Bombe al fosforo, spuntano le prime prove. Le ong: mai più impunità

14.01.2009 13:34

di Michelangelo Cocco

su Il Manifesto del 14/01/2009

Agenzie dell'Onu e associazioni per i diritti umani stanno raccogliendo indizi per incriminare politici e militari di Tel Aviv

Il ritrovamento di un pezzo di metallo con questo numero di serie ha aggiunto un'altra tessera al mosaico di prove raccolte da esperti e attivisti dei diritti umani che accusano Israele di utilizzare armi proibite contro i civili di Gaza.
Il frammento, raccattato da un palestinese e mostrato a un giornalista, secondo Marc Garlasco (analista militare di Human rights watch, Hrw) dimostra l'uso di munizioni al fosforo bianco, consentite per illuminare i campi di battaglia, ma vietate nei centri abitati: la sostanza chimica si attacca alla pelle e produce ustioni profondissime. Un portavoce dell'esercito è stato costretto a modificare la versione di Tel Aviv, che finora aveva negato l'impiego di queste armi. «Le munizioni che usiamo sono conformi al diritto internazionale», si è limitato a dichiarare Jacob Dallal al New York times, che ieri ha riportato la notizia della scoperta del proiettile al fosforo nel sud della Striscia. Da giorni i palestinesi denunciano l'utilizzo di queste armi, soprattutto a Beit Lahiya (al nord) e a Khan Younis (a sud). Fonti mediche palestinesi hanno riferito che in quest'ultima località una donna è rimasta uccisa e oltre 40 persone ferite a causa di bombardamenti al fosforo bianco.
«Ho visto almeno tre feriti con bruciature da fosforo bianco nell'ospedale Kamal Adwan e quattro in un altro nosocomio, l'Al Awda» denuncia al manifesto Salah Adel Adi, a capo del Palestinian progressive youth union nel campo profughi di Jabaliya. Adel Adi precisa che le truppe non avrebbero utilizzato la sostanza chimica nella baraccopoli da cui nel 1987 partì la prima intifada, ma nel villaggio di Jabaliya e nella vicina Beit Lahiya. Dagfinn Biorklid, un volontario norvegese che ha appena dato il cambio a un gruppo di medici che ha operato per due settimane nell'ospedale Al Shifa di Gaza city, racconta che l'altro ieri «abbiamo ricoverato due pazienti con bruciature compatibili con quelle causate dal fosforo bianco». E Physicians for Human Rights, una ong internazionale che si batte per il rispetto dei diritti umani, ha un video che documenterebbe l'uso delle munizioni proibite contro i civili. «L'abbiamo spedito a due esperti indipendenti affinché lo analizzino», ci spiega Ran Yaron, a capo del dipartimento Territori occupati della ong.
Rientrato in Norvegia dopo undici giorni all'Al Shifa, Mads Gilbert riferisce di «decine di pazienti con amputazioni estreme, ma senza frammenti metallici nei corpi straziati». Secondo l'anestesista - membro come Dagfinn dell'organizzazione umanitaria Norwac - si tratta di ferite perfettamente compatibili con quelle prodotte dalle bombe Dime (Dense inerte metal explosive), ordigni che in un raggio di dieci metri dal punto d'impattano disintegrano la parte inferiore dei corpi.
Gli operatori sanitari - quelli locali e i volontari internazionali - che dal 27 dicembre scorso sono impegnati a salvare quante più vite possibile sottolineano che la priorità assoluta in questo momento è quella di fermare tutti i bombardamenti, non solo quelli con presunte munizioni non convenzionali.
Ma il terreno sul quale alcune organizzazioni - agenzie delle Nazioni Unite e associazioni per la difesa dei diritti umani - stanno iniziando a muoversi è proprio quello di sondare la possibilità d'incriminare per «crimini di guerra» i vertici politici e militari dello Stato ebraico. Una strada in salita, ma che nell'utilizzo di armi non convenzionali contro la popolazione civile indifesa e di «scudi umani» - denunciato da Amnesty international - vede i capisaldi di un'eventuale incriminazione.

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