
Bombe proibite, Israele sott'accusa
di Michele Giorgio
su Il Manifesto del 13/01/2009
L'Egitto parla di «progressi» verso il cessate il fuoco, l'inviato del Quartetto Tony Blair aggiunge che sono da definire solo i «particolari» dell'accordo mentre la stampa israeliana riferisce che in seno alla trojka governativa emergono posizioni differenti circa l'opportunità di proseguire il conflitto e di come concluderlo.
Indiscrezioni, parole, fumo che maschera, solo in minima parte, l'unica certezza: «Piombo fuso» continuerà anche oggi, 18esimo giorno di operazioni israeliane di terra, di aria e di mare, con distruzioni spaventose. Muoiono i civili, una buona porzione dei 923 morti e 4.100 feriti palestinesi dell'offensiva in corso dal 27 dicembre, ma Hamas, che il premier israeliano Olmert vede vicino al crollo, non sembra affatto sul punto di spirare.
Ieri i suoi militanti hanno lanciato almeno 16 razzi verso il sud di Israele e un Grad ha colpito un edificio per la prima volta nella cittadina di Kiriat Gat, senza fare vittime. Vivo e vegeto è apparso ieri anche il premier islamico Ismail Haniyeh che, parlando alla tv al Aqsa dal suo bunker segreto, ha accusato Israele di aver compiuto contro Gaza un crimine paragonabile a quello delle bombe atomiche americane su Hiroshima e Nagasaki, e invitato la popolazione a «resistere alla macchina da guerra sionista, macchina di strage e distruzione», dicendosi infine certo della vittoria.
Pagano i civili. «Rafah, il giorno dopo, si presenta così, come se ci fosse stato un terremoto», commentava ieri l'inviata di al Jazeera mentre scorrevano le immagini di distruzione inedite della città sul confine tra Gaza e l'Egitto.
Domenica notte e ieri i raid aerei sono stati incessanti, lungo tutta la linea di frontiera. Il fine dichiarato sarebbe quello di distruggere i tunnel che Hamas userebbe per procurarsi armi ma le immagini trasmesse dalla tv araba mostravano ieri scene impressionanti, di interi edifici crollati, di calcinacci caduti sull'asfalto con grandi crepe, le tipiche scene che si vedono dopo i terremoti.
Invece sono state le bombe. «Sopportiamo il freddo, la fame e i bombardamenti, ma perché distruggere anche le nostre case?», ha chiesto una donna che ha visto la sua abitazione ridotta in macerie. Rafah che durante la seconda Intifada aveva già pagato con la distruzione, da parte delle ruspe israeliane, di centinaia di case nei campi profughi, sta vivendo un nuovo incubo. Sono centinaia le famiglie sfollate costrette a cercare un tetto da amici e parenti o nelle strutture dell'Unrwa.
Nelle intenzioni di Olmert, che ricorda il fallimento della guerra condotta dal suo governo contro Hezbollah in Libano nel 2006, l'esito del conflitto in corso dovrà perciò essere chiaro e non lasciare il minimo dubbio su chi lo abbia vinto. Vuole concludere il suo mandato con un successo politico e militare ma questa offensiva era già vinta in partenza. Non poteva Hamas, che non è Hezbollah, contrastare il più potente esercito del Medio Oriente.
Olmert ieri si è scusato per l'uccisione di civili palestinesi ma non ha ordinato di far tacere le armi, neppure di diminuire la potenza di fuoco contro centri densamente abitati. Ieri pomeriggio sul nord di Gaza si è abbattuta la pioggia di fuoco dell'artiglieria, per aprire la strada alla fanteria rafforzata dall'impiego nei combattimenti dei riservisti, mentre a sud e ad est del capoluogo Gaza city avanzavano lentamente i carri armati incuranti della resistenza accanita dei militanti di Hamas.
Intanto a proposito delle nuvole bianche mostrate da foto e tv tipiche dello scoppio di bombe al fosforo bianco, ieri una fonte israeliana, citata dalla radio svizzera italiana, ha ammesso che le armi israeliane «contengono un po' di fosforo», confermando la denunce giunte da più parti, tra cui l'organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch.
La Francia è scesa in campo chiedendo a Israele di non utilizzare questo tipo di munizioni, pericolose per la popolazione civile perché provocano ustioni e intossicazioni. E una ong internazionale, Physicians for Human Rights (medici per i diritti umani), è in possesso di video che potrebbero dimostrare l'uso degli ordigni al fosforo. Lo ha riferito all'agenzia cattolica Misna la stessa ong, precisando di aver avuto accesso a «video che mostrano pazienti con ferite e bruciature sospette». «Se i video accerteranno le violazioni, faremo ricorso agli organismi internazionali competenti», ha detto l'ong.
Piombo Fuso andrà avanti per giorni. A indicarlo è anche la decisione dell'ambasciata Usa a Tel Aviv di organizzare un corridoio sicuro, domani, per evacuare gli ultimi suoi cittadini che ancora restano a Gaza.
Lo utilizzerà anche l'Italia per evacuare gli unici italiani nella Striscia, Vittorio Arrigoni e la suora 77enne Irene Vergani, che però non hanno alcuna intenzione di lasciare Gaza. In questo clima di guerra, la Commissione elettorale israeliana ieri ha preso una decisione che rischia di accedere una intensa battaglia politica. Ha escluso due partiti politici arabi-israeliani, Tajammo (Balad) e Tal, dalle elezioni del 10 febbraio, perché non riconoscerebbero l'esistenza di Israele in quanto Stato ebraico. Una decisione grave, perché colpisce storiche forze politiche rappresentative della minoranza palestinese (20% della popolazione) peraltro con motivazioni davvero singolari visto che alla Knesset ci sono forze politiche ebraiche che, per ragioni religiose, non riconoscono l'esistenza dello Stato di Israele.
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