, quando sarebbe stato certo più efficace saldare la protesta con le categorie del personale di volo. Ma qui entrano in gioco le divisioni sindacali all'interno dell'azienda (Filt Cgil, Cisl, Uil e Ugl sono nell'insieme maggioritarie solo «a terra», mentre Anpac e Up organizzano la quasi totalità dei piloti; Avia e Anpav, insieme all'Sdl intercategoriale - più «universale» - quella degli assistenti di volo). Ma va anche ricorddato che fino a venti giorni fa il personale di terra era persuaso - erroneamente e non senza responsabilità dei «confederali» - che la tempesta occupazionale non li avrebbe toccati in modo sostanziale. Poi sono cominciate ad arrivare le lettere di cassa integrazione (da Alitalia) e le «proposte di assunzione» (da Cai). E tutti si sono accorti che molta gente finiva a spasso; e che anche salari e condizioni di lavoro erano tutt'altro che «inalterati».
E quindi sono partite le prime proteste anche da questo fronte. Altre assemblee si dovrebbero tenere sabato e domenica, convocate da Cgil, Cisl, Uil e Ugl. E' probabile che siano molto accese e, prolungandosi, finiscano per condizionare l'attività aeroportuale. Al punto che questi stessi sindacati - lodati fin qui per la loro «complicità» dallo stesso ministro Sacconi - mettono in forse il tranquillo avvio della «nuova Alitalia», previsto per martedì 13 (data decisa a dispetto dei proverbi popolari, a quanto pare).
Anche perché - nonostante la pesantissima «tosatura» realizzata con i criteri arbitrari di selezione - anche il personale di volo si sta riorganizzando. L'Sdl ha prima denunciato che alcune assunzioni avvenute nei giorni scorsi sono al di fuori persino dei criteri (non condivisi) decisi da Cai, con tanto di «particolari situazioni» prese in esame in base a «indicazioni individuali di fonte sindacale». Raccomandazioni, insomma, a scapito di altri aventi diritto per anzianità o perché a loro volta con situazioni familiari identiche agli «assunti particolari». Poi ha messo anche in fila i problemi più grossi presenti nelle «relazioni industriali» con Cai (criteri di assunzione discriminatori, problemi occupazionali - pare che numerose persone vengano «comandate» al lavoro anche se sono state collocate in cig, con l'assicurazione scaduta - condizioni contrattuali indecenti, ecc) e hanno proclamato sciopero per il 19 gennaio. E' il primo. Ma se c'erano modi sfigati di far rinascere la «fenice» Alitalia dalle proprie ceneri, tra governo e Colaninno li hanno messi in campo proprio tutti.

di Francesco Piccioni

su Il Manifesto del 09/01/2009

Alitalia in versione Cai dovrebbe debuttare il 13 gennaio, ma è ancora nel caos. Il Nord - in primis la Lega, ma anche gli amministratori locali - contestano la scelta di Air France. Bossi media con Berlusconi, sperando ancora in Lufthansa. E intanto i lavoratori fermano i voli. Ma il primo sciopero è il 19

