Bombe senza tregua

16.01.2009 13:40

 

di Francesca Marretta

su Liberazione del 16/01/2009

«Vi prego gente del mondo, dove siete?», gridava ieri fra le lacrime di un'anziana donna di Gaza. «Stavamo dormendo e sono arrivate le bombe. Vogliamo che il mondo sappia», diceva un'altra palestinese con in braccio un bambino col volto coperto di sangue». Immortalate in un video girato dall'Unicef, le donne di Gaza chiedono conto di come sia possibile permettere la mattanza di civili continui da venti giorni, senza che nessuno intervenga per fermarla.
Un interrogativo che non ha finora trovato risposte diplomatiche adeguate. Anche se uno spiraglio per la tregua si è aperto ieri, in serata, dopo la vista al Cairo dell'emissario israeliano Amos Gilad. Secondo fonti egiziane, Hamas e Israele avrebbero accettato "in termini di principio" un cessate il fuoco. Hamas da Gaza ha reso noto di essere disposto a una tregua di un anno se Israele si ritira e se i valichi sarenno aperti. Il capo dell'ufficio politico di Hamas in esilio a Damasco, Khaled Meshaal, ha invece reso noto in serata che il movimento islamico non accetterà alcun accordo che non contempli, oltre al cessate il fuoco, il ritiro immediato delle forze israeliane da Gaza e l'apertura di tutti i valichi di frontiera. Ma Meshaal è a Damasco, non braccato nel sottosulo di Gaza. Notizie giunte dal Cairo ieri sera riferivano che l'Egitto avrebbe ha trasmesso a Israele le osservazioni fatte da Hamas da Gaza. Ovvero l'indicazione di «un'ora zero» per l'arresto delle operazione militare israeliana, «come primo passo per procedere poi verso altri obiettivi, come una tregua». La questione numero uno per concedere la fine delle ostilità da parte isrealiana riguarda l'annientamento della capacità di rifornimento di Hamas attraverso i tunnel sotterranei tra Gaza ed Egitto. Per gli egiziani la questione è politica. L'Egitto ha ribadito di non accettare la presenza di forze straniere sul proprio suolo, «neanche di esperti» e ha riproposto la necessità di aumentare le forze egiziane a guardia della frontiera. Israele avrebbe proposto all'Egitto una cooperazione logistica e la fornitura di equipaggiamento e di apparecchiature moderne per controllare le frontiere e per impedire lo scavo di tunnel. Hamas, dopo aver rifiutato con decisione la presenza di forze internazionali, sembra ora possibilista sulla presenza di forze turche sul confine dalla parte della Striscia di Gaza.
Il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki moon, in vista ieri in Israele aveva parlato di un cessate il fuoco "vicino". Ma ogni minuto che passa mentre non tacciono le armi, resta un'eternità per i palestinesi di Gaza, che ieri hanno vissuto la giornata più buia dall'inizio dell'operazione militare isrealiana inziata venti giorni fa. Due settimane e mezzo in cui sono stati uccisi oltre mille palestinesi e feriti circa cinquemila.
Secondo l'Unicef un terzo delle vittime di questa guerra sono bambini. Inevitabile in un territorio dalle dimensioni di quaranta chilometri per dieci, in cui vivono rinchiusi un milione e mezzo di palestinesi, di cui il 56% è composto da minori. Almeno quindici i palestinesi morti a Gaza ieri, secondo quanto riferito da fonti mediche. L'offensiva da parte israeliana è stata ieri la più dura dall'inizio dell'operazione Piombo Fuso. A migliaia sono fuggiti i civili dai popolosi quartieri di Gaza City di Tel Al-Hawa e Rimal, teatro di scontri tra esercito israeliano e milizie palestinesi. L'aviazione dello Stato ebraico ha colpito a più riprese il centro della cittù ed altre zone a sud della Striscia di Gaza. L'esercito israeliano ha attaccato ieri la sede centrale dell'Unrwa, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi a Gaza City, in cui si trovavano settecento civili. Colpito anche l'ospedale Al-Quds. In entrambe gli attacchi sono stati impiegate artiglieria ed aviazione. Secondo le denunce dei funzionari Onu e del Dottor Bashar Murad, responsabile per il servizio emergenze dell'ospedale colpito, i missili lanciati dall'esrecito isrealiano contenevano fosforo bianco. Per questo si sarebbero sviluppate in entrambe le strutture violenti incendi. Ieri è stato attaccato anche l'edificio al centro di Gaza City, sede di vari media palestinesi ed internazionali, tra cui l'agenzia di stampa Reuters e le televisioni Fox News ed Al Aarbya. Nell'attacco sono rimasti feriti due operatori palestienesi che stavano trasmettendo immagini degli attacchi di ieri alla televisione di Abi Dhabi. L'esponente di Hamas Ayman Taha ha definito l'offensiva israeliana di ieri un tentativo per costringere il movimento islamico ad accettare le condizioni di Israele per una tregua.
Hamas comincia forse a rendersi conto di dover dare conto alla popolazione di Gaza delle conseguenze della strategia suicida del lancio di razzi verso Israele. Che non assolve lo Stato ebraico dalle responsabilitá per gli eccidi di civili, ma che certo non si è rivelata utile ad allentare le chiusure di Gaza, né ha reso un servizio ai palestinesi di della Striscia, mai interpellati sull'argomento da Hamas. Un altro segnale chiaro recapitato ad Hamas, prima del raggiungimento del cessate il fuoco, è stata ieri l'uccisione del ministro dell'Interno del governo de facto di Gaza, Said Siam, numero tre del movimento islamico a Gaza, colpito con un attacco aereo condotto dall'aviazione israeliana che aveva individuato il nascondiglio in cui si trovava assieme a due importanti capi del braccio armato di Hamas, il capo dell'apparato di sicurezza di Hamas, Salah Abu Shreh e il comandante militare di Gaza City, Mahmud Watfah, rimasti anch'essi uccisi nell'attacco israeliano. Le Brigate Ezzedim al Qassam, braccio armato di Hamas, hanno promesso vendetta. Ma comincia ad apparire evidente che il movimento islamico a Gaza sia alle corde, anche se non nella maniera con cui con toni cautamente trionfalistici la stampa israeliana indica una vittoria a Gaza. Hamas riesce ancora a lanciare razzi nel territorio israeliano ma con una capacità ora ridotta. Ieri almeno sedici missili hanno colpito il Negev a sud di Israele. Alcuni razzi caduti a Beershave hanno causato diversi feriti, tra cui un bambino di sette anni. Dall'inzio dell'offensiva israeliana su Gaza sono rimasti uccisi tredici israeliani colpiti dai razzi di Hamas, dieci soldati e tre civili.

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