Alla fine anche Berlusconi ha dovuto smettere di menare il can per l'aia, dando il più scontato dei «via libera» all'ingresso nel capitale Cai di Air France-Klm. Ma neppure a lui è riuscito a dipingere questo passaggio come una «grande vittoria». Si è limitato a sottolineare il fatto che questa era l'unica offerta arrivata a Colaninno e soci. Lufthansa - inutilmente invocata dai «nordisti» di tutti gli schieramenti - ha confermato di non aver mai avanzato una proposta finanziaria dettagliata. Non ha chiuso la porta alla possibilità di farlo in seguito, se la partita con i francesi andasse storta. Ma per ora niente da fare. Anche perché tra un mese diventerà operativa la sua filiale italiana (con personale quasi tutto tedesco, va ricordato).
L'ultimo assalto tentato dalla Lega si è consumato ieri, a palazzo Grazioli, a Roma. Il presidente del consiglio ha ricevuto per un paio d'ore Umberto Bossi. Al di là dei proclami sulla «liberalizzazione dei cieli» (che c'è già, anche se a Malpensa le compagnie aeree non ci vogliono andare lo stesso), Bossi puntava a ottenere «garanzie» per i lavoratori dello scalo varesino. La materia è in fondo semplice: Alitalia ha negli ultimi tempi disdetto i servizi di handling forniti da Sea (il gestore degli aeroporti milanesi), giudicandoli troppo costosi e inefficienti. Una decisione che si sarebbe tradotta in 1.800 licenziamenti in carico a Sea, diretta dal leghista Giuseppe Bonomi (ex presidente dell'Alitalia, fra l'altro). Inaccettabile, per Bossi e soci. La mediazione non è stata semplice, perché si trattava di convincere Air France - il vero proprietario, dal momento in cui acquisterà il 25% di Cai - a «tenersi» quel contratto in perdita. Tentativo andato in porto la sera del 6 gennaio, anche se non è chiara la contropartita per i francesi. Tanto è bastato poi a Bossi per affermare che «Malpensa resta un hub» e addirittura che «con Lufthansa la partita non è chiusa». In realtà sarà chiusa tra oggi (si riunisce il cda francese per formalizzare l'offerta) e lunedì (il cda di Cai accetterà il nuovo socio, dandogli anche quattro posti in consiglio).
Nella stessa sede, ma in un'altra stanza - viene affermato - si incontravano i vertici della Cai (Roberto Colaninno e Rocco Sabelli) con i sindaci di Roma e Milano (Gianni Alemanno e Letizia Moratti). Questi ultimi uscivano portando come trofeo qualcosa da sbandierare ai propri concittadini. Ossia «la Cai preferisce Air France» (e quindi lo scalo di Fiumicino come hub) e «la promessa di aumentare i voli su Malpensa entro i prossimi due anni». Pace a denti stretti, insomma; anche perché è quasi tempo di campagna elettorale e non è il caso di prolungare eccessivamente le schermaglie su questo punto.
Assai diversa è invece la situazione dei dipendenti dell'ex compagnia di bandiera, licenziati quasi al 50%. Ieri mattina una parte del personale di terra (handling, check in, pulizie) si è riunito in assemblea presso la sala mensa per poi partire in corteo all'interno dell'aerostazione. Una settantina di voli sono stati cancellati, provocando ritardi e l'intervento del cosiddetto «garante» per i servizi pubblici. Ciò nonostante, nel pomeriggio si è tenuta l'assemblea del secondo turno, con modalità simili; il che ha portato i voli cancellati a 114. Oggi si replica con gli addetti alla manutenzione.
Ci si potrebbe chiedere perché questo settore del personale Alitalia si stia muovendo soltanto ora e comunque per singoli comparti, quando sarebbe stato certo più efficace saldare la protesta con le categorie del personale di volo. Ma qui entrano in gioco le divisioni sindacali all'interno dell'azienda (Filt Cgil, Cisl, Uil e Ugl sono nell'insieme maggioritarie solo «a terra», mentre Anpac e Up organizzano la quasi totalità dei piloti; Avia e Anpav, insieme all'Sdl intercategoriale - più «universale» - quella degli assistenti di volo). Ma va anche ricorddato che fino a venti giorni fa il personale di terra era persuaso - erroneamente e non senza responsabilità dei «confederali» - che la tempesta occupazionale non li avrebbe toccati in modo sostanziale. Poi sono cominciate ad arrivare le lettere di cassa integrazione (da Alitalia) e le «proposte di assunzione» (da Cai). E tutti si sono accorti che molta gente finiva a spasso; e che anche salari e condizioni di lavoro erano tutt'altro che «inalterati».
E quindi sono partite le prime proteste anche da questo fronte. Altre assemblee si dovrebbero tenere sabato e domenica, convocate da Cgil, Cisl, Uil e Ugl. E' probabile che siano molto accese e, prolungandosi, finiscano per condizionare l'attività aeroportuale. Al punto che questi stessi sindacati - lodati fin qui per la loro «complicità» dallo stesso ministro Sacconi - mettono in forse il tranquillo avvio della «nuova Alitalia», previsto per martedì 13 (data decisa a dispetto dei proverbi popolari, a quanto pare).
Anche perché - nonostante la pesantissima «tosatura» realizzata con i criteri arbitrari di selezione - anche il personale di volo si sta riorganizzando. L'Sdl ha prima denunciato che alcune assunzioni avvenute nei giorni scorsi sono al di fuori persino dei criteri (non condivisi) decisi da Cai, con tanto di «particolari situazioni» prese in esame in base a «indicazioni individuali di fonte sindacale». Raccomandazioni, insomma, a scapito di altri aventi diritto per anzianità o perché a loro volta con situazioni familiari identiche agli «assunti particolari». Poi ha messo anche in fila i problemi più grossi presenti nelle «relazioni industriali» con Cai (criteri di assunzione discriminatori, problemi occupazionali - pare che numerose persone vengano «comandate» al lavoro anche se sono state collocate in cig, con l'assicurazione scaduta - condizioni contrattuali indecenti, ecc) e hanno proclamato sciopero per il 19 gennaio. E' il primo. Ma se c'erano modi sfigati di far rinascere la «fenice» Alitalia dalle proprie ceneri, tra governo e Colaninno li hanno messi in campo proprio tutti.

